Passati svariati mesi dall'estate 2016, abbiamo chiesto un aggiornamento sulla questione migranti di Como a Fabrizio Baggi Prc che sappiamo difficile nonostante i continui appelli di intervento rivolti alle istituzioni dall'associazione Como senza Frontiere . Purtroppo l'arrivo del freddo rappresenta sempre un ostacolo in piu' alla già precaria situazione in cui vengono a trovarsi queste persone troppo spesso dimenticate da chi dovrebbe occuparsene in modo civile.
A quattro mesi dall’apertura del “campo governativo “ di CRI e Prefettura la situazione che si trovano a vivere le persone che hanno scelto di utilizzarlo è tutt’altro che facile.
Partendo dal presupposto che, allo stato attuale delle cose, solo minori, donne e nuclei familiari (marito, moglie e figli) hanno la possibilità di accedervi
ed il risultato è che, dopo un lungo periodo di sovraffollamento oggi
abbiamo un campo utilizzato per metà e ed una cinquantina di persone che
ogni notte cercano un riparo di fortuna. Prima dell’arrivo del grande
freddo nei luoghi nascosti della città contrastati dalla repressione
delle forze dell’ordine che doveva impedire la formazione di “bivacchi” o “accampamenti improvvisati” ;
poi nella solita ed indipendente parrocchia di Rebbio accompagnati
gruppi di volontari che ogni notte fanno delle ronde definite
“solidali”.
Contro le nostre aspettative, e venendo meno a tutte le garanzie che
le istituzioni avevano dato oggi il campo rivela la sua unica funzione
ovvero ristabilire il “decoro urbano”, sgomberare la stazione
San Giovanni e nascondere i migranti dalla vista e dalla memoria della
cittadinanza lariana.
Nessuna iniziativa di integrazione viene svolta nel campo gestito da
CRI, bensì solamente all’esterno e, ancora una volta, esclusivamente su
base volontaria. In uno spazio di una ex circoscrizione due volte alla
settimana si tengono lezioni di lingua italiana e momenti di
intrattenimento musicale accostati al rito del the.
Sempre su base volontaria vengono svolti servizi importanti quali il sostegno psicologico da parte di Medici Senza Frontiere e l’assistenza legale da parte dell’Osservatorio Giuridico per i Diritti dei Migranti.
Ancora una volta è da segnalare una fortissima mancanza di intervento
da parte del’amministrazione comunale a guida PD che dovrebbe
rielaborare un piano politico globale per far si che una città di
frontiera come la nostra sia pronta ad accogliere, integrare ed aiutare
le persone in transito. Infine dovrebbe prendere una posizione sulla
barbara pratica delle deportazioni.
Altro gravissimo problema che il campo ha dimostrato di non saper (o
voler) risolvere è quello della gestione dei minori non accompagnati.
Il DL 18 agosto 2015/n°142 che disciplina le misure di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati prevede che in presenza di arrivi consistenti e ravvicinati vengano disposte strutture ricettive temporanee apposite.
Questo a Como non avviene ed all’interno del campo convivono adulti e
moltissimi ragazzi minorenni creando così spiacevoli situazioni fino ad
arrivare alle tragedie appena sfiorate quali il tentato suicidio
di una ragazzo di sedici di qualche settimana fa che non appena uscito
dall’ospedale è stato reintrodotto nel campo.
La Rete Como Senza Frontiere
ha fatto richiesta al Comune, circa un mese fa, di mettere a
disposizione uno spazio per implementare il servizio dei dormitori
cittadini i cui posti erano insufficienti già prima dell’emergenza migranti. In questo modo nessun migrante correrebbe
il rischio di morire assiderato come stava per succedere già un paio di
volte dall’inizio del freddo invernale.
Ad oggi non è ancora stata data risposta perché la politica
del Comune ed anche delle associazione che come Caritas dovrebbero
occuparsi di accoglienza sembra essere quella di fornire un servizio il
più scadente possibile (o di non fornirlo affatto) per disincentivare
gli arrivi e scoraggiare le persone in transito.
Questa situazione non è da imputare soltanto alla nostra città ma è
la lampante conseguenza di una politica migratoria italiana ed europea
che considera i migranti dei numeri e che permette la libera
circolazione dei capitali ma non delle persone.
Como, 11 gennaio 2017
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