Natale alle porte,nonostante una crisi che è ormai la nuova realtà , arriva puntuale il caos con la gente catapultata nell'acquisto di cibo e beni da regalare in una giornata che in tanti altri paesi sarà vissuta in mezzo a guerre ,fame, emarginazione. Anni fa si diceva che a Natale si era tutti piu' buoni, l'eterna favoletta da raccontare, smentita poi il giorno successivo da una realtà ben diversa.
La nostra esportazione di guerra e morte non cessa e probabilmente non cesserà, le politiche di pace non vengono prese in considerazione cosi' le immagini di sofferenza che vediamo risultano sempre le stesse: bambini, soldati, bombardamenti,morte,distruzione,assieme ai barconi di disperati che fuggono e che nessuno vuole; ecco la macchina della guerra, la fiorente industria che ci lascia sopravvivere nel nostro piccolo orizzonte incantato dove ancora fame e disperazione arrivano solo a sfiorarci. Eppure abbiamo bisogno di pace,se ne parla poco non si affronta mai seriamente un'argomento che vorrebbe dire applicare seriamente un articolo della nostra Costituzione, poichè il rischio che oramai stiamo correndo è quello dell'abitudine alle immagini di guerra assieme alla rassegnazione del non poter fare nulla.
Non a caso riprendiamo dal blog Corpicivilidipace il principio dell' accoglienza e tolleranza, la base per poter parlare ed introdurre argomenti come l'educazione alla pace, materia a cui non si è piu' abituati.
"Proprio dall'UNESCO, infatti, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per
l'Istruzione, la Scienza e la Cultura, è partita, ormai più di venti
anni fa, la iniziativa della “Dichiarazione sul Principio di
Tolleranza”, che l'organizzazione ha adottato in occasione della
Conferenza Generale del 16 Novembre 1995, e con la quale essa ha inteso
ed intende lanciare un richiamo, un monito e una chiamata all'impegno,
tanto alle autorità quanto ai popoli, ad agire e mobilitarsi per gli
ideali e i valori della convivenza: una convivenza declinata in senso
attivo, fonte di eguaglianza e inclusione.
Non a caso, infatti,
come recita in Preambolo, «l’attuale crescita dell’intolleranza, della
violenza, del terrorismo, della xenofobia, del nazionalismo aggressivo,
del razzismo, dell’antisemitismo, dell’esclusione, della emarginazione e
della discriminazione, nei confronti delle minoranze nazionali,
etniche, religiose e linguistiche, dei rifugiati, dei lavoratori e dei
migranti, degli immigrati e dei gruppi vulnerabili», nonché «l’aumento
degli atti di violenza e di intimidazione ai danni di persone che
esercitano la propria libertà di opinione e di espressione»
costituiscono comportamenti «che minacciano il consolidamento della pace
e della democrazia, sia a livello nazionale, sia a livello
internazionale, e che costituiscono altrettanti ostacoli allo sviluppo».
Sin dall'inizio, cioè, sono individuati esplicitamente, nei grandi e
tragici capitoli della discriminazione, del fanatismo,
dell'intolleranza, dell'antisemitismo e del razzismo, i mali che, tra
gli altri, alimentano conflitti e segregazioni e attraversano
imperiosamente il nostro tempo, imponendo una risposta civile e sociale.Ma non c'è solo questo: c'è, in particolare, da attrezzare una risposta,
che non può non basarsi sul terreno educativo, della formazione delle
giovani generazioni e della maturazione delle coscienze, e non può, al
tempo stesso, non alimentarsi di percorsi effettivi e concreti di
eliminazione delle diseguaglianze e di contrasto alla povertà in tutte
le sue forme, nella consapevolezza, ribadita peraltro anche da numerosi
passaggi della conferenza in S. Tommaso, che la pace non possa essere
declinata come un ideale irenico e astratto, né possa limitarsi alla
sola, fin troppo comoda e funzionale, «assenza della guerra», ma debba
essere invece declinata in una maniera più completa ed esigente, come
costruzione di relazioni sociali improntate alla libertà e alla
giustizia, insieme, come superamento delle condizioni materiali e
sociali che alimentano la separazione nelle nostre società, come
occasione, e cioè in positivo, di «pace positiva», di costruzione attiva
della pace.
Lo ribadisce, in un passaggio successivo, ancora la
Dichiarazione, quando puntualizza che non si può intendere il
“principio di tolleranza” come “concessione”, “accondiscendenza”,
“compiacenza”; bensì sottolinea, all'art. 1, che «la tolleranza è un
atteggiamento attivo, animato dal riconoscimento dei diritti universali
della persona umana e delle libertà fondamentali dell’altro. In nessun
caso la tolleranza potrà essere invocata per giustificare attentati a
tali virtù fondamentali». In questo senso, attivo, essa può porsi a
fondamento delle società democratiche e pluralistiche e concorrere alla
prevenzione della violenza e alla costruzione di un ordine fondato
appunto su “pace con giustizia”.
Gianmarco Pisa PRC Napoli che abbiamo incontrato lo scorso anno , da anni si occupa di questa tematica ed attraverso il suo blog ci aggiorna su quanto sia importante la politica di pace cosi' troppo spesso accantonata ed usata in occasioni d'obbligo come quella natalizia. Che sia un Buon Natale per tutti pensando alla pace, alla tolleranza, all'accoglienza piu' spesso poichè non è mai abbastanza in un mondo dove la violenza ha sempre piu' spazio.
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