Pubblichiamo volentieri articolo apparso su Pisorno .it
Nel testo che segue non si parla quindi del fenomeno dell’immigrazione o degli «sbarchi» in quanto tali. Si parla del traffico internazionale di esseri umani e quindi del crimine contro ogni principio di umanità rappresentato dagli «imbarchi», punto terminale di una rete criminale internazionale. Questa è sempre esistita, ma si è rafforzata negli ultimi anni per ragioni che non sono sempre chiare avendo essa delle connivenze negli apparati statali dell’Italia e della Libia, in primo luogo, ma anche di Turchia, Spagna ecc., oltre ai paesi di provenienza. Per queste ragioni desidero dare la massima visibilità alla lettera che segue, di Fred Kuwornu, regista italiano di origini ghanesi, che dice con franchezza ciò che io penso da molto tempo e che le cifre dimostrano in maniera inoppugnabile: vale a dire che tutta questa storia umanitaria degli imbarchi/sbarchi è gestita da mafie nazionali e internazionali come traffico di esseri umani, una vera e propria «tratta» del XXI secolo.
Essa cominciò sfruttando l’emotività
psicologica provocata dai primi naufragi di gommoni (e forte è il
sospetto che essi fossero provocati ad arte) e proseguì come incentivo a
un esodo di massa dall’Africa e dall’Asia, violando tutte le norme
della civiltà, del rispetto della persona umana, della salvaguardia
della vita, creando traffici di prostituzione e nuovo schiavismo, e
danneggiando anche la condizione economica dei paesi di provenienza. So
di essere colpevolmente in ritardo, perché da tempo era arrivato
l’obbligo morale di gridare forte che tutti coloro che favoriscono in un
modo o in un altro il commercio degli imbarchi sono complici più o meno
preterintenzionali di questa rete criminale. Essa parte da paesi
lontani come il Bangladesh (che è il secondo gruppo etnico per quantità
di profughi in questa tratta camuffata da richiesta di asilo politico e
proprio il Bangladesh sta a dimostrare che l’asilo politico non c’entra
niente, è solo un pretesto), passa per l’Africa centrale e arriva alle
sponde del Mediterraneo. Che queste cose le dica un intellettuale di
origini ghanesi (e quindi africane) può forse aprire delle brecce nel
cervello della presunta area «progressista» che con le sue campagne
umanitarie sugli sbarchi non si rende conto di favorire gli imbarchi,
col loro triste seguito di morti o di gommoni fatti affondare
appositamente per suscitare la reazione umanitaria dei media.
Questo non significa che non si debbano accogliere tutti coloro che riescono ad arrivare sulle coste italiane: ciò è fuori discussione.
Ma significa che se non si vuole essere
moralmente corresponsabili delle morti per annegamento e del traffico
criminale che si svolge prima e dopo gli sbarchi, si deve impedire che
avvengano gli imbarchi, si deve cioè intervenire duramente e prima di
subito nei luoghi in cui ha origine la tratta. Ma per farlo non c’è
altra via che la distruzione fisica delle imprese criminali che
gestiscono il traffico…
Aggiungo che il governo attuale non dice nulla sulla politica dei rimpatri.
Questa è non solo cinica barbarie
(visti, al di là di altre considerazioni, anche i sacrifici finanziari e
rischi della vita che hanno corso queste povere vittime del traffico di
esseri umani), ma non si dice al contribuente che il costo medio
unitario per ogni rimpatrio si aggira intorno ai diecimila euro (incluso
il ritorno in prima classe in aereo dei due agenti di scorta previsti
per ogni povero diavolo rimpatriato)…
Per centinaia di milioni di persone, il
sogno di abbandonare l’Asia e l’Africa per raggiungere l’Europa è antico
quanto il colonialismo che ha impoverito questi continenti. Ma non è
antico, anzi è recentissima, la costruzione di una rete internazionale
che dietro il versamento di cifre altissime per la povera gente che le
paga, e a rischio della vita sui barconi, riesce a far entrare masse di
migranti in Europa, senza passare per le dogane, gli aeroporti e senza
documentazione. Agli inizi venivano chiesti dalle mafie del traffico
almeno 1.000 euro a persona (cioè una cifra mostruosa per i poveri
d’Asia e d’Africa), ma ora queste cifre sono in aumento (per il traffico
dalla Grecia si parla di quasi 3000 euro) oltre alle estorsioni prima
dell’imbarco di cui parla anche Fred Kuwornu. E chi dopo l’arrivo in
Libia (dopo settimane o mesi di sofferenze) non le può pagare o non può
pagare i supplementi richiesti, nell’impossibilità di tornare indietro
può vedersi ridotto allo stato di schiavitù nei campi profughi libici e
in altri lager gestiti da bande criminali e funzionari statali corrotti.
