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mercoledì 29 novembre 2017

NO AL FASCISMO!APPLICHIAMO LA COSTITUZIONE!

Ancora l'ennesima provocazione, ancora una volta il terrore di un passato non troppo lontano torna a bussare alle nostre porte. Ieri sera il grave episodio accaduto a Como settimana prossima l'Anpi Bresso(Mi) chiama a raccolta tutte le forze democratiche per un presidio contro l'ennesimo spazio concesso a Casa Pound.
Pubblichiamo il comunicato stampa del PRC Federazione di Milano e l'appello dell'Anpi Bresso.

COMUNICATO STAMPA:
Squadristi. Non c’è altro modo per definire chi ieri sera ha interrotto la riunione di Como Senza Frontiere con un’azione che ricorda quanto avveniva negli anni Venti in Italia.
Ci stringiamo ai compagni e alle compagne di Como senza Frontiere in un abbraccio di solidarietà dopo la gravissima provocazione culminata con la lettura di un volantino che chiarisce la natura di chi lo ha prodotto: razzista, violenta e fascista.
Il clima paranoico e securitario nel quale siamo immersi, la crisi economica e il continuo abbassare l’asticella dell’umanità sono il miglior concime per lo sviluppo di movimenti di questo genere. I partiti che li accolgono e li agevolano, i media che li ospitano e le istituzioni che concedono loro gli spazi sono complici di quanto accade. Guardiamo con grande preoccupazione quanto sta avvenendo in questi giorni con il moltiplicarsi di episodi come quello di ieri e la crescita di movimenti come Casapound, Lealtà azione e Forza Nuova. Il tutto in una sostanziale immobilità di chi, attento a fare accordi vergognosi con la Libia sui migranti, nulla di concreto agisce contro i fascisti.

I decreti che criminalizzano le persone solo perché vivono in una situazione di disagio e la gestione fallimentare della cosiddetta accoglienza non fanno altro che alimentare odio e ricerca di un capro espiatorio e sviare l’attenzione su quello che è il reale cuore del problema: la totale disumanità del liberismo che distruggere le vite e l’ambiente.
Continueremo a praticare la lotta per la giustizia sociale, l’uguaglianza e il diritto di tutte e tutti a una vita migliore sempre accanto a chi svolge un lavoro prezioso sui territori come le compagne e i compagni di Como.

Il PRC - SE Federazione di Milano

APPELLO DELL’ANPI BRESSO AI CITTADINI
Vista la presenza sul territorio di Casapound
Sabato 9 dicembre 2017 presidio antifascista
Appuntamento alle ore 10.00 presso il monumento ai Partigiani lungo la passeggiata di via Vittorio Veneto (fronte CityCenter) sono invitate tutte le associazioni ed i cittadini che si riconoscono nei valori della Costituzione, dell’antifascismo, dell’integrazione e dell’accoglienza per un presidio che ribadisca l’estraneità della comunità bressese alle ideologie fasciste e xenofobe.
Casapound - un'organizzazione i cui membri si autodefiniscono 'fascisti del terzo millennio', che da anni si distingue nelle città italiane nel praticare violenze ai danni di cittadini stranieri, omosessuali, di sinistra - sabato 25 novembre al grido di “Stop all’immigrazione, prima gli italiani”, con una dozzina di militanti ha organizzato un volantinaggio contro il centro di accoglienza di via Clerici millantando fantomatici stupri, furti ed aggressioni giornaliere da parte degli ospiti del centro.
Casapound ha richiesto un altro permesso di occupazione del suolo pubblico per il prossimo 9 dicembre!
Non vogliamo dare più importanza ai neofascisti di quanta (non) ne abbiano. Ma siamo antifascisti convinti, perché viviamo nella città che ha avuto 5 martiri, dove vivono ancora persone sopravvissute ai lager tedeschi per donarci la libertà di cui oggi beneficiamo, perché Bresso combatte ogni giorno contro i fascismi e ad essi si oppone.
Noi ci opponiamo all'Europa dell'impoverimento di tutte le popolazioni e dei muri, gli stessi che i neofascisti vorrebbero innalzare con idiote argomentazioni suprematiste.
Ci battiamo per un'Europa diversa che sia continente di pace, che affermi la giustizia tra i popoli contro gli interessi dei potenti che scaricano i conflitti sulle genti e foraggiano l’industria delle armi.
Ci battiamo per una diversa politica dell'accoglienza e dell'integrazione, unico vero strumento contro integralisti e terroristi.
Chiediamo al Sindaco Ugo Vecchiarelli, da sempre schierato contro ogni forma di fascismo e razzismo, di ribadire che Bresso e le sue Istituzioni sono antifasciste e antirazziste.
Chiediamo che le Istituzioni si attivino contro le forme di nazifascismo che stanno tornando sotto mentite spoglie: la nostra città non merita di diventare teatro di nostalgici del ventennio che oltraggiano gravemente la sua memoria.
Chiediamo alle istituzioni locali il rispetto della legalità democratica di fronte a manifestazioni che violino direttamente la Costituzione.Inoltre chiediamo una modifica ai regolamenti per la concessione di spazi comuni e suolo pubblico e che all’atto della richiesta di autorizzazione venga rilasciata una dichiarazione di esplicito riconoscimento della Costituzione e dei valori in essa contenuti.
Siamo certi che i cittadini e le cittadine di Bresso sapranno dare la migliore dimostrazione di dignità, di intelligenza e di coraggio mantenendo la nostra citta immune dal rigurgito e dall’emersione dei fascisti del “terzo millennio”
DIFENDIAMO LA NOSTRA CITTÀ, NO AL FASCISMO!

martedì 28 novembre 2017

ABROGHIAMO LA LEGGE FORNERO FIRMA ANCHE TU

Partita la raccolta firme per chiedere l'aborgazione della legge Fornero.
 Lo facciamo nei luoghi di lavoro ma anche on-line. Sappiamo che è un obiettivo difficile, ma che va perseguito comunque con determinazione. Perché tutt@ stanno pagando un prezzo troppo alto!
 su  Change.org
NO ad un nuovo aumento dell’età pensionabile.     Sì alla cancellazione della Legge Fornero

NO ad un nuovo aumento dell’età pensionabile.     Sì alla cancellazione della Legge Fornero

