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martedì 31 marzo 2020

SOS DIRITTI COVID 19 - SPORTELLO SOCIALE





SOS Diritti COVID 19: Uno sportello virtuale, una voce solidale per rispondere alle tue
esigenze, perché i diritti non vanno in quarantena:


sei stata/o licenziata/o o lasciata/o a casa senza stipendio, o in ferie obbligate, hai dovuto sospendere la tua professione? Hai il problema immediato di un reddito? devi lavorare, ma non ti danno i dispositivi di protezione individuale?
sei a casa da tempo e ti assale l'ansia per la tua salute e dei tuoi cari e in genere per il futuro?
sei una/o malata/o cronica/o e ti sembra che l'emergenza sanitaria marginalizzi le tue cure e le tue visite?
nella tua casa ci sono disabili e non ce la fai più a gestire la quotidianità nell'obbligo di stare a casa?
la coabitazione obbligatoria in famiglia crea tensioni e contrasti insopportabili e pericolosi? Temi il tuo compagno e la sua violenza?


SOS Diritti COVID 19


Chi siamo
Un gruppo di avvocati/e, medici, psicologi/e, consulenti, attivisti/e sociali con una grande passione per il proprio lavoro e consapevoli del disastro umano e sociale che arriverà a causa dello smantellamento del benessere e dei diritti del lavoro
La difficoltà che il sistema ha avuto nell'affrontare il COVID 19 è una dimostrazione drammatica. Il futuro riapre questa partita ma nulla ci verrà regalato. In un momento cruciale della storia del nostro paese decidiamo di impegnarci in prima persona per costruire solidarietà e autorganizzazione sociale.


Nessuna / o deve restare solo.


- Telefona a: 347 685 3729 - 339 739 4825 - 338 828 9089 - 392 459 7791
- Scrivi a sos.diritti.covi19@gmail.com
Ti rispondiamo e insieme cercheremo di risolvere il tuo problema.

Questa è la pagina facebook da condividere
https://www.facebook.com/sosdiritticovid19/

giovedì 19 marzo 2020

Bene, pensiamo, benissimo !



Oggi  il Presidente Fontana sbotta sulle pagine del Corriere della Sera : “Insomma Basta! Lo dico con le buone, ma se non sarà sufficiente bisognerà intervenire ancora.
Bene, pensiamo, benissimo!
🏭Finalmente obbligherà a chiudere tutte le fabbriche con produzioni non sanitarie o di beni di prima necessità della Regione.

Finalmente si è accorto che non è una buona idea che ogni giorno centinaia di migliaia di persone si rechino ancora a lavorare, spesso senza  i dispositivi di sicurezza necessari per tutelare la propria salute e quella delle proprie famiglie.
🚉Forse ha visto i treni di pendolari, i vagoni delle metro, gli autobus, i tram dove, avendo tagliato le corse, è impossibile mantenere la distanza di sicurezza.
🏥Oppure intende imporsi per far fare i tamponi al personale sanitario che ne ha bisogno.
E invece no.
Si riferiva a chi fa attività motoria in solitudine e chi porta il cane a fare pipì.
Niente di nuovo sotto il sole quindi, sempre la solita becera strategia. Anche in un momento coì drammatico: il nemico è il tuo vicino di casa che fa il giro del palazzo da solo per sgranchirsi le gambe, è il runner che vaga per il parco, è l’anziano che va in farmacia.🤦‍♀️
⚠️Non il padrone che ti costringe a lavorare e che non è nemmeno in grado di mettere in sicurezza la sua fabbrica ( spesso obsoleta e con sistemi di sicurezza in adeguati anche per tempi “ normali”).
⚠️Non 20 anni di privatizzazioni e tagli che hanno messo in ginocchio il Sistema Sanitario Nazionale.
⚠️Non il fatto di aver rinunciato a produrre in Italia ciò che ora elemosiniamo dal resto del mondo.
Ma le persone non sono stupide, caro Fontana, e il re è ormai nudo.
#coronavirus
#Fontana
La Sgreteria del Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Milano

martedì 17 marzo 2020

Accadde oggi: 17 marzo 1991 Referendum sul mantenimento dell'URSS. Una storia che pochi conoscono




Di Marco Barzanti


Il 17 marzo 1991, i cittadini dell'Unione Sovietica furono chiamati alle urne per esprimere il loro parere in un referendum sul mantenimento dell'URSS.


