Domenica scorsa i compagni del circolo Steve Biko di Novate Milanese hanno voluto ricordare la figura di Antonio Gramsci a 80 anni dalla sua scomparsa.
Il relatore Bruno Casati assieme all'intervento di Antonio Turri del circolo novatese Prc hanno riassunto la vita ed il percorso politico di Gramsci filosofo,giornalista,linguista,politico e fondatore del Partito Comunista Italiano.
In particolar modo si è cercato di analizzare il suo pensiero compreso il concetto di egemonia sino alla questione meridionale argomentazione all'avanguardia per quel tempo dove veniva sottolineato lo sfruttamento dei contadini del sud ricercando la formazione di un ceto di intellettuali medi che favorisse un'alleanza fra contadini poveri con il proletariato urbano.
La lunghissima permanenza in carcere, la solitudine, gli approfondimenti portati avanti con pochissimi libri e mezzi non fermarono la volontà e fermezza delle idee di una mente fertile come quella di Antonio Gramsci che sino alla fine produsse numerosi scritti pervenuti sino a noi grazie a chi decise di renderli pubblici.
Numerosi gli spunti per il dibattito fra i vari presenti in sala rapportando anche certi concetti all'odierno.Un pomeriggio dedicato all'approfondimento che non poteva mancare sia come lezione per tutti noi che per rendere ancor piu' importante un anniversario che vuol significare anche una ripartenza verso nuovi orizzonti
Rirendiamo volentieri un articolo tratto da L'Ordine Nuovo - 27 dicembre 1919
L'Humanité, organo ufficiale del partito socialista
francese, nel suo numero del 27 dicembre scorso, riporta nei suoi punti essenziali
la mozione per la costituzione dei Consigli di fabbrica votata al Congresso
camerale di Torino da 38 mila operai organizzati e la commenta in modo molto
favorevole.(1) In essa, e nel fatto che in tutta Italia ormai la questione dei
Consigli è posta e aspetta da parte delle masse una soluzione, l'Humanité
vede un segno della maturità politica del proletariato italiano che,
mentre l'istituto parlamentare viene progressivamente decomponendosi, inizia
i primi esperimenti per la creazione degli organi attraverso i quali i lavoratori
potranno assumere la direzione della società che la gestione borghese
ha portato allo sfacelo, discute l'estensione delle loro attribuzioni, cerca
di determinare con esattezza il loro compito e i rapporti loro con gli organismi
esistenti.
Informando il pubblico francese sul movimento italiano, l'Humanité
ha anche parole per noi lusinghiere di elogio. La nostra rivista e il tono elevato
delle discussioni che in essa si fanno sono portati come esempio dell'alto grado
di sviluppo intellettuale, della buona educazione politica e sociale dei lavoratori
che la leggono e la sostengono. È certo che noi non rifuggiamo, come
dice lo scrittore dell'Humanité, dall'entrare in particolari di carattere
teorico, dal richiedere al nostro lettore uno sforzo sostenuto e prolungato
di attenzione, e ciò facciamo con piena convinzione di agire onestamente
e da buoni socialisti, se non proprio da giornalisti accorti e studiosi di popolarità
e diffusione.
Sì, è vero, abbiamo pubblicato articoli "lunghi"
studi "difficili" e continueremo a farlo, ogni qualvolta ciò
sarà richiesto dall'importanza e dalla gravità degli argomenti,
ciò è nella linea del nostro programma: non vogliamo nascondere
nessuna difficoltà, crediamo bene che la classe lavoratrice acquisti
fin d'ora coscienza dell'estensione e della serietà dei compiti che le
incomberanno domani, crediamo onesto trattare i lavoratori come uomini cui si
parla apertamente, crudamente, delle cose che li riguardano. Purtroppo gli operai
e i contadini sono stati considerati a lungo come dei bambini che hanno bisogno
di essere guidati dappertutto: in fabbrica e sul campo dal pugno di ferro del
padrone che li stringe alla nuca, nella vita politica dalla parola roboante
e melliflua dei demagoghi incantatori. Nel campo della cultura poi, operai e
contadini sono stati e sono ancora considerati dai più come una massa
di negri che si può facilmente accontentare con della paccottiglia, con
delle perle false e con dei fondi di bicchiere, riserbando agli eletti i diamanti
e le altre merci di valore. Non v'è nulla di più inumano e antisocialista
di questa concezione. Se vi è nel mondo qualcosa che ha un valore per
sé, tutti sono degni e capaci di goderne. Non vi sono né due verità,
né due diversi modi di discutere. Non vi è nessun motivo per cui
un lavoratore debba essere incapace di giungere a gustare un canto di Leopardi
più di una chitarrata, supponiamo, di Felice Cavallotti o di un altro
poeta "popolare", una sinfonia di Beethoven più di una canzone
di Piedigrotta. E non vi è nessun motivo per cui, rivolgendosi a operai
e contadini, trattando i problemi che li riguardano così da vicino come
quelli dell'organizzazione della loro comunità, si debba usare un tono
minore, diverso da quello che a siffatti problemi si conviene. Volete che chi
è stato fino a ieri uno schiavo diventi un uomo? Incominciate a trattarlo,
sempre, come un uomo e il più grande passo in avanti sarà già
fatto.
Nessun commento:
Posta un commento