Rifondazione Comunista


Le sottoscritte cittadine e i sottoscritti cittadini:
Premesso che:
- l’articolo 24 del Decreto-Legge 6-12-2011 convertito con Legge n.214 del 22-12-2011 (c.d. riforma Fornero) ha provocato un brusco innalzamento dell’età pensionabile, allungando il tempo di lavoro fino a oltre 6 anni rispetto alla normativa preesistente. Questo è avvenuto attraverso la modifica sia dei requisiti per la pensione di vecchiaia, sia di quelli per la pensione di anzianità, da quel momento ridenominata “anticipata”;
- la “riforma Fornero” ha in questo modo determinato l’età legale di pensionamento dell’Italia ai livelli più alti di tutti i 27 paesi della UE (seconda sola alla Grecia);
- la norma introdotta dalla L.102/2009 sull’adeguamento dell’età pensionabile alla cosiddetta aspettativa di vita, si applica oggi ai nuovi requisiti previsti dalla “riforma Fornero”, determinando il continuo allontanarsi dell’età pensionabile, che raggiungerà secondo le previsioni i 70 anni intorno al 2050;
-in assenza di un intervento, ad oggi non previsto dalla Legge di Bilancio, a partire dal 2019 l’età per la pensione di vecchiaia arriverà a 67 anni, mentre l’anzianità contributiva per la pensione c.d. anticipata diventerà di 43 anni e 3 mesi per gli uomini e di 42 anni e 3 mesi per le donne. Per le lavoratrici del settore privato, l’aumento dal 2019, per il sommarsi di diverse norme, sarà in realtà di 1 anno e 5 mesi;
Considerato che:
- tali aumenti dell’età pensionabile non rappresentano altro che un incremento dell’orario di lavoro nell’arco della vita, nel momento in cui è sempre più urgente una riduzione del tempo di lavoro per redistribuire la produttività,  dare soluzione al problema della disoccupazione e sottoccupazione, affrontare la nuova fase dei processi di automazione delle produzioni;
- la “riforma Fornero” sta già oggi dispiegando i propri effetti negativi sull’insieme della società: sui lavoratori adulti che non ce la fanno a continuare a lavorare in età avanzata; sulle donne penalizzate nel lavoro e nell’accesso alla pensione dal lavoro riproduttivo che ancora ingiustamente grava su di loro; sui giovani il cui accesso al mondo del lavoro è ulteriormente impedito dalla forzata permanenza dei lavoratori più anziani;
- desta particolare allarme il fatto che negli ultimi anni il numero degli occupati cresca fortemente tra gli ultracinquantenni (quasi 1 milione di occupati in più da gennaio 2015 ad oggi) mentre diminuisce nelle fasce centrali dell’età lavorativa e parallelamente si assiste ad un incremento dei numero di contratti precari. E’ motivo di altrettanto allarme la crescente emigrazione dall’Italia delle giovani generazioni;
Considerato inoltre che:
- la “riforma Fornero” non è stata determinata da problemi di sostenibilità del preesistente sistema pensionistico, e che anzi il rapporto tra contributi versati e pensioni erogate, al netto dell’assistenza (cui devono far fronte le risorse derivanti dalla fiscalità generale) e delle tasse (che rientrano nelle casse dello stato) è in attivo dal 1996. Tale attivo ammontava nel 2015 a circa 1,6 punti di Pil, pari a oltre 25 miliardi di euro; Chiedono che:
- sia bloccato ogni ulteriore aumento dell’età pensionabile;
- sia abrogata la “riforma Fornero” e si:1. ridetermini l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia in 65 anni per i lavoratori dipendenti pubblici e privati, e per i lavoratori autonomi;
2. ridetermini l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia in 60 anni per le lavoratrici dipendenti pubbliche e private e per le lavoratrici autonome, subordinandone ogni eventuale aumento all’eliminazione dei differenziali esistenti tra donne e uomini nelle carriere lavorative e nel tempo dedicato al lavoro di cura;
3. reintroduca la pensione di anzianità con 40 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, non soggetti all’incremento legato all’aspettativa di vita;
4. reintroduca la somma tra età anagrafica ed anzianità contributiva (quote) come requisito per l’accesso alla pensione a valori non superiori a quelli previsti per le pensioni maturate al 31 dicembre 2012, senza penalizzazioni sugli assegni pensionistici;
5. ripristini la normativa precedente per i lavori e le attività usuranti;
6. eliminino gli innalzamenti dell’età di pensione legati all’aspettativa di vita o in subordine si determini in maniera differenziata l’aspettativa di vita sulla base delle diverse condizioni socio-economiche;
7. introduca un minimo di pensione, con 15 anni di contributi, compresi i contributi figurativi;
8. introduca per le pensioni future un massimo di pensione e di cumulo dei trattamenti pensionistici a 65.000 euro annui, si aumentino le pensioni basse.

FABIO VETTOREL LIBERO

Pubblichiamo l'intervista di Francesca Valente a Fabio Vettorel rilasciato dopo 5 mesi di carcere ad Amburgo per aver manifestato al G20

