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lunedì 12 gennaio 2015

Ricordando Francesco Rosi




Il 10 gennaio 2015 è scomparso all'età di 92 anni il grande regista e sceneggiatore italiano Francesco Rosi, senza ombra di dubbio uno dei cineasti maggiormente capaci di leggere la realtà e denunciarne le contraddizioni, proseguendo idealmente il messaggio del cinema neorealista e diventando di fatto portabandiera del film d'inchiesta.
Con i suoi lavori ha raccontato un secolo di storia italiana, scandali, corruzione e piaghe della nostra società anticipando i tempi, senza veli né censure. Tra i titoli maggiormente significativi spiccano “Il Caso Mattei”, “Uomini Contro”, “Cristo si è fermato a Eboli”, “Salvatore Giuliano”, “La tregua” e “Le mani sulla città”, del 1963, in cui diresse Rod Steiger. La pellicola fu premiata con il Leone d'Oro al Festival di Venezia e la ricorderemo per sempre come manifesto ideale del suo stile e del suo particolare modo di coniugare cinema e denuncia. Egli trattò con coraggio le collusioni esistenti tra i diversi organi dello Stato e lo sfruttamento edilizio a Napoli.
Purtroppo, nonostante tutti i titoli sopracitati, sentiremo comunque la mancanza di un film su Che Guevara, Fidel Castro e la rivoluzione Cubana rimasto nel cassetto di Rosi, che sicuramente sarebbe stato un capolavoro e avrebbe fornito un’interessante chiave di lettura storica e sociale di quel Paese.
Attore prediletto di Rosi fu Gian Maria Volontè; insieme scrissero alcune delle pagine più importanti del cinema italiano e seppero raccontare con realismo e incisività storie di piccole miserie e di grande umanità.
A riassumere il pensiero di Rosi ci pensa il regista stesso in un’intervista di anni fa, in cui Curzio Maltese gli fece notare che i suoi film avrebbero dovuto essere proiettati a scuola in quanto perfetti per raccontare il sistema, al che egli rispose:


«In effetti quei film hanno anticipato ciò che è poi successo nel Paese. E sono ancora attuali. Quando mi chiedono: non ti viene voglia di fare un film sull’Italia di oggi, su ciò che sta succedendo? Io rispondo che questi argomenti li ho trattati per tempo. Non avrebbe senso ripetersi. Bisogna andare avanti. Bisogna cercare di capire come si può uscire da questa specie di baratro nel quale siamo finiti».

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