La prostituzione femminile è spesso l’ultima possibilità che rimane per
pagare le cifre richieste dai negrieri. E comunque è sempre la
prostituzione cheattende molte di queste donne una volta
«sbarcate» sulle coste italiane, quando vengono riprese in ostaggio da
altre reti criminali legate alle stesse reti che le hanno trasportate.
La differenza con il sogno del passato
di emigrare in Europa e la possibilità di realizzarlo concretamente è
stata data a un certo punto dalla prassi di accettare gli immigrati
purché arrivassero via mare, su barconi e altri mezzi di fortuna e non
tramite permessi consolari, aerei charter ecc. È stata una mossa (non
saprei dire fino a che punto voluta dal governo italiano di Renzi) che
ha fatto credere a centinaia di milioni di persone che quella dello
sbarco marittimo (camuffato da richiesta di asilo politico) fosse
finalmente la porta spalancata a chiunque per entrare in Europa. È stata
cioè una speranza rinfocolata artificialmente, quasi un invito a
mettersi in cammino (dal Bangladesh, dal Medio Oriente, dall’Africa
centrale ecc.) procurandosi con qualsiasi mezzo i 1.000 euro da pagare
alle bande criminali e disposti ad affrontare i rischi del viaggio.
Con l’intervento delle Ong quei rischi si sono ridotti al minimo e quindi anche l’afflusso è cresciuto a dismisura.
In questo senso le Ong sono state
complici «tecniche» della nuova tratta. E comunque ogni viaggio se lo
facevano pagare profumatamente (si parla di almeno 240.000 euro a
viaggio, ma ovviamente è difficile avere certezza sulle cifre, costi
accessori, tangenti ecc.). Spero però che nessuno creda più alla buona
fede di queste «agenzie di trasporti» che nulla hanno a che vedere con
lo spirito originario delle Ong che in alcuni casi e in alcuni paesi
ancora permane. Sulle illusioni di tanta povera gente hanno speculato le
bande criminali e la filiera addetta al trasporto marittimo.
Il tutto perché la nostra «civiltà» italiana ed europea non consente che chi è desideroso di immigrare in Europa lo faccia con un volo charter da meno di 100 euro a testa, sbarcando legalmente e civilmente all’aeroporto di Fiumicino.
