Partiranno da fine mese a novembre inoltrato le numerose iniziative che ricorderanno il centenario della rivoluzione d'ottobre. Un momento non solo costituito da ricordi passati ma anche da
una riflessione su cio' che siamo oggi, dopo tutto quello che ne è conseguito da quel lontano 1917.
In particolar modo, i circoli milanesi e della provincia saranno coinvolti per un'irrinunciabile appuntamento dove il dibattito ed il confronto otterranno ampi spazi.
In questi giorni il blog quipadernodugnano ha pubblicato la riflessione del sen.Mario Tronti, noi riprendiamo il post della compagna russa Galia mentre come circolo saremo presenti il giorno 6 novembre 2017 ore 20.00 a S.Giuliano M.se- Circolo PRC Lenin ed il giorno 10 novembre 2017 ore 20.00 al Circulin di Arluno assieme a tutta la federazione PRC di Milano.
Noi vogliamo trasformare il mondo. Vogliamo mettere fine alla guerra
imperialista mondiale, nella quale sono coinvolte centinaia di milioni
di uomini ed alla quale non si potrà mettere fine con una pace
davvero democratica senza la più grandiosa rivoluzione che la storia
dell'umanità conosce: la rivoluzione proletaria." (V.I. Lenin, aprile
1917).
La Grande Rivoluzione d’Ottobre risvegliò l'entusiasmo e la
speranza tra i proletari ed i lavoratori del mondo, e suscitò anche uno
smisurato odio delle classi capitaliste, della reazione, contro il
partito bolscevico ed i suoi prestigiosi dirigenti. Fu una rivoluzione
senza precedenti nella storia dell'umanità, una rivoluzione che
"sconvolse il mondo”.
In Russia, la rivoluzione portò a termine la
creazione non solo di uno Stato e di un governo differenti, ma anche di
un'autentica civiltà, una forma di vita superiore (la socializzazione e
collettivizzazione), un'organizzazione nazionale basata sull'uguaglianza
e la libertà dei popoli, ed una fioritura culturale e scientifica che
sbalordì il mondo.
L'URSS fu per decenni un fattore decisivo nella
storia umana; riuscì a consolidare una ferra unità popolare che le
permise di superare con successo le dure prove che dovette affrontare:
la guerra civile, l'intervento imperialista, la collettivizzazione e
l’industrializzazione, la guerra di sterminio e d’invasione perpetrata
dalle orde hitleriane istigate dalle cosiddette democrazie occidentali;
la spettacolare ricostruzione del paese nel del paese nel dopoguerra, ecc.
Tra le molte esperienze e lezioni che
ci offre la Rivoluzione d’Ottobre, dell'attività del primo Stato
socialista della Storia, c’è la messa in pratica dell'internazionalismo
proletario, sintetizzato nella famosa e risoluta parola d’ordine
formulata nel Manifesto del Partito Comunista: "Proletari di tutti i
paesi, unitevi!". Internazionalismo attivo, non parola vuota come quella
dei socialdemocratici e di altri. Il Potere sovietico l'applicò in
Russia in forma chiara e convincente, fece dell'impero zarista un'unione
di Repubbliche con l'adesione volontaria dei popoli delle sue numerose
nazionalità.
La stessa URSS ricevette quell’Internazionalismo nella
sua lotta contro la coalizione imperialista, collegata coi kerenskisti,
che nei primi mesi della Rivoluzione pretesero di soffocarla scatenando
una crudele guerra civile. I marinai della flotta francese del Mar Nero
che, sotto la guida del comunista Marty, si rifiutarono di attaccare
l'URSS, sono una dimostrazione di tale internazionalismo il quale, come
indica il suo nome unito alla parola proletario, deve regolare le
relazioni tra i partiti fratelli, su un piano di uguaglianza, tenendo in
conto lo sviluppo ineguale, tanto nelle questioni organizzative che in
quelle politiche.
L'internazionalismo ha non solo manifestazioni congiunturali più o menograndiose, come furono per esempio le Brigate Internazionali nella lotta
contro il nazifascismo in Spagna, ma deve anche avere forme
organizzative. Così lo intesero Marx, Engels, Lenin, Stalin e tutti i
grandi rivoluzionari. A seguito alla Rivoluzione di Ottobre, Lenin ed i
bolscevici organizzarono la III Internazionale, nella quale, tra le
altre responsabilità, si stabilì la formazione di partiti bolscevichi,
marxisti-leninisti diremmo oggi, in tutti i paesi.
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