La camicia azzurra sgualcita perché in carcere di certo non si possono stirare i vestiti. I capelli sistemati alla bell’è meglio, già ricresciuti, per apparire bene, nonostante l’enorme stanchezza. E forse c’è pure qualche capello bianco. Un’esperienza così segna. Qualche chilo in meno perché in carcere mangiava quasi solo «patate scotte senza sale, riso, pane e carne semi commestibile».
Ma una cosa non è cambiata: Fabio Vettorel ha stampato in faccia il sorriso di sempre. Glielo si legge proprio in faccia che «è bello essere libero».
Come hai vissuto questa esperienza?
«È stato più facile per me stare dentro come prigioniero politico rispetto ad un criminale comune. Ma ho ricevuto molta solidarietà, anche perché si è capito che la mia era una situazione diversa dalle altre. Mi hanno scritto, in molti hanno cercato di aiutare i miei genitori, che sono stati fantastici. Ho saputo che a Feltre e Belluno sono state organizzate delle manifestazioni, anche per chiedere il mio rilascio, e iniziative benefit per pagare la difesa legale».
Perché ti hanno arrestato?
«Perché il G20 è fallito a seguito delle proteste, perché è stato superato mediaticamente dalle manifestazioni, perché la nostra presenza ha dato fastidio alla governance, al sindaco. Il ministro dell’economia è stato bloccato dalle proteste. Siamo stati più efficaci».
Perché hai deciso di manifestare?
«È qualcosa mi è venuto dal cuore, ho pensato che per una volta fosse giusto scendere in strada per dire che non siamo 20 persone che decidono le sorti del mondo attorno a un tavolo, siamo liberi e vogliamo decidere per le nostre vite. Le disuguaglianze nel mondo stanno aumentando, i cambiamenti climatici non vengono affrontati da chi comanda, i migranti muoiono nel Mediterraneo senza che la gente se ne preoccupi. Ci sono tanti problemi che mi hanno spinto a uscire di casa, prendermi ferie e venire qui».
Com’era la vita in carcere?
«Sono stato fortunato perché ci sono stato poco: 5 mesi non sono tanti, ci sono detenuti che ci stanno per anni e non serve pensare ai grandi che ci sono già passati, basta pensare ad altri ragazzi come me. Durante il giorno leggevo, scrivevo lettere, parlavo con gli altri detenuti con cui ho sempre avuto un bellissimo rapporto, anzi molti sono stati solidali e continuerò a scrivergli. Non è stato facile perché le guardie non si comportano tutte allo stesso modo e non sai quando uscirai. Ma ce l’ho fatta».
Cosa ricorderai con serenità?
«Per me è stata un’esperienza forte: ho imparato a essere gentile, a cercare di capire e ascoltare tutti. Stavo con persone come me, che però meriterebbero di più. In carcere si conoscono i più deboli, gli oppressi, gli emarginati, quelli con storie di vita inimmaginabili. Sono stato fortunato, ho avuto genitori bellissimi, una crescita bellissima, non mi è mai mancato niente, mentre tanti di loro non hanno avuto questa fortuna. Perché sono nati nella parte sbagliata del mondo, in un posto povero dove non hanno potuto studiare, dove anche se lavoravano non avevano i soldi per mangiare, che hanno sofferto la fame. Che mossi dalla speranza di trovare un avvenire migliore sono venuti in Europa ma non hanno trovato niente, dandosi ai furtarelli o al piccolo spaccio di droga. Questo è orribile».
Hai imparato il tedesco?
«Un po’, quasi tutti lo parlavano e pochi sapevano l’inglese, solo qualche ragazzo africano. Alcune guardie lo sapevano ma preferivano parlare in tedesco».
Cosa hai pensato quando non ti hanno fatto uscire dal carcere?
«Ci sono stati molti momenti brutti e sinceramente non pensavo nemmeno di poter uscire oggi (ieri, ndr): ero pronto a uscire a febbraio. Mi sono reso conto che c’era un motivo per cui ero lì, perché avevo messo in atto la mia resistenza e avrei dovuto resistere, anche se mi avessero fatto restare per più tempo».
Fabio trova un’Amburgo piena di luci e di persone solidali, le stesse che hanno aiutato la madre, che si è trasferita in Germania non senza difficoltà. «Sapere che ha sofferto per me è stata una delle cose più difficili da accettare, ma sono stato fortunato perché mi ha sempre dato una mano. È una roccia, sono fortunato ad avere una madre così».
Quando è uscito dal tribunale finalmente libero, Fabio, la mamma, gli avvocati e gli amici si sono ritrovati a pranzo. Il primo piatto ha il sapore della libertà, della cotoletta di maiale e delle patatine fritte. Tante, come piacciono a Fabio.
Una delle prime cose che la mamma nota di Fabio è il modo di camminare: «È strano, sembra più spaesato che contento!», con nella voce la preoccupazione degli effetti che può aver avuto il carcere sul figlio. Ma Fabio non sembra accorgersene e non smette di dirle «grazie» per avergli «salvato la vita». Continua a ripetersi «sono fuori di prigione», quasi per convincersene. Appena uscito dal tribunale aveva esclamato: «Andiamo a bere una birra da un litro?». Subito accontentato.
E ora la madre non smette di staccargli gli occhi di dosso. Lo chiama «stella», lo tocca e lo bacia, ancora incredula. Lo invita più volte a rilassarsi mentre lui nomina gli amici di Feltre (dal Cadore è arrivato Fiorenzo per abbracciarlo da parte di tutti) e gli solletica l’immaginazione dicendogli «avremo tempo di fare un sacco di cose!». Eh già, ce ne sarà almeno per altri 3 mesi. Nell’attesa di ordinare il pranzo, Fabio inizia a leggere sul telefono della mamma i commenti sotto ad alcuni articoli sul suo caso giudiziario, mentre lei lo intima di lasciar perdere: «Ti fanno male». Ma lui li scorre, e sorride.
Tra le prime cose che vuole assaporare Fabio è il gusto del caffè, perché in carcere non era buono. «Il curdo aveva comprato un pacco grande così per 20 euro», dice disegnando un mucchietto con le mani, «non posso certo dire che fosse buono». Nemmeno la mensa sembrava all’altezza, tanto che «ero arrivato a drogarmi di cucchiaini di zucchero». Questa mattina tornerà al carcere giovanile di Hahnofersand, stavolta senza scorta e senza manette ai polsi, per riprendere le ultime cose.
Jamila Baroni sta cercando un appartamento tutto per loro, perché ora condivide una stanza con un’altra italiana.
In serata anche la telefonata con Maria, la ragazza di Cesio arrestata con lui e poi liberata in attesa del suo processo. Una telefonata piena di risate. Piena di spensieratezza. Ci voleva.

domenica 26 novembre 2017

CORI GOSPEL PER COSTRUIRE UNA SCUOLA A POOL-CONGO

Il frutto di tanti contatti con la Comunità Congolese del nostro territorio sarà quest'iniziativa con 2 cori Gospel per una raccolta fondi ,destinata alla costruzione di una scuola gestita da sacerdoti, nella zona di Pool in Congo.  La guerra civile è ancora oggi una guerra di etnie dove i bambini risultano le vittime principali.
 I circoli Prc di Paderno, Pero e Rho  hanno creato un momento di solidarietà ed integrazione con un popolo che ha vissuto momenti tragici e che ancora fa fatica a ritrovare quella strada democratica dove l'individuo possa pensare ad un futuro di pace e tranquillità.
Le prepotenti e terribili immagini che pubblichiamo sono atte a sensibilizzare chi legge ,ma soprattutto a far conoscere la realtà in cui purtroppo, tanti bambini  sono costretti a fare i conti e di cui  non ci si preoccupa ,se non quando alcuni riescono a giungere ,( non sempre  vivi )sulle nostre coste. Diritti, uguaglianza, integrazione, noi cittadini del mondo abbiamo la capacità di oltrepassare le frontiere e giungere dove guerra, morte, fame non devono prevalere.
Un appello alla pace, all'integrazione, all'uguaglianza, alla solidarietà come principi fondamentali per l'inizio di un nuovo cammino in una società dove la diversità sia motivo di scambio multiculturale, di apprendimento arricchendo quell'educazione alla tolleranza di cui il nostro quotidiano ha estremamente bisogno.
"Gli uni stanno nell'ombra gli altri stanno nella luce. Si vedono coloro che stanno nella luce e coloro che stanno nell'ombra non si vedono" B. Brecht
 I circoli Prc di Paderno, Pero e Rho.