No, la bestiale ricerca di denaro, di lavoratori o lavoratrici da super sfruttare col lavoro nero, dnuova manovalanza da reclutare a traffici di ogni genere, fa sì che l’entrata possa avvenire solo pagando le bande criminali, solo rischiando la vita, solo consegnandosi ad altre bande criminali attive in Italia e in Europa. Questa differenza i benpensanti nostrani sembrano non capirla, ma io la ripeto: perché non si entra gratis e legalmente da Fiumicino, invece che pagando le mafie e illegalmente dal mare? Invece di lamentarsi indignati ogni volta che un tentativo di sbarco si conclude tragicamente, invece di pensare ipocritamente solo al dramma degli sbarchi, si cominci a pensare al traffico degli imbarchi e si risponda alla mia domanda (che tra l’altro la gente comune già si pone da tempo, ovviamente senza ricevere risposte dalla nomenklatura politica). Ponendosi quella domanda, si comincerà a capire la natura mostruosa del crimine rappresentato dal traffico di esseri umani e dalla rete degli imbarchi. La ex pseudo sinistra, divenuta nel frattempo semplice massa d’opinione progressista, è totalmente in malafede col suo piagnisteo su chi muore durante i viaggi organizzati dai trafficanti di esseri umani. Non avendo più ideali di emancipazione sociale in cui credere, si affida al buonismo umanitario che, come spesso è accaduto nella storia dell’umanità (dalle riserve con vaccinazione antivaiolo per i nativi americani all’odierno traffico assistito di esseri umani) serve solo a nascondere il senso di colpa individuale e collettivo nei confronti di Paesi che sono stati rovinati proprio dalle politiche colonialistiche, prima, e imperialistiche, poi, di quegli stessi Stati dei quali ora si vorrebbe diventare sudditi.Il traffico di esseri umani, in risposta ad uno dei tanti articoli sull’immigrazione di Fred Kuwornu
- Il traffico di esseri umani nel mondo frutta 150 miliardi di dollari alle mafie, di cui 100 miliardi vengono dalla tratta degli africani.
- Ogni donna trafficata frutta alla mafia nigeriana 60 mila euro. Trafficandone 100mila in Italia, la mafia muove un giro di 600 milioni di euro all’anno.
Nessun africano verrebbe di sua volontà, se sapesse la verità su cosa lo attende in Europa. Non mi infilo nell’eterna guerra civile italiana basata su fazioni e non contenuti, ma da afrodiscendente italiano e immigrato ora negli Stati Uniti credo sia arrivato il momento di parlare e trattare l’immigrazione, o meglio la mobilità, come un problema e fenomeno strutturale che ha vari livelli e non come uno strumento per fare politica o da trascinarsi come i figli contesi di due genitori che li usano per il loro divorzio come arma di ricatto.
Secondo stime dell’ONU ogni anno sono trafficati milioni di esseri umani con una stima di guadagno delle mafie di 150 miliardi di dollari di fatturato ripeto 150 miliardi (le allego la news di AlJaazera non de Il Giornale o il Fatto Quotidiano). Io non so se lei ha mai vissuto o lavorato nell’Africa vera e che Africani conosce in Italia, o se da giornalista si informa su testate anche non italiane, ma il traffico di esseri umani con annessi accessori vari (bambini, organi, prostituzione) non è un fenomeno che riguarda solo l’Italietta dei porti si o porti no ma è un fenomeno globale che fattura alle mafie africane, asiatiche e messicane 150 e ripeto 150 Miliardi di dollari all’anno. Questi soldi poi non vengono certo redistribuiti alla popolazione povera di questi paesi ma usati per soggiogarla ancora di più con angheriogni genere, destabilizzarne i già precari equilibri politici, reinvestirli in droga e armi.
Si è mai chiesto perché, a parità di
condizioni di povertà e credenza che l’Europa sia una bengodi, quelli
che arrivano da Mozambico, Angola, Kenya sono pochissimi, o quelli che
arrivano dal Ghana (il Ghana che è il mio Paese d’origine ha un PIL del
7% e una situazione di assenza di guerre e persecuzioni) provano a
venire? Perché esiste una cosa chiamata Mafia Nigeriana che pubblicizza
nei villaggi che per 300 euro in 4 settimane è possibile venire in
Italia e da lì se vogliono andare in altri Paesi Europei. Salvo poi
fregarli appena salgono su un furgone aumentandogli all’improvviso la
fee di altri 1000$, la quale aumenta di nuovo quando arrivano in Libia,
dove gliene chiedono altri 1000$ per la traversata finale. Il tutto non
in 4 settimane come promettono, ma con un tempo di attesa medio di un
anno.