I nazionalisti avevano raggiunto posizioni chiave nella leadership del PCUS, le politiche economiche di Gorbaciov stavano facendo colare a picco il paese; i paesi occidentali stavano lavorando senza sosta per arrivare allo scioglimento dell'URSS e alla fine del suo sistema socialista.

Gran parte delle autorità sognavano di rompere l'Unione Sovietica e in seguito saccheggiare quello che fino a quel momento apparteneva al popolo: fabbriche, terreni, macchinari, aziende, ecc.
Ma i popoli sovietici sapevano che con la fine dell'URSS solo le oligarchie createsi in quegli anni avrebbero vinto e per questo motivo tentarono di evitarlo tramite il referendum.

I risultati parlano da soli, la volontà di mantenere l'Unione Sovietica ha avuto un ampio sostegno popolare.

Più di 185 milioni di persone furono chiamate alle urne, di questi circa 150 milioni degli aventi diritto si recarono a votare.

Il 77% degli elettori votò "Si" per il mantenimento dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, 
solo il 22% votò contro!!!!!

Il "Si" ottenne quasi 80 milioni di voti in più.

In alcune repubbliche le autorità tentarono di sabotare il referendum, temendo proprio questo risultato incredibile.
Ecco i risultati nelle diverse Repubbliche (in percentuale):

Armenia :  71,6 in favore, 27,2 contro
Azerbaijan: 94,1 a favore, 5,9 contro
Bielorussia:  82,7 a favore 17,3 contro
Georgia:  98,9 a favore, 0,7 contro
Kazakistan:  95,6 a favore, 4,4 contro
Kirghizistan: 94,5 a favore, 5,5 contro
Russia:  71,3 a favore 28,7 contro
Tajikistan: 96,2 a favore, 3,8 contro
Turkmenistan: 98,3 a favore, 1,7 contro
Ucraina: 70,02 a favore, 29,8 contro
Uzbekistan: 94,8a favore, 5,2 contro.

Mesi dopo, la volontà "democratica" dei popoli sovietici fu tradita negli uffici.
Yeltsin in testa, con il sostegno dell'Occidente e di Gorbaciov, sciolse l'URSS.

Questi individui non solo tradirono la Costituzione, ma anche la volontà e la scelta "democratica" di centinaia di milioni di persone.


venerdì 13 marzo 2020

#mascherine servono eccome contro #Covid_19!

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mascherine: servono eccome contro #Covid_19! Lo spiega un medico in questo video. Per questo riteniamo vergognoso che la maggior parte delle imprese abbiano preteso in questi giorni che dipendenti lavorassero senza questa elementare protezione. Gli scioperi sono sacrosanti. Facciamo presente che la questione riguarda tutte le categorie, dalle fabbriche ai centri commerciali.

Il diritto alla salute prima del profitto!

Acerbo-Patta (PRC-SE): “Fermare attività lavorative come in Cina, sacrosanti scioperi. ci vuole reddito di quarantena”.







Rifondazione Comunista chiede al governo di sospendere le attività in tutte le aziende e le fabbriche che non si considerino essenziali. E bisogna farlo su tutto il territorio nazionale se si vuole fermare il contagio. I cinesi lo hanno fatto.
La Costituzione garantisce il diritto alla salute e non si può fermare davanti ai cancelli delle fabbriche, dei call center, delle aziende. Anche nei grandi stabilimenti come SEVEL e Fincantieri non sono state finora garantite misure prevenzione e governo e regioni non hanno attivato controlli. Abbiamo messo sul nostro sito a disposizione un vademecum di tutela del lavoratore dal rischio biologico. Bene fanno lavoratori che cominciano a scioperare come nella logistica. Il contagio si combatte consentendo a lavoratrici e lavoratori di non essere involontari veicoli del contagio. Chiediamo di sospendere le attività non essenziali, garantire un reddito di quarantena ai lavoratori autonomi e alle partite IVA e ammortizzatori sociali straordinari anche per piccole imprese, sospensione delle scadenze fiscali, blocco dei mutui, dei distacchi dell’acqua e degli sfratti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionaleAntonello Patta, responsabile nazionale LavoroPartito della Rifondazione Comunista – #SinistraEuropea

giovedì 12 marzo 2020

#prima il profitto



Una distanza incommensurabile tra il Paese dei decreti del presidente del consiglio ed il paese reale.
Le lavoratrici e i lavoratori della #bitron di Cormano in sciopero con presidio davanti alla Fabbrica per denununciare la mancata fornitura dei dispositivi di sicurezza.
Il virus non si ferma davanti ai cancelli delle fabbriche e le operaie e gli operai non sono di certo immuni.
Altro che #iorestoacasa. Qui pare proprio che il profitto venga prima della salute.
Grazie alla nostra Compagna Lorena Tacco per il suo impegno, come sempre in prima linea. Siamo al vostro fianco.