venerdì 24 novembre 2017

PEDALA E SALVA IL PARCO DI VIA GORIZIA

Domenica l'iniziativa per ribadire la sopravvivenza del parco cittadino di Via Gorizia contro la costruzione di nr. 3 palazzine.


Cresce in Italia e nel mondo la campagna internazionale #CambiaGiro contro la partenza in Israele del Giro d’Italia 2018!


Oltre 120 associazioni e gruppi in rappresentanza della società civile, del volontariato, della difesa dei diritti civili, per lo sviluppo sostenibile in 20 paesi hanno sottoscritto l’appello internazionale lanciato dal “Coordinamento europeo di comitati e associazioni per la Palestina” (ECCP) di spostare la “Grande partenza” del Giro d’Italia 2018 da Israele.
In Italia, le adesioni sono oltre 40, tra cui FIOM-CGIL, USB, Pax Christi e Rete Ebrei contro l’occupazionePer aderire: http://bit.ly/2ySJV9g
Tra gli aderenti anche il noto intellettuale ebreo americano Noam Chomsky, che ha dichiarato  recentemente “Sono contrario a ogni evento in Israele usato per scopi nazionalistici o per altre iniziative di propaganda per coprire la sua occupazione e per negare i diritti umani dei palestinesi.”
In Italia, hanno aderito, tra gli altri, l’intellettuale ebreo Moni Ovadia e glieuroparlamentari Eleonora Forenza, Sergio Cofferati e Curzio Maltese.
Organizzazioni della società civile palestinese hanno scritto al Papa per chiedergli di rifiutare l’invito di Netanyahu a dare il via alla corsa rosa in Israele.
La campagna è stata riportata da  Rainews24Il Fatto QuotidianoAssociated PressAnsa e da diversi siti del ciclismo.  

Nei giorni precedenti la presentazione del 29 novembre a Milano delle tappe del Giro 2018, in tante città italiane si terranno manifestazioni su due ruote di controinformazione e di protesta: 
Con una scelta a dir poco infelice, il Giro d'Italia organizza a Milano la presentazione ufficiale della corsa proprio il 29 novembre, giornata ONU di Solidarietà con il Popolo Palestinese.

Tante città italiane hanno risposto organizzando per il 25-26 novembre manifestazioni su due ruote di controinformazione e di protesta:
» 25 novembre Genova: Cambia Giro
» 25 novembre Udine: Cambia Giro - Corteo in bicicletta
Partecipa alle iniziative e invia una lettera alla società RCS, che organizza il Giro.
E' ora di pedalare per i diritti dei palestinesi!
Dalla dichiarazione del Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC): “iniziare la corsa da qualunque luogo sotto il controllo di Israele servirà da timbro di approvazione per l'oppressione israeliana dei palestinesi. Il Giro d'Italia avrebbe pensato di iniziare una corsa nell'apartheid in Sud Africa negli anni '80?”
Tutte le informazioni sulla campagna #CambiaGiro su bdsitalia.org/cambiagiro 


giovedì 23 novembre 2017

Città Metropolitana fa marcia indietro sul ricorso al Consiglio di Stato

Ha impiegano un mese il sindaco di Milano Giuseppe Sala per fare un passo indietro in merito alla questione del ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR che aveva deciso di bloccare l'attività di Nuova Tecnologia e Ambiente (nuova Eureco) su richiesta dei cittadini di Paderno Dugnano, dell'Amministrazione Comunale , del Comitato e di Medicina Democratica la quale era ricorsa in adjuvandum.
Difatti la data della sua firma sul ricorso,  risale al 24 ottobre 2017.
Siamo ovviamente contenti di questo ripensamento ma se non ci fossero state  le proteste dei cittadini, e i comunicati stampa del sindaco di Paderno , del Comitato Eureco e di Medicina Democratica come sarebbe finita questa storia?

Pubblichiamo di seguito ,condividendo il contenuto,  il comunicato stampa odierno del Comitato a Sostegno dei Famigliari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco e di Medicina Democratica.
       

BLACK FRIDAY NIENTE ACQUISTI I LAVORATORI LOTTANO!!!

Domani sarà il Black Friday , un'altra delle tante usanze commerciali d' oltreoceano che ormai imperversano anche nel nostro quotidiano.
A fronte di tutto questo propagandare megasconti ,proprio domani i lavoratori della logistica sciopereranno contro condizioni lavorative di  totale sfruttamento.
L'invito è quello di supportare questa loro lotta evitando qualsiasi acquisto proprio durante la giornata del 24 novembre 2017.

"lavoratrici e lavoratori Amazon scioperano anche per noi. Se una grande azienda accumula profitti ma sfrutta e paga poco, scioperando i lavoratori rivendicano non solo i propri diritti ma anche un modello sociale più giusto per tutti. Niente acquisti su  Amazon finché l' azienda non cede. Sosteniamo chi lotta."
Maurizio Acerbo   - 

COMITATO SCUOLA PUBBLICA DI PADERNO ATTIVISMO E REALTA'



ASSEMBLEA DEL COMITATO PER LA SCUOLA PUBBLICA PADERNO
DUGNANO DEL 20.11.2017

Il Comitato si è riunito in data 20/11/2017 presso il Circolo Casaletti di Calderara a Paderno Dugnano, affrontando una serie di temi assieme all'Insegnante limbiatese dell'I.c.s. Verga Rosetta D'Agati, da oltre 30 anni alla secondaria di primo grado.

