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venerdì 21 settembre 2018

ASSEMBLEA POTERE AL POPOLO NORD MILANO: SI A STATUTO UNITARIO

Ieri 20 settembre 2018 ore 21.00 si è svolta al circolo PRC di Paderno Dugnano l'assemblea territoriale di Potere al Popolo per la discussione dei due statuti presenti sul web.
Oltre alle adesioni cartacee ancora possibili, i simpatizzanti ed iscritti hanno posto  in primis la necessità di una condivisione totale, fra le diverse anime che compongono il movimento chiedendo espressamente che si giunga ad uno statuto unitario, evitando conflitti futuri dovuti alla  scelta di uno dei due. Ha trovato in particolar modo riscontro il documento della europarlamentare Eleonora Forenza votato all'unanimità dall'assemblea.
Assemblea territoriale che rappresenta la democrazia diretta e che esprime quanto pensa  il popolo dei militanti  in questo momento.
Riproponiamo,pertanto,  il documento votato, ribadendo la necessità di evitare uno scontro che non gioverebbe a nessuno.

NO alla conta
NO alla blindatura
NO al ritorno all'unità di una generica sinistra
Potere al Popolo!
Siamo fortemente preoccupate e preoccupati rispetto al dibattito che si sta rovesciando su Potere al Popolo in questi giorni, a seguito della decisione presa a maggioranza dal coordinamento nazionale provvisorio di presentare due bozze di Statuto contrapposte. Pensiamo che chi ha rifiutato che la discussione potesse avvenire all’interno di un testo di Statuto condiviso, con proposte alternative sui nodi di mancata sintesi, rischi di esporre il progetto a una lacerazione. Statuto 1 contro Statuto 2 significa contarsi sulle differenze anziché lavorare a costruire una proposta quanto più condivisa; decidere a maggioranza su un testo che riguarda principi, finalità e regole in cui tutte e tutti dovrebbero potersi riconoscere; svilire il tanto che ci ha accomunato e ci accomuna dal novembre scorso. Un pessimo segnale all'interno e all'esterno, mentre siamo a un passaggio costitutivo importantissimo di un progetto a cui tutte e tutti crediamo sin dal suo lancio. Un passaggio di questo tipo ce lo eravamo immaginati spinto da entusiasmo collettivo e spirito unitario. E invece questa rischia di sembrare una conta interna tra aree già blindate di un qualsiasi congresso di un qualsiasi soggetto della sinistra.
E’ evidente che un progetto politico di rottura coi vecchi percorsi della sinistra finora falliti, innovativo ed efficace, richieda un confronto serrato sulle forme ed i contenuti, talvolta anche aspro. Ma sono necessari anche un impianto chiaro per una strategia di fase (e lo abbiamo nel manifesto politico), degli strumenti di politicizzazione del sociale e della conflittualità diffusa (e li abbiamo nelle centinaia di sedi e case del popolo) e uno sforzo di sintesi unitaria che dia a tutto questo respiro e speranza di successo. E su questo non possiamo che chiedere un supplemento di politica e di ricerca di regole condivisibili da tutte e tutti. Ripensandoci insieme, senza accuse per nessuno, ed evitando di imporre ai militanti di dividersi sulla conta sui due statuti quando invece sono uniti in tutte le lotte che Pap produce o a cui partecipa.
Auspichiamo una proposta di statuto unitaria. Perché ciò accada occorre non sostituire la discussione sulla politica con la discussione sulle regole. Il dibattito politico, dopo aver stabilito regole condivise, dovrà investire assemblee locali, coordinamenti e assemblee nazionali.
Gli Statuti quindi non possono essere strumenti per scavalcare un dibattito politico aperto, prima di arrivare ovviamente a necessarie sintesi o decisioni secondo le regole che ci daremo. Attraverso gli Statuti non si può blindare PAP come fosse un partito proprietario di qualcuno e non si può bloccare questo progetto nell’attesa di improbabili quarti poli che ci ancorerebbero di nuovo a quella sinistra storicamente sconfitta dalla propria incapacità di costruirsi nel conflitto sociale e fuori dalla subordinazione al centrosinistra.
Per un movimento politico-sociale che si chiama Potere al popolo! la sfida nell’Italia del 2018 dovrebbe essere questa: M5s, il movimento dei cittadini, e Lega, il partito del “prima gli italiani”, si autorappresentano come i soggetti che hanno ridato potere al popolo contro le élite e lo fanno con un consenso del 60%. Per chi come noi prova ad assolvere la funzione storica di ricostruire il blocco storico attraverso conflitto, mutualismo, costruzione di contropoteri, l’assillo dovrebbe essere contrastare l’egemonia del populismo di governo. Per noi che vogliamo ricostruire organizzazione, autorappresentazione e autocoscienza delle classi popolari, la domanda quotidiana dovrebbe essere come decostruire il meccanismo discorsivo che porta quelle stesse classi popolari a rappresentarsi passivamente, con click e like, nella retorica di un cambiamento che lascia accuratamente inalterati i rapporti di forza nella società.
Non ci serve quindi una conta interna, ma una discussione sulle nuove forme di organizzazione della lotta di classe nel neoliberismo. Pap ha svolto una funzione importantissima sotto diversi aspetti: la connessione di diverse forme dell’agire politico (partiti, sindacato conflittuale, lotte sociali e territoriali, movimenti, mutualismo e pratiche sociali); la “messa a progetto” di tante resistenze che agivano in maniera disgregata; la riattivazione di entusiasmo e energie militanti. Ha agito come vettore di connessione e attivazione, cioè con un movimento oggettivamente anticapitalista, dato che il neoliberismo agisce oggi fondamentalmente attraverso la disgregazione e la passivizzazione.