https://www.la7.it/laria-che-tira/video/a-cormano-il-primo-sciopero-allepoca-del-coronavirus-gli-operai-metteteci-in-sicurezza-o-fermate-12-03-2020-312831?fbclid=IwAR1R-5124buf8R5EAAKJBd6OsP7tGzuAWafsVSU4__lbQDCItZb9GnylUg8





sabato 7 marzo 2020

8 marzo: Giornata internazionale della donna



È passato più di un secolo dalla celebrazione della prima Giornata Internazionale della Donna.
I semi di questa ricorrenza erano già stati gettati a New York nel 1908, quando quindicimila operaie tessili avevano invaso le strade per chiedere giorni lavorativi più brevi, un salario migliore e il diritto di voto. L’anno seguente, il Partito Socialista americano dichiarò l’ultima domenica di febbraio la giornata dedicata alle manifestazioni in favore del suffragio femminile.
Nel 1910, l’idea di fare di questa celebrazione una ricorrenza internazionale fu rilanciata dalla socialista tedesca Clara Zetkin nel corso della Conferenza Internazionale delle donne lavoratrici a Copenhagen, e nel 1911 – 109 anni fa – si celebrò la prima Giornata Internazionale della Donna in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. La scelta dell’8 marzo come data si sarebbe affermata con il tempo.
Le disuguaglianze storiche e strutturali che hanno permesso all’oppressione e alla discriminazione di prosperare sono venute alla luce come mai prima.  In fabbrica, nelle strade, ovunque le donne chiedono un cambiamento duraturo e tolleranza zero per violenza sessuale, molestie e discriminazioni di ogni tipo. Raggiungere l’uguaglianza di genere e dare più forza alle donne è l’impresa incompiuta del nostro tempo e la più grande sfida dei diritti umani nel nostro mondo.
Oltre un miliardo di donne non ha protezione legale contro la violenza sessuale domestica; nel prossimo decennio milioni di ragazze subiranno mutilazioni genitali; e la rappresentanza delle donne nei Parlamenti si attesta a meno di un quarto ed è persino più in basso nei consigli di amministrazione. «Laddove esistono leggi, sono spesso ignorate e le donne che perseguono un risarcimento legale vengono messe in dubbio, denigrate e licenziate».
La disparità di genere e la discriminazione contro le donne ci danneggiano tutti. L’uguaglianza di genere non è un favore alle donne, ma una questione di diritti umani nell’interesse di tutti. Investire nelle donne fa crescere comunità, aziende e Paesi. La discriminazione nei loro confronti è dannosa per tutti».
Il compito di demolire stereotipi di genere e pregiudizi inconsapevoli, di allargare lo sguardo alle varie condizioni femminili, di valorizzare il lavoro delle donne e migliorarne l’esercizio dei diritti non spetta alle donne soltanto, ma a tutti. Ciascuno con le proprie azioni, con un continuo esercizio nelle conversazioni, nei comportamenti e nel modo di ragionare può avere un impatto positivo sulla società e aiutare a costruire un mondo basato sull’equità di genere. Siamo ancora molto lontani dal poterci fermare.
L’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e le politiche per la crescita e la partecipazione delle donne (empowerment), che ha lanciato la campagna Generation Equality: l’obiettivo è una mobilitazione globale per porre fine alla violenza di genere e chiedere a gran voce giustizia economica e rispetto dei diritti, l’autonomia nelle scelte sessuali e riproduttive e la giustizia climatica (poiché sono le donne che pagano più spesso, e in prima persona, le conseguenze dei cambiamenti climatici). La partecipazione femminile piena in tutti i settori del vivere comune sembrerebbe un’ovvietà, ed è essenziale per lo sviluppo di società più sane, solide e inclusive.
La cultura della povertà, dell’abuso e dello sfruttamento di genere deve finire con una nuova generazione di uguaglianza duratura.
I compagni di Rifondazione Comunista

Vittorio Agnoletto su Coronavirus il 5 marzo 2020


Non potendo tenere incontri pubblici le segreterie regionali del PRC di Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna hanno organizzato un’incontro on line con Vittorio Agnoletto per provare a discutere rispetto a quanto sta accadendo con le il “corona virus” e per proporre, partendo da queste criticità, misure di rilancio del Sistema Sanitario Nazionale. La diretta ha avuto circa 20.000 visualizzazioni. Socializziamo il video molto interessante.