Nella citta'metropolitana di Milano la crisi dell'istruzione pubblica e'la logica conseguenza della congiuntura economica e della recessione attuale del sistema neoliberista. 
La politica del profitto ha reso l'istruzione una merce, come denuncia la Professoressa D'Agati: il concetto di cultura e di emancipazione popolare sono diventati un'idea scomoda;ecco perche'i governi e i poteri forti lavorano per l'egemonia di un'idea di scuola asservita al mercato, nella quale l'obbligo dell'alternanza scuola-lavoro ne e'la manifestazione piu'rappresentativa.
"Ma non solo gli studenti sono le vittime e gli svantaggiati dalle riforme impopolari che smantellano il diritto allo studio, noi insegnanti- continua Rosetta- assistiamo alla dequalificazione del nostro lavoro: i Dirigenti scolastici si occupano esclusivamente di attivita'extra, le scuole sono dei "progettifici", le introduzioni di bonus merito e di parametri retributivi discrezionali ci hanno messo gli uni contro gli altri, tutto cio'a discapito della didattica e della lezione frontale.
Il comune di Limbiate, come il comune di Paderno Dugnano e'carente per scarsita'di risorse e per scelte di risparmio nella manutenzione degli edifici scolastici: anche li'gli insegnanti sono costretti a gestire situazioni di emergenza ad esempio trasferendosi da un'aula all'altra, compromettendo anche le lezioni e l'avanzamento del programma. Il risparmio viene fatto sulla pelle della Scuola.
In tutto cio'purtroppo spesso nelle nostre Scuole il grande assente e'l'organizzazione sindacale: con le nostre lotte abbiamo ottenuto il diritto allo studio per tutti a prescindere dalla propria estrazione economica o sociale e a prescindere dalla razza, sesso o religione, abbiamo ottenuto un trattamento economico adeguato e tutte le mensilita'per i docenti: adesso ci dicono che dobbiamo andare in pensione a 67 anni con 800 euro al mese e quindi nell'impossibilita'di mantenerci e sopravvivere.
I genitori dovrebbero ribellarsi a iniziative come l'alternanza scuola-lavoro, il decadimento edilizio degli edifici scolastici, l'insicurezza e i finanziamenti alle Scuole private" conclude la Professoressa D'Agati.
Noi sottoscriviamo le parole di Rosetta DAgati, il Comitato per la Scuola Pubblica si impegna a  partecipare all costruzione di un movimento di lavoratrici e lavoratori della scuola, cittadini, studenti,sull'esempio dell'attivismo gia' protagonista pochi anni fa della difesa della scuola pubblica a Paderno Dugnano.
Solo una costante pressione dal basso che coinvolga insegnanti , studenti ed altri lavoratori ha la possibilita'di riaccendere la reazione e la lotta anche ai vertici sindacali.
 

mercoledì 22 novembre 2017

CONFERENZA ANNUALE SUL CLIMA A BONN


Pubblichiamo un'approfondita analisi di Andrea Vento sulla conferenza di Bonn COP23 ,incontro annuale sull'andamento climatico organizzata dall' ONU

Dal 7 al 17 novembre a Bonn, presieduta dalle isole Fiji, si è tenuta la Cop 23 (la 23esima Conferenza annuale sul clima organizzata dall’Onu) nel cui ambito, i rappresentanti di 195 paesi più l’Ue, si sono riuniti al principale scopo di trovare strategie di applicazione concreta degli Accordi di Parigi, raggiunti alla Cop 21 del 2015, in tema di riduzione dei gas climalteranti

Accordi storici che, a seguito dei proclami enfatici dei leaders mondiali, avevano suscitato grandi speranze per il contenimento del gravoso problema del surriscaldamento globale. Il ‘clima’ fiducioso è però ben presto svanito dopo le analisi degli ecologisti sul testo conclusivo dal quale sono invece emerse significative criticità, in primis: la mancata istituzione sia di ‘un Comitato di Controllo del rispetto delle disposizioni’ che di un ‘meccanismo sanzionatorio’ per chi non rispetti gli impegni sottoscritti. In pratica si tratta di accordi giuridicamente non vincolanti il cui rispetto è riposto nella sensibilità ambientale dei governi e nella loro determinazione politica nel trasformarla in atti concreti.

La Conferenza di Bonn che si è dunque aperta con queste premesse e col dichiarato scopo di accelerare sulla strada dell’implementazione degli Accordi di Parigi e di fissare più stringenti regole, dopo due settimane di incontri serrati si è conclusa senza alcuna decisione importante, tant’è che si svolgerà una sorta di sessionesuppletiva della Conferenza nel mese di dicembre a Parigi. Un fallimento in parte annunciato e confermato dall’assenza dei principali leaders mondiali, ad eccezione di A. Merkel e di M. Macron, e del grande circo mediatico internazionale che ha, salvo alcune eccezioni, disertato, e quindi oscurato al grande pubblico, l’evento.

Quattro tuttavia  risultano, seppur di basso profilo,  i risultati conseguiti degni di nota:

  • Approvazione di un piano d’azione per la parità dei sessi: il Gender action plain. Sicuramente apprezzabile ma del quale non si comprende la stretta attinenza col contenimento del riscaldamento globale.
  • Riconoscimento del ruolo dei “Popoli Nativi” nella lotta al cambiamento climatico, nella conservazione della bio-diversità e nella salvaguardia dell’ambiente. Viene ufficialmente preso atto che i popoli autoctoni non saranno più un ostacolo, bensì una risorsa nella lotta al riscaldamento globale.
  • Attivazione del gruppo di lavoro sulla sicurezza alimentare e sull’agricoltura. Dopo sei anni di evanescenti trattative, alla Cop23 è stato riconosciuto che il cambiamento climatico aggrava l’insicurezza alimentare delle popolazioni più fragili e, contemporaneamente, che le pratiche agricole correnti (agro-industriali) incidono sulle emissioni di gas serra per circa il 21% del totale, imponendo un radicale ripensamento del settore dell’agrobusiness, in modo da ridurne le emissioni.
  • ‘Sorpasso’ effettuato da parte delle realtà locali (regioni, città, comuni, comunità indigene, ecc), alle rappresentanze ufficiali degli Stati. Emblematico è il caso della California che, nonostante le decisioni di Trump di uscire dagli Accordi di Parigi, ha annunciato a Bonn per bocca del suo governatore Jerry Brown il rispetto degli impegni da parte del proprio stato.

