Il Manifesto intervista Maurizio Acerbo alla guida del PRC dal mese di aprile 2017.
Maurizio Acerbo, la sua prima mossa da nuovo segretario del Prc è dire no a Campo Progressista di Pisapia?
Semplicemente non siamo interessati a una “sinistra” come la
propongono Pisapia e in maniera meno netta altri, cioè listoni che
abbiano come obiettivo l’alleanza col Pd. Prima o dopo le elezioni.
Renzi è un avversario da combattere non uno da cui andare a mendicare
un premio di coalizione. Pisapia propone un nuovo centrosinistra, noi
una nuova sinistra alternativa al Pd.
Dunque vi rivolgete a Sinistra italiana. Che però dialoga con D’Alema e i suoi di Art.1.
A Bruxelles facciamo parte del Gue e del partito della sinistra
europea. Partito a cui Si ha deciso di aderire al congresso, dichiarando
chiusa l’esperienza con il centrosinistra. Ci sono le condizioni per un
processo unitario. Magari con la modalità della “confluenza” nata nella
Barcellona di Ada Colau: senza sciogliere i partiti tutte le
organizzazioni fanno un passo indietro per farne due avanti in termini
di partecipazione. Tergiversare mi sembra un grave errore politico.
Non vedo perché l’Italia debba essere l’unico paese europeo senza una
formazione unitaria della sinistra antiliberista con dimensioni di
massa. Noi non ci rivolgiamo solo a Si, ma a tutti i mondi che hanno
costruito con noi l’esperienza dell’Altra Europa, a De Magistris, a
Possibile, alle Città in comune, a Diem, al coordinamento per il No
sociale, alle altre formazioni comuniste, a compagne e compagni attivi
nei movimenti sociali. La sommatoria fra sigle non ha senso.
Ma non vi rivolgete a Art.1.
Senza fare l’esame del sangue a nessuno, i promotori di Art.1 sono
stati fino a ieri dall’altro lato della barricata. E sono ancora nella
maggioranza di governo. Che la sinistra antiliberista e pacifista possa
essere diretta da D’Alema e Bersani mi sembra surreale. Qualsiasi
programma antiliberista decente dovrebbe prevedere l’abrogazione di
centinaia di provvedimenti che loro hanno promosso e votato.
Quindi a sinistra del Pd ci saranno almeno due liste?
Spero che ci sia una credibile lista della sinistra, quella che ho
delineato. Non sono io che devo dire cosa devono fare gli altri. Magari
se ci sarà il premio di coalizione Mdp sarà alleato del Pd. A noi invece
interessa che ci sia un soggetto unitario alternativo al Ps e al Pse e
alle politiche dell’Unione europea condivise da centrodestra e
centrosinistra. Insomma ci interessa una soggettività simile a Unidos
Podemos, a Syriza, alla Francia Ribelle. Dico a tutti, da Fratoianni a
De Magistris, che è ora di darsi una mossa. Attendere la legge
elettorale o saltare il giro non mi sembrano buone soluzioni.
La pregiudiziale anti Pisapia varrebbe anche nel caso in cui Renzi dicesse no?
Ma di cosa parliamo? Pisapia ha votato sì al referendum sulla
Costituzione. Non è questione di persone ma di credibilità di un
progetto politico. Noi siamo dei senza potere oscurati dai media: non
siamo in grado di mettere pregiudiziali. Però non per questo andiamo in
giro con il cappello in mano in cerca di un seggio. Pisapia non vuole
una sinistra come Mélenchon. Noi facciamo parte del partito europeo di
Mélenchon. Pisapia vuole allearsi col Pd di Renzi, noi no. Propone un
nuovo centrosinistra, noi una nuova sinistra. Questi progetti di Pd 2.0
servono solo a procrastinare la costruzione di una sinistra radicale e
popolare, alternativa al neoliberismo, indipendente dagli oligarchi dei
media e della finanza.
Non ha paura della ridotta della sinistra?
In Europa le sinistre radicali non sono minoritarie. In tutta Europa
c’è una sinistra come quella di cui parlo e ha dimensioni non
trascurabili, in alcuni paesi ha superato gli ex-socialisti, in altri li
ha letteralmente sostituiti. Fuori dal Palazzo ci sono milioni di
persone a cui bisogna parlare in maniera chiara e con un profilo
credibile.
Altro che minoritarismo: è un luogo comune smentito dai risultati di
Syriza, Unidos Podemos e ora di Mélenchon. Anche in Italia dove siamo
riusciti come a Napoli a coniugare unità tra partiti e movimenti e un
leader di rottura con l’establishment i risultati sono stati ottimi.
Se lei fosse stato al posto di Mélenchon chi avrebbe votato?
Non sta a me votare al posto dei francesi. I nostri compagni in
Francia hanno avuto posizioni diverse che rispetto. Al ballottaggio la
scelta era tra peste e colera. Mélenchon ha fatto bene a evidenziare che
la sinistra non ha nulla da spartire con il candidato iper-liberista
Macron.
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