Ora, invece, rischiamo seriamente di distruggere l’opera nostra. Come può un progetto politico arrivare al proprio momento costituente con una contrapposizione frontale su quello che dovrebbe essere l’atto costitutivo? Come possiamo pensare di decidere a maggioranza l’insieme di regole in cui tutte e tutti dovremmo riconoscerci?
Vogliamo davvero riprodurre la classica dinamica congressuale schieramento-conta-spaccatura-esododimilitanti che tanto bene ha fatto al movimento operaio italiano, su un testo – appunto lo Statuto – che neanche le democrazie borghesi approvano a suon di maggioranze? Pensiamo davvero che sia utile alla funzione storica di contrastare il populismo di destra che ci sovrasta, di unire le classi popolari, dividerci fra noi attraverso la costruzione di un populismo interno e la reiterazione di un “noi e voi”?
La storia non ci assolverebbe.
Pensiamo che il coordinamento nazionale possa rivedere la decisione presa a maggioranza che si producessero due testi contrapposti (anziché la discussione su singoli punti di differenza nella cornice di un testo condiviso) esponendo l’intero progetto al rischio di una militarizzazione della discussione interna e ulteriori lacerazioni. Pensiamo che soprattutto le assemblee territoriali possano elaborare ipotesi di statuto e regole che superino in avanti la fotografia delle attuali differenze e non espongano il corpo collettivo a un meccanismo autodistruttivo di conta proprio nel momento costituente.
Pensiamo che le assemblee non debbano essere chiamate a schierarsi fra tifoserie, ma debbano lavorare a produrre attivamente proposte che superino l’attuale contrapposizione prodottasi nel coordinamento. In tal senso ci sentiamo impegnati e ci impegneremo, a partire da alcune considerazioni.
Una importante sfida organizzativa consiste nel produrre partecipazione ed efficacia nella sinergia tra le assemblee territoriali e l’uso della piattaforma Liquid Feedback; tra partecipazione e decisione in presenza, il cui valore riteniamo insostituibile, e attivazione e partecipazione online, necessaria dato che i tempi di vita non consentono a tutti e a tutte di partecipare in presenza: scrittura collettiva di documenti, l’apertura di forum di discussione, meccanismi decisionali che favoriscono la costruzione della decisione attraverso l’assunzione della proposta che “riceve meno dissensi”. No all’uso della piattaforma come un mero contatore sì/no, un misuratore del consenso tra testi o nomi contrapposti.
- Non pensiamo a Pap come a un marchio registrato, proprietà delle quattro organizzazioni (Ex-opg, Prc, Eurostop, Sinistra Anticapitalista) che ne detengono il simbolo e che ora si predisporrebbero a uno scontro (due contro due). Non è più rinviabile la socializzazione e democratizzazione dei mezzi di comunicazione (sito e social in primis). Pensiamo a Pap come un progetto aperto e fondato sulla partecipazione e sullo stesso potere decisionale di ogni militante.
- Pensiamo che sia un errore intendere questa fase costituente come passaggio da soggetto politico-sociale a partito che non si dichiara esplicitamente tale solo tatticamente: per non risultare incompatibile con altre organizzazioni, o perché poco trendy in epoca di antipolitica. Pensiamo che Pap strategicamente non debba organizzarsi come un partito. Se la unità di ciò che il neoliberismo ha diviso implica oggi il ripensamento della classica divisione dei compiti tra partito e sindacato, l’idea del partito unico o del sindacato unico di riferimento in questo momento non possono che riprodurre frammentazione fra organizzazioni.
- Allo stesso modo riteniamo che sia un errore tragico (e già ripetuto più volte in passato) pensare a Pap come a una delle tessere di un imprecisato “quarto polo”, ipotesi che già nella denominazione si fonda unicamente sulla lettura del quadro politico-istituzionale e che rappresenterebbe la riedizione dei già falliti tentativi di considerare l’unità della sinistra politica come condizione indispensabile per ricostruire il blocco sociale.
- Fuori dalla forma-partito e dalla forma-federazione, Pap ha invece una funzione di riconnessione di politico e sociale e di costruzione di una alternativa sociale e popolare allo stato di cose presente. Non solo nel contesto italiano, ma anche nel quadro europeo, Pap deve avanzare una proposta alternativa sia alla logica del “fronte progressista europeista” sia ai nazionalismi xenofobi imperanti, a partire dai contenuti della Dichiarazione di Lisbona. Dobbiamo rompere la logica dell’Europa neoliberista, e insieme l’idea che la soggettività della forza lavoro migrante possa essere divisa per linee nazionali, patrie, o tra migranti economici e richiedenti asilo.
Lavorare per l’autodeterminazione di donne, uomini e popoli nello spazio europeo è il nostro compito. Se davvero vogliamo far contare gli sfruttati e le sfruttate, lavorare a unire le proletarie e i proletari di tutti i Paesi, come ci suggeriva un signore barbuto, non contiamoci e dividiamoci fra di noi.
Imma Barbarossa Vincenzo Bellantoni Eleonora Forenza Dino Greco Tonia Guerra Rosario Marra Sandro Targetti


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