    Tutto il resto un’empasse totale. In pratica non sono state assunte significative decisioni in merito:

  • al meccanismo di risarcimento dei danni e delle perdite (Loss and Damage),
  • al finanziamento delle misure di compensazione per indurre i Paesi in via di Sviluppo a ridurre le emissioni, 
  • alla trasparenza dei finanziamenti da concedere per la realizzazione delle misure di mitigazione ed adattamento.
Le responsabilità del fallimento sono principalmente riconducibili agli egoismi nazionali dei paesi più sviluppati i quali, nonostante i proclami di voler comunque andare avanti a prescindere dalle posizioni di Trump, si sono distinti per le assenze o per dichiarazioni ‘fumose’ come quelle della Cancelliera tedesca che dopo aver affermato che: “Quella del clima è una sfida centrale per il mondo, una questione di destino dell’umanità” ha poi ripiegato su un più prudente: “La chiusura delle centrali a carbone (ancora in numero rilevante in Germania[1]) sono un problema sociale e che va affrontato con calma”, rinviando, a imprecisati più idonei tempi, la decarbonizzazione energetica tedesca.
Il fallimento dei lavori della Conferenza è riassunto nel documento conclusivo dal quale emerge la richiesta al segretario Onu Antonio Guterres di preoccuparsi della reale messa in pratica delle azioni da parte degli Stati membri: dall’effettivo svolgimento dei compiti assegnati alla distribuzione trasparente dei finanziamenti.

Lo stato attuale dell’atmosfera

Mentre a Bonn andava in scena la rituale commedia delle parti all’insegna dell’immobilismo i report in materia ddi recente realizzazione da parte di vari Istituti di ricerca, fotografano una situazione in allarmante evoluzione sia per quanto riguarda la composizione chimica dell’atmosfera che per le condizioni meteo-climatiche globali.
In base al report diffuso dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) a fine ottobre la concentrazione di Co2, principale gas serra, in atmosfera si sarebbe ormai stabilizzata oltre le 400 parti per milione, avendo raggiunto quota 403 a fine 2016, con un aumento di 3 punti rispetto all’anno precedente. In pratica un netto e strutturale sforamento della soglia di sicurezza fissata a quota 350 oltre la quale le possibilità di riduzione diventano estremamente più complesse. Infatti anche se riuscissimo fin da oggi ad abbattere totalmente le emissioni inquinanti, la concentrazione di Co2 in atmosfera continuerebbe ad aumentare per alcuni decenni, a causa dell’inerzia del fenomeno, rendendo problematico il rientro sotto tale soglia. Questa particolarità, tipica dei sistemi complessi, è confermata dal rapporto annuale della NEAA (Agenzia per la valutazione ambientale olandese) dal quale risulta che nel 2016, per il terzo anno consecutivo, le emissioni globali di Co2 sono risultate invariate senza tuttavia riuscire a contenerne l’aumento della concentrazione in atmosfera.
La presenza di Co2 nell’atmosfera ha subito un forte incremento rispetto all’era pre-industriale (1750) registrando ad oggi una crescita del 145% con una brusca impennata nell’ultimo mezzo secolo, durante il quale è salita di ben 80 punti, passando da circa 320 agli attuali 403 ppm. Una crescita inarrestabile che rischia di vanificare, se non affrontata drasticamente, gli obiettivi fissati agli Accordi di Parigi: contenere l’aumento della temperatura media terrestre non oltre i 2gradi centigradi (possibilmente 1,5) rispetto al periodo preindustriale, entro la fine del secolo. Se consideriamo che in base allo stesso report del WMO la temperatura media degli oceani e dell’atmosfera è aumentata di ben 1,1° rispetto all’era pre-industriale e le peculiarità del sistema Terra rispetto al ciclo di assorbimento della Co2, il quadro da complesso si trasforma in drammatico: in assenza di interventi concreti finalizzati all’abbattimento delle emissioni globali non solo gli obiettivi di Parigi sono praticamente dietro l’angolo ma, in base alle previsioni degli scienziati saremmo proiettati verso una crescita della temperatura media terrestre compresa fra i 3 ed i 5°, con catastrofiche conseguenze climatiche sulle produzioni agricole e sulla vita delle persone

Riscaldamento globale e cambiamenti climatici

E dal fronte delle rilevazioni dei valori climatici che giungono allarmanti conferme rispetto alle previsioni: in base al report emesso dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale alle soglie della Cop23 emerge in modo allarmante come “con ogni probabilità il 2017 sarà uno dei tre anni più caldi di sempre” e non fa che confermare il trend di inesorabile riscaldamento già statisticamente rilevato: 16 dei 17 anni più caldi dall’inizio delle rilevazioni meteorologiche siano stati quelli del nuovo millennio[2], oltre al 1983.
I dati diffusi dalle varie Organizzazioni e Istituti di ricerca si riferiscono ovviamente al sistema Terra nel suo complesso, senza prendere in considerazioni le implicazioni locali dei fenomeni in atto che purtroppo talvolta presentano i suoi aspetti più drammatici in termini di anomalie meteorologiche con conseguenti devastanti effetti ai danni dell’ambiente e delle persone. In numerose regioni terrestri infatti negli ultimi anni è stato riscontrato un sensibile incremento degli eventi climatici estremi quali uragani e inondazioni catastrofiche, bombe d’acqua e piogge torrentizie, ondate di calore e di siccità da record, scioglimento delle calotte polari e innalzamento del livello degli oceani.
Secondo i dati WMO il periodo gennaio-settembre 2017 ha avuto una temperatura media globale di circa 1,1°C al di sopra del livello pre-industriale con varie zone dell’Europa meridionale, come l’Italia, il Nord Africa, parte dell’Africa orientale e meridionale oltre alla Russia asiatica e alla Cina hanno raggiunto temperature massime senza precedenti. Gli Stati Uniti nordoccidentali e il Canada occidentale, al contrario, hanno registrato temperature più basse rispetto alla media del trentennio 1981-2010.

Ottobre: tra i più secchi degli ultimi 100 anni

Ottobre chiude con un record preoccupante: quello di essere stato tra i mesi di ottobre più secchi degli ultimi cento anni in molte città toscane. Ha piovuto pochissimo, solo il 5% delle piogge attese in questo mese; un  dato che risulta ancora più pesante se inquadrato nel contesto della lunga siccità dei mesi scorsi, fatta eccezione per settembre. 

