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martedì 26 luglio 2016

GIOVANNI PESCE E PADERNO DUGNANO

Il 27 luglio 2007 ci lasciava Giovanni Pesce comandante partigiano e politico italiano.
La città di Paderno Dugnano ha reso omaggio a questo combattente per la libertà dedicandogli una via ,cosa a cui  Milano non ha ancora provveduto nonostante i numerosi appelli dell'Anpi provinciale.
Noi ricordiamo la giornata trascorsa assieme alla figlia Tiziana e riportiamo uno stralcio tratto da un'intervista in cui Giovanni Pesce nome di battaglia Visone , racconta i terribili momenti che molti giovani piu' di 70 anni fa si trovarono ad affrontare.

Giovanni Pesce racconta il momento terribile della prima azione, quando l'ordine del Comando arriva. E l'ordine è: uccidere un fascista. "Marco non sta bene", mi dice la donna porgendomi un pezzo di sapone. È la parola d'ordine. Ora so chi è." Il fascista da uccidere ha un nome e un volto. "Devo giustiziare un maresciallo della milizia, Aldo Mores", responsabile della deportazione di oltre settanta patrioti. Il garibaldino coraggioso vacilla. "Questa è un battaglia solitaria, penso. Tu, solo con la tua coscienza e le tue pene." Ma deve accettare questo compito spietato, cui non era abituato: "In Spagna e in montagna il nemico si affrontava in combattimento: faccia a faccia."
Racconta: "L'assassino di tanti miei compagni è lì. Faccio un passo, mi appoggio allo stipite della porta, fingo di raccattare qualcosa. Non ce la faccio - penso - non ce la faccio. È proprio paura. Mi trovo all'aperto, sollevato e furibondo. Adesso dovrò mentire. "Il maresciallo non c'era", dico ad Antonio, "torneremo domani". E "domani" lo ucciderà, il fascista che deve morire. "Lo vedo. Sparo con tutte e due le pistole. Mentre l'uomo si piega, esco rapidamente, intasco le armi e inforco la bicicletta."
Saranno tante le azioni firmate dal comandante "Ivaldi" e dai suoi gappisti, i fascisti rispondono con arresti e fucilazioni, sulla testa di Pesce pende l'ottava taglia per chi lo avesse "catturato vivo o morto"; e lì intorno, per esempio a Barge, si è scatenato l'inferno, "truppe scelte di Salò e forze d'assalto tedesche avevano rastrellato tutta la zona per fare piazza pulita dei ribelli". Ilio Barontini gli insegna come si fabbricano le bombe; e le bombe fatte in casa dei ragazzi di Pesce lasceranno parecchi segni nei sabotaggi, negli assalti alle caserme, nei colpi inferti alla macchina da guerra del nemico.
In og
via,

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