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venerdì 23 dicembre 2016

NATALE E LA PACE

Natale alle porte,nonostante una crisi che è ormai la nuova realtà ,  arriva puntuale  il caos con la gente catapultata nell'acquisto di cibo e beni da regalare in una giornata che in tanti altri paesi sarà vissuta in mezzo a guerre ,fame, emarginazione. Anni fa si diceva che a Natale si era tutti piu' buoni, l'eterna favoletta da raccontare, smentita poi  il giorno successivo da  una  realtà  ben diversa.
La nostra esportazione di guerra e morte non cessa e probabilmente non cesserà, le politiche di pace non vengono prese in considerazione cosi' le immagini di sofferenza che vediamo risultano sempre le stesse: bambini, soldati, bombardamenti,morte,distruzione,assieme ai barconi di disperati che fuggono e che nessuno vuole; ecco la macchina della guerra, la fiorente industria che ci lascia sopravvivere nel nostro piccolo orizzonte incantato dove ancora fame e disperazione arrivano solo a sfiorarci. Eppure abbiamo bisogno di pace,se ne parla poco non si affronta mai seriamente un'argomento che vorrebbe dire applicare seriamente un articolo della nostra Costituzione, poichè il rischio che oramai stiamo correndo è quello dell'abitudine alle immagini di guerra assieme alla rassegnazione del non poter fare nulla.
Non a caso riprendiamo dal blog Corpicivilidipace il principio dell' accoglienza e tolleranza, la base per poter parlare ed introdurre argomenti come l'educazione alla pace, materia a cui non si è piu' abituati.
"Proprio dall'UNESCO, infatti, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Istruzione, la Scienza e la Cultura, è partita, ormai più di venti anni fa, la iniziativa della “Dichiarazione sul Principio di Tolleranza”, che l'organizzazione ha adottato in occasione della Conferenza Generale del 16 Novembre 1995, e con la quale essa ha inteso ed intende lanciare un richiamo, un monito e una chiamata all'impegno, tanto alle autorità quanto ai popoli, ad agire e mobilitarsi per gli ideali e i valori della convivenza: una convivenza declinata in senso attivo, fonte di eguaglianza e inclusione.
Non a caso, infatti, come recita in Preambolo, «l’attuale crescita dell’intolleranza, della violenza, del terrorismo, della xenofobia, del nazionalismo aggressivo, del razzismo, dell’antisemitismo, dell’esclusione, della emarginazione e della discriminazione, nei confronti delle minoranze nazionali, etniche, religiose e linguistiche, dei rifugiati, dei lavoratori e dei migranti, degli immigrati e dei gruppi vulnerabili», nonché «l’aumento degli atti di violenza e di intimidazione ai danni di persone che esercitano la propria libertà di opinione e di espressione» costituiscono comportamenti «che minacciano il consolidamento della pace e della democrazia, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, e che costituiscono altrettanti ostacoli allo sviluppo». Sin dall'inizio, cioè, sono individuati esplicitamente, nei grandi e tragici capitoli della discriminazione, del fanatismo, dell'intolleranza, dell'antisemitismo e del razzismo, i mali che, tra gli altri, alimentano conflitti e segregazioni e attraversano imperiosamente il nostro tempo, imponendo una risposta civile e sociale.Ma non c'è solo questo: c'è, in particolare, da attrezzare una risposta, che non può non basarsi sul terreno educativo, della formazione delle giovani generazioni e della maturazione delle coscienze, e non può, al tempo stesso, non alimentarsi di percorsi effettivi e concreti di eliminazione delle diseguaglianze e di contrasto alla povertà in tutte le sue forme, nella consapevolezza, ribadita peraltro anche da numerosi passaggi della conferenza in S. Tommaso, che la pace non possa essere declinata come un ideale irenico e astratto, né possa limitarsi alla sola, fin troppo comoda e funzionale, «assenza della guerra», ma debba essere invece declinata in una maniera più completa ed esigente, come costruzione di relazioni sociali improntate alla libertà e alla giustizia, insieme, come superamento delle condizioni materiali e sociali che alimentano la separazione nelle nostre società, come occasione, e cioè in positivo, di «pace positiva», di costruzione attiva della pace.

Lo ribadisce, in un passaggio successivo, ancora la Dichiarazione, quando puntualizza che non si può intendere il “principio di tolleranza” come “concessione”, “accondiscendenza”, “compiacenza”; bensì sottolinea, all'art. 1, che «la tolleranza è un atteggiamento attivo, animato dal riconoscimento dei diritti universali della persona umana e delle libertà fondamentali dell’altro. In nessun caso la tolleranza potrà essere invocata per giustificare attentati a tali virtù fondamentali». In questo senso, attivo, essa può porsi a fondamento delle società democratiche e pluralistiche e concorrere alla prevenzione della violenza e alla costruzione di un ordine fondato appunto su “pace con giustizia”.
Gianmarco Pisa  PRC Napoli che abbiamo incontrato lo scorso anno , da anni si occupa di questa tematica ed attraverso il suo blog ci aggiorna su quanto sia importante la politica di pace cosi' troppo spesso accantonata ed usata in occasioni d'obbligo come quella  natalizia. Che sia un Buon Natale per tutti pensando alla pace, alla tolleranza, all'accoglienza piu' spesso poichè non è mai abbastanza in un mondo dove la violenza ha sempre piu' spazio.



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