Questi dati fanno di ottobre 2017 il più secco degli ultimi cento anni in particolare nelle città di Pistoia, Prato, Pisa e Livorno. Risulta il secondo più secco a Grosseto, Firenze, Arezzo e Massa-Carrara; “solo” il terzo più secco a Siena e Lucca.    Nei 10 capoluoghi mediamente si sono avuti 7 giorni piovosi in meno.
Nessun respiro per la carenza idrica che ormai da mesi interessa la Toscana con gravi conseguenze sul comparto agricolo. Peraltro il periodo ottobre – dicembre è molto importante per la ricarica delle falde e l’assenza di precipitazioni risulta quindi ancora più pesante. 

Come invertire la rotta..?

Il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici accompagnati da un preoccupante aumento dei fenomeni climatici estremi non risulta quindi una mera questione accademica ma un preoccupante fenomeno che tocca la vita dei comuni cittadini a partire dai danni subiti  a seguito degli eventi catastrofici, per finire all’impatto sulle produzioni agricole che stanno subendo drammatiche riduzioni con nefaste conseguenze, principalmente sulla vita dei contadini del Sud del mondo che in misura maggiore sono costretti ad abbandonare le loro terre ormai inaridite per cercare una speranza di sopravvivenza altrove. Il fenomeno delle migrazioni forzate per cause climatico/ambientali è in drammatica ascesa tant’è che nel 2016 ha subito un ulteriore incremento arrivando a toccare la preoccupante cifra di 23 milioni e mezzo di persone e al quale l’Onu e le Convenzioni internazionali, in particolare quella di Ginevra, dovrebbero finalmente riconoscere lo status ufficiale di “Profughi climatici” e garantirne la possibilità di richiesta di asilo politico a chi cerca rifugio all’estero.  
Personalmente ritengo gli Accordi di Parigi un passo avanti verso la lotta al surriscaldamento globale ma che reputo ancora insufficiente sia per il suo carattere non vincolante che per la mancanza di resoconti da presentare sull’operato dei paesi. In pratica tutto è demandato alla volontà politica degli stati che come è oramai accertato si scontra con enormi interessi economici, in primis quelli delle multinazionali del settore energetico e automobilistico.
La situazione si va facendo sempre più drammatica ed i tempi di intervento sempre più ristretti per cui l’attendismo dei leaders mondiale non trova più alcuna giustificazione. Occorre agire in fretta e con interventi incisivi tesi a superare il modello di sviluppo attuale basato sul perseguimento infinito della crescita e sulla dipendenza dalle fonti fossili[3] e introdurre nuove forme produttive basate sull’economia circolare, sull’agroecologia, sulla decarbonizzazione e sulla transizione energetica verso le rinnovabili. Agire ora, subito, senza tentennamenti prima che sia troppo tardi e l’alterazione del sistema Terra risulti irreversibile. Perché non sono solo in gioco le sorti dell’ambiente e del pianeta bensì quelle dell’intera umanità.


 

EX EURECO A PADERNO CITTA' METROPOLITANA FA RICORSO



martedì 21 novembre 2017

LA QUESTIONE MIGRANTI

Riceviamo  da Gabriele Belloli, responsabile Giovani Comunisti questo contributo sull'immigrazione che volentieri pubblichiamo.

“La Questione dei Migranti”
In un periodo di sempre maggior disagio sociale causato dalla crisi economica
del 2008 e dalle scellerate politiche neoliberiste, portate avanti dai governi di
centrodestra e centrosinistra, negli ultimi due decenni si inserisce con forza “la
questione dei migranti”. In un clima politico dai tratti sempre più razzista e
xenofobo verso coloro che giungono nel nostro paese spinti da guerra, fame e
miseria colpevoli, secondo la destra capeggiata dalla Lega Nord di Matteo Salvini
e dai vari gruppi neofascisti, di essere la causa dell’aumento della criminalità e
della povertà nel nostro paese. Tuttavia recentemente anche il Partito
Democratico, alla disperata ricerca di consenso, si è unito a questa “caccia al
migrante” con l’approvazione del decreto Minniti-Orlando. Il migrante è divenuto
il capro espiatorio ideale a cui addossare tutte le colpe dell’attuale situazione in
cui versa una larghissima fetta della popolazione italiana travolta da precarietà,
disoccupazione e povertà. Una vulgata comune ripetuta da tutti i principali
mezzi di comunicazione come se Legge Fornero, Jobs Act, Buona Scuola e via
discorrendo non fossero mai stati approvati e non fossero loro la causa di questa
situazione. Un flusso migratorio, inoltre, causato dagli stessi paesi occidentali
attraverso la destabilizzazione di tutti quei paesi non in linea con le politiche
occidentali (Libia, Iraq, Siria), con la vendita di armi da parte dei paesi europei a
vari gruppi e paesi in guerra e con lo sfruttamento economico dei paesi africani. 
La risoluzione di questa situazione può avvenire solo riuscendo a far capire alla
persone che il vero nemico non è chi sta “più in basso” di loro ma chi sta “più in
alto” ed è stato promotore di tutte quelle politiche che ci hanno portato a questa
situazione. 
Gabriele Belloli Coordinatore Giovani Comunisti/e Milano

domenica 19 novembre 2017

PODEMOS E PROVAMOS!

In tantissimi ieri a Roma all'ex OPG occupato, tantissimi e soprattutto giovani, un evento oscurato dalla stampa e ricco di quella partecipazione popolare che fa la differenza , senza la solita e scontata passerella politica a cui siamo ormai fin troppo abituati. Ottimo  per iniziare a costruire qualcosa di vero ed autentico, un passaggio importante per proseguire verso la" vera sinistra" che non ha a che vedere con i progetti  inseguiti finora, un'alternativa che abbia a cuore valori e punti che partono dalla Costituzione, per proseguire con il lavoro, l'integrazione , la solidarietà sino al sistema pensionistico.Il nostro circolo PRC A. Casaletti di Paderno D.  non solo ne sottolinea l'importanza, ma sostiene l'intervento del segretario Maurizio Acerbo che ribadisce  il ruolo del PRC a cui "NON INTERESSA METTERE IL CAPPELLO SU NIENTE" ,assieme alla capacità di togliere la politica ai politicanti per poter ottenere un vero cambiamento di rotta. Un nuovo percorso perchè PODEMOS , allora PROVAMOS!


