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martedì 24 gennaio 2017

FERRERO :NON FARO' IL SEGRETARIO MA LA LINEA RESTA

Oggi è apparsa l'intervista su Il Manifesto dell'attuale segretario PRC Paolo Ferrero dove vengono spiegate le ragioni delle dimissioni alla vigilia del prossimo X Congresso Nazionale del partito.
Un'intervista che affronta le solite tematiche dal  mandato di segretario, alle varie scissioni e scelte del partito sino ai leader storici che lo hanno preceduto.
Cogliamo l'occasione per pubblicare il post apparso oggi sulla pagina facebook di Marco Sferini membro della segreteria provinciale savonese PRC e responsabile organizzazione che riassume brevemente posizioni e pensieri che riteniamo comuni a tanti compagni e compagne compreso il nostro circolo padernese.

L'AUTORIGENERAZIONE COMUNISTA
Nel giorno in cui esce pubblicamente una intervista dove il compagno Paolo Ferrero  afferma di non volersi più ricandidare alla segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, penso sia importante una riflessione in merito.
In questi anni abbiamo subìto contingenze molto forti che hanno condizionato la speranza di molte compagne e molti compagni di poter riaffermare una forza comunista in Italia, una forza di alternativa che provasse a rimanere tale e, al contempo, ricercasse un contesto unitario che, io credo, non debba solo fondarsi su un piano elettoralistico ma soprattutto trovi scopo e nuova linfa da un reinsediamento sociale di cui esiste un vicendevole bisogno di interazione e di sviluppo culturale e politico al contempo.
Questo scoramento ha fatto allontanare da Rifondazione Comunista e da molte altre forze politiche, anche non propriamente di sinistra, un gran numero di semplici iscritti, di partecipanti attivi (la parola "militante" mi dà sempre un po' fastidio perché mi ricorda le forze armate; vi chiedo scusa ma sono allergico la militarismo...) e ha costretto chi è rimasto ad una coraggiosa resistenza per l'esistenza, per la sopravvivenza di un progettocomunista concreto in Italia, nel contesto europeo del Gue/Ngl, in collegamento con le altre esperienze, anch'esse in crisi di rappresentanza e di rappresentatività, nei diversi contesti del Vecchio Continente.
Forse sono tra i pochi che sperava in una permanenza di Paolo Ferrero alla segretaria nazionale del Partito. Non per motivi di empatia personale e, quindi, di apprezzamento anche di un suo lato caratteriale "simpatico", ma per la generosità dell'impegno messo da un segretario che in questi anni ha, in mezzo a mille critiche - spesso a veri e propri attacchi frontali, persino personali -, ha risposto proponendo al PRC una linea di necessaria esistenza e lo ha fatto difendendo l'autonomia di un Partito in questa fase piccolo, depredato dalle scissioni filo-governiste che si sono succedute nel tempo e che hanno indebolito la "casa comune".

Mi sembra che il gesto di oggi, che esce dall'intervista a "il manifesto", sia frutto di una decisione profondamente politica che spinge Rifondazione Comunista a reinventarsi, a provare a ricamminare sulle sue gambe senza l'aiuto di chi l'ha sorretta in una deambulazione incerta e che, commettendo anche errori e imprudenze - cito Rivoluzione Civile, ad esempio, riflettendo sul fatto che in quel dato momento non era possibile fare altrimenti... - ci ha consentito di rimanere, nel bene e nel male, la forza a sinistra del PD più organizzata, con più iscritti e partecipanti attivi.
La crisi della partecipazione sarà un elemento centrale del X Congresso nazionale, associata alla crisi della riconoscibilità di un partito comunista come soggetto di cambiamento e interpretazione del disagio dei lavoratori, dei precari, del proletariato moderno, di tutti gli sfruttati che si fermano alla protesta anti-casta e non vedono la lotta di classe che si esprime nelle politiche di aggressione del liberismo al lavoro con quel capolavoro di attaco al mondo del lavoro e del non-lavoro che è il Jobs act.
Per questo, molto semplicemente, credo che l'intera comunità di Rifondazione Comunista, al netto delle critiche e dell'avversarismo incrostato di alcuni, possa dire al suo segretario uscente che proverà a camminare con l'impegno di costruire un nuovo gruppo dirigente a tutti i livelli: dai circoli al nazionale.
Ricostruzione organizzativo-scolastico-intellettuale del Partito e rilancio sociale della rifondazione
comunista sono l'unico asse attorno al quale possiamo  augurarci di ridare consistenza ad un progetto che è ancoragiovane e che non può chiudersi viste le aperte contraddizioni capitalistiche in atto.



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