Ciao Tonino !






E’ mancato Tonino Govoni, un compagno noto in tutta Paderno Dugnano, attivo da decenni nel sindacato, nel lavoro politico nel PCI e nel lavoro sociale svolto al “Centro Arci Amicizia e Solidarietà” di Palazzolo.
In tutte le manifestazioni era presente con la “sua bandiera rossa” ed il suo sorriso aperto di militante comunista.
R.I.P compagno, cercheremo di fare in modo che i tuoi ideali di cambiamento sociale continuino e che la “tua bandiera rossa” prosegua la sua strada.
I funerali si svolgeranno Lunedì 9 marzo 2020, alle ore 15,00 presso il cimitero di Palazzolo Milanese.



Coronavirus: è il momento per la sanità privata di restituire alla collettività








Comunicato stampa:

Permane l’emergenza sanitaria CORONAVIRUS che crea apprensione tra lavoratori e cittadini/e. Si fanno evidenti, le difficoltà della sanità pubblica sovraccaricata e falcidiata dai passati pesanti tagli economici dei governi e sperpero verso la sanità privata delle Regioni.
Da questa emergenza, che vede anche prime dure ripercussioni economiche (piccoli commercianti, partite Iva, comparto degli eventi, ristorazione e trasporto), se ne esce solo riproducendo la fiducia, che non può essere “consuma e ritorniamo alla normalità”. La  sensazione di normalità non è percepita, perché non vi è serenità di lavoro, scuola per i figli, per i genitori anziani, per le cure sanitarie.
Ci appare vergognoso il silenzio della “sanità privata-convenzionata”, che solo dopo un evidente accordo economico con Regione Lombardia, sembra intervenire con semplici azioni di supporto tampone. Noi riteniamo che “l’emergenza non si paga”, specie da strutture che ricevono milioni di euro dall’ente pubblico ogni anno.
Per questo il PRC ha lanciato una petizione on line insieme a Milano in Comunehttp://chng.it/ZXX4vqfHY4che in poche ore ha già raggiunto le 300 firme.
Vi invitiamo a diffondere anche il video di supporto lanciato e farne occasione di campagna politica, in un momento di grave difficoltà dei lavoratori e cittadini dell’area metropolitana di Milano e Lombarda.

I cittadini e cittadine milanesi e lombardi/e vivono con apprensione lo stillicidio di informazioni, spesso incoerenti, circa la gravità dell’emergenza Coronavirus. E, pur a fronte di messaggi di incoraggiamento a non fermarsi e ritornare alla vita normale (che sono sì utili ma solo se e quando tutti potranno godere della sufficiente fiducia e serenità), vediamo le nostre strutture sanitarie pubbliche – penalizzate da anni di continui tagli economici a favore del privato – in grave e crescente difficoltà, oltre che drammaticamente lasciate sole a affrontare l’emergenza e la normale attività.
Ci domandiamo perché di fronte alla grave emergenza che stiamo attraversando, le strutture private convenzionate, che – lo ricordiamo godono – di ingenti finanziamenti pubblici, non siano attivate a supportare gratuitamente la cittadinanza. Il primo passo per ristabilire quella fiducia e serenità da cui dipende la ripresa dell’attività economica, necessaria per il piccolo commercio e l’attività produttiva, è un segnale determinato di unità sul fronte sanitario.
Chiediamo pertanto un atto e/o un decreto che imponga alle strutture sanitarie private convenzionate di concedere, a titolo non oneroso e per tutto il tempo necessario, le strutture per l’emergenza di rianimazione, come per le analisi e supporto medico infermieristico, così da concorrere a ristabilire la dovuta serenità sociale.
Chiediamo inoltre che le strutture sanitarie private convenzionate siano richiamate a garantire quella continuità del servizio che, nei giorni scorsi non è sempre stata garantita ai pazienti che hanno scelto di rivolgersi, anche per prestazioni diverse da quelle strettamente collegate al Coronovirus, al privato convenzionato.
Riteniamo che il contributo del privato convenzionato a fronteggiare l’emergenza Coronavirus e la necessaria continuità del servizio sanitario siano requisiti fondamentali per mantenere il convenzionamento e, per questo, chiediamo un atto e/o un decreto che diano indicazioni in questo senso.