"Il compito di introdurre i lavori è toccato a Viola Carofalo, dell'Ex Opg, la quale ha detto: "Il nostro compito è quello di applicare la Costituzione, in particolare l'articolo 3 che parla di rimuovere le diseguaglianze. Vogliamo fare una battaglia non in difesa ma all'attacco. Proponiamo di fare le cose al contrario rispetto al solito, niente addizioni, ora servono moltiplicazioni: non abbiamo niente da perdere. Andiamo ovunque senza ricette e senza superbia. Vogliamo dare al popolo il potere di decidere. Noi non faremo programmi di 200 pagine che non legge nessuno, ma scriveremo due o tre paginette e le porteremo in tutti i territori". Le ha fatto eco il professor Giuseppe Aragno, storico del movimento operaio e dell'antifascismo: "Qualcuno continua a parlare di centrosinistra, ma non ho capito chi sarebbe il centro: il Pd ormai è di destra: noi dobbiamo fare una radicale alternativa a tutto questo"."
Fra i presenti lavoratori Almaviva, i No Muos, i No Tap del Salento assieme ad esponenti politici come Eleonora Forenza SE, Maurizio Acerbo segretario PRC, Franco Turigliatto Sinistra Anticapitalista, Nicolo' Monti PCI.
"Il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo ha detto: "Al Prc non interessa mettere il cappello su niente, abbiamo il solo obiettivo di costruire una sinistra di massa in questo paese. Divisi facciamo anche cose meritevoli ma non riusciamo a cambiare le cose. Dobbiamo togliere la politica ai politicanti e far finire quell'idea che vede chi ha idee radicalmente di sinistra essere necessariamente una minoranza: è avvenuto in altre parti d'Europa e può accadere anche qui. Dobbiamo costruire qualcosa che parli con un linguaggio immediato senza riprodurre le nostre divisioni. Al momento se ci sarà una lista di sinistra in Italia è quella che uscirà da questa assemblea: avviamo un percorso per mettere insieme tutti quelli che non si rassegnano".

venerdì 17 novembre 2017

NO AL BLOQUEO IL PRC SARA' PRESENTE

Pubblichiamo volentieri l'adesione ufficiale del PRC firmata dal resp. Dip. Esteri  Marco Consolo alla Manifestazione  dell'Ass.ne di Amicizia Italia Cuba del 2 dicembre 2017 - Bastioni di Porta Venezia contro El Bloqueo





Att. SERGIO MARINONI
Presidente dell’Associazione Nazionale
di Amicizia Italia-Cuba

Caro Presidente, caro compagno, caro Sergio,con la presente ti invio la nostra convinta adesione alla manifestazione nazionale promossa dall’Associazione Italia-Cuba contro il criminale bloqueo nei confronti della Rivoluzione cubana e contro il silenzio complice di tanta parte dei media sui suoi effetti.
Come si sa, il bloqueo, che va avanti dal 1962, è stato condannato per ben 25 anni consecutivi dall’ONU, con l’ultimo risultato di 191 voti a favore, nessun contrario e 2 astensioni (Israele e, paradossalmente, gli stessi Stati Uniti).
Oggi l’amministrazione Trump è impegnata a cancellare le pur timide aperture realizzate dall’ex-Presidente Obama nei confronti dell’isola.
La fine del bloqueo, così come la restituzione a Cuba del territorio della base militare di Guantanamo (occupata dagli Stati Uniti da più di un secolo), sono le ormai “storiche” rivendicazioni non solo del governo e del popolo Cubano, ma anche di tanta parte della comunità internazionale, che in tutti questi anni ha accompagnato l’esperienza socialista dell’isola.
La resistenza del popolo e del governo Cubano sono stati un esempio che ha segnato la storia di diverse generazioni di militanti internazionalisti nel nostro Paese ed in tutto il mondo.
Voglio sottolineare che la solidarietà internazionale ha avuto nell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba un punto di riferimento importante ed unitario, che ha permesso negli anni un’iniziativa costante per far conoscere la realtà cubana a tanta parte della società italiana.
Un caro saluto e i nostri auguri di buon lavoro
Marco Consolo Resp. Dipartimento Esteri PRC-SE




DICIAMO NO ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA SALUTE


Condividiamo la battaglia che Medicina Democratica e ass. it. esposti amianto stanno combattendo contro la delibera della Regione Lombardia sulla questione dei "gestori".
Pubblichiamo di seguito il post e il comunicato stampa di MD



Martedì 22 novembre saremo al mercato di Paderno Dugnano, in via Oslavia, a volantinare il documento di Medicina Democratica contro la delibera di giunta regionale che toglie la cura dei malati cronici ai medici di base per consegnarla a "GESTORI PRIVATI" con l'unico scopo di " RISPARMIARE" denaro a discapito della salute dei cittadini.
E' l'ennesimo passo verso la privatizzazione del servizio sanitario.
DICIAMO NO ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA SALUTE !!

     

giovedì 16 novembre 2017

Ricchezza globale, Fantozzi (Prc-Sinistra Europea): «Le abissali disuguaglianze del neoliberismo. Costruiamo l’alternativa!»


COMUNICATO STAMPA


Roberta Fantozzi, responsabile nazionale Politiche economiche di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiara:

«L’1% di super-ricchi possiede oltre il 50% della ricchezza complessiva (ne aveva il 42,5% nel 2008). Se si guarda al 10% più ricco, la quota di ricchezza detenuta è pari all’88%. Invece il 50% più povero della popolazione mondiale non possiede nemmeno l’1% della ricchezza totale. La ricchezza globale è cresciuta, in maniera particolare nell’ultimo anno, ma si concentra sempre di più in poche mani. 
Sono i dati dell’ottava edizione del Global Wealth Report di Credit Suisse.
E’ l’ennesima conferma delle disuguaglianze abissali prodotte dalle politiche neoliberiste, di un mondo talmente iniquo da essere insostenibile: tale da incorporare strutturalmente la tendenza alla guerra e alla crisi di civiltà.
Ed è per questo motivo che vanno costruite alternative nette e radicali, in ogni ambito e ad ogni livello. Quando diciamo che è necessario anche nel nostro paese costruire una sinistra antiliberista, radicalmente alternativa alle politiche degli ultimi anni e a chi le ha portate avanti, stiamo solo parlando di questo.
Non è possibile che le parole più radicali sullo stato di cose presenti, vengano dai rapporti di una banca svizzera!».
14 novembre 2017