In tutto questo ci aggiungo minori che
vengono affidati a donne che non sono le loro veri madri e che poi
spariranno una volta sistemate le cose in Europa e di centinaia di donne
che saranno invece dirottare a fare le prostitute, ognuna delle quale
vale 60mila euro d’incasso per la mafia stessa. Solo trafficandone
100.000 verso l’Italia la mafia nigeriana muove un giro di affari di 600
milioni di euro all’anno. A questo si somma quello che perde l’Africa:
risorse giovani. Ho conosciuto ghanesi che hanno venduto il taxi o le
proprie piccole mandrie per venire in Europa e ritrovarsi su una strada a
elemosinare o a guadagnare 3 euro all’ora se gli va bene, trattati come
bestie, e che non riescono neanche a mettere ovviamente da parte un
capitale come era nei loro progetti. E anche se desiderano tornare non
lo faranno mai per la vergogna perché non saprebbero cosa dire al
villaggio, non saprebbero come giustificare quei soldi spesi per
arrivare in Europa, anzi alimentano altre partenze facendosi selfies su
facebook che tutto va bene per non dire la verità, per vergogna, e
quindi altri giovani (diciottenni, non scolarizzati) cercano di venire
qui perché pensano che sia facile arricchirsi.
Che senso ha sostenere che questo traffico di schiavi e questa truffa criminale della mafia nigeriana, come quelle asiatiche in Asia, deve continuare? A chi fa bene? Non fa bene al continente africano, non fa bene al singolo africano arrivato qui perché al 90 per cento entra in clandestinità e comunque non troverà mai un lavoro dignitoso, non fa bene all’Italia, che non ha le risorse economiche e culturali per gestire e sostanzialmente mantenere tante persone che non possano contribuire, specialmente in un Paese dove il 40% dei coetanei di questi giovani africani è già senza un lavoro, e non fa bene neanche all’immagine che l’europeo ha dell’africano perché lo vede sempre come una vittima, un povero, un soggetto debole.
Questo da africano, ma anche essere umano, è l’atteggiamento più razzista che ci sia, oltre che colonialista, perché non aiuta nessuno se non le mafie e chi lavora in buona o malafede in tutto questo indotto legato alla prima assistenza. Con 5 mila dollari è più facile aprire una piccolattività in molti Paesi dell’Africa che venire qui a mendicare, e se solo fosse veramente chiaro e divulgato questo concetto il 90 per cento delle persone non partirebbe più probabilmente neanche in aereo per l’Italia. Specialmente chi ha forse la quinta elementare e 20 anni. Non è lo stesso tipo d’immigrazione di 30 anni fa dove molti erano anche 30enni, alcuni laureati, ma molti con diploma superiore e comunque trovavano lavori nelle fabbriche e in situazioni dignitose.
Non conosco la situazione delle ONG che
si occupano dell’assistenza marittima, ma conosco benissimo quelle che
operano in Africa e la maggioranza sono solo un sistema parassitario.
Per i maggiori pensatori Africani e veri leader politici una delle prime
cose da fare è proprio cacciare dall’Africa tutte le ONG perché seppure
il personale che ci lavora è in buonafede, i giovani volontari, il
sistema ONG serve a controllare e destabilizzare l’Africa da sempre,
oltre che creare sudditanza all’assistenza, senza contare il giro
finanziario di donazioni e sprechi fatti dalle ONG per mantenere
dirigenti sfruttando l’immagine del povero bambino africano. Basta con
questo modo di pensare controproducente, razzista e ignorante. Sarebbe
curioso vedere qualcuna di queste ONG fare iniziative a Scampia mettendo
nelle pubblicità le foto di qualche bambino napoletano. Siamo stanchi
di questa strumentalizzazione che fate su questo tema per i vostri
motivi ideologici o le vostre battaglie di fascisti o antifascisti sulla
pelle di un continente di cui conoscete poco o che avete romanticizzato
e idealizzato e che usate per mettere a posto la vostra coscienza o
lenire i sensi di colpa del vostro status privilegiato. E’ ora di fare
analisi serie e porre in campo soluzioni concrete vincenti, non di
avvelenare i pozzi di un partito o dell’altro, perché chiunque vinca
perde l’Africa.
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