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giovedì 7 luglio 2016

EMMANUEL E LA FOLLIA RAZZISTA

Un secolo fa nelle Americhe oggi definite tanto democratiche si moriva , si veniva torturati per il colore della propria pelle dopo anni di schiavitu'.
Ieri in Italia  a Fermo nelle Marche un giovane nigeriano muore per aver tentato di difendere la moglie dalle ingiurie di un fanatico razzista e lo sconcerto non basta piu'. Il ritorno ad episodi di violenza è una strada che l'intera Europa pare avere imboccato da molti anni. Le politiche di solidarietà praticamente assenti non sono in grado di affrontare l'ondata di immigrati che sta attraversando l'intero continente ed i movimenti xenofobi a cui molti cittadini fanno riferimento incitano all'odio del diverso nel modo piu' sfrenato. Cio' accade anche per chi rappresentanta qualcosa di diverso, qualcosa che deve essere eliminato come rifiuto della società e lo si nota con i numerosi casi in aumento di omofobia.
Emmanuel è solo uno dei tanti che ha cercato un rifugio sicuro in un luogo che forse non lo era poi cosi' tanto e dove l'indifferenza ha raggiunto il cuore di tanti. La vergogna di questa società dove il denaro occupa sempre il primo posto non puo' che essere il frutto del profitto, della supremazia dell'uomo sull'uomo a discapito della socializzazione e della solidarizzazione.
Mancanze che portano solo distruzione e nuovi conflitti sociali difficili poi da sanare assieme ad un cambiamento che in pochi stanno affrontando .
Terminiamo con le parole di Massimo Rossi segretario regionale PRC Marche e ai tanti Emmanuel la nostra candela accesa con le grida di un'indignazione infinita.
"Chimiary é stremata, distrutta, inconsolabile. Qui nel reparto rianimazione dell’ospedale, le stanno proponendo la donazione degli organi di Emanuel, per dare la vita, magari, a quattro nostri connazionali… Lui, Emanuel, che era scampato agli orrori di Boko Haram nella sua Nigeria; con lei, la sua amata compagna, era sopravvissuto alla traversata del deserto, alle indicibili violenze della Libia, alla tragica lotteria della traversata del mare. Da noi si aspettava finalmente umanità, protezione ed asilo. A Fermo, nella mia “tranquilla” provincia, ha invece incontrato la barbarie razzista che cresce nell’indifferenza, nell’indulgenza e nella compiacenza di larghi settori della comunità, della politica, delle istituzioni. L’hanno ammazzato di botte dopo averlo provocato, paragonandolo ad una scimmia, due picchiatori, figli della città, cresciuti nell’umus del fascistume infiltrato ampiamente nella tifoseria ultras. Loro, che paragonarli alle bestie offende l’intera specie animale. Le mie lacrime, le nostre lacrime e la nostra vergogna per questo orrore che si é nutrito della putrefazione della nostra insensibilità, del nostro egoismo e delle nostre paure non basta affatto. Cosa dobbiamo attendere ancora per mettere al bando con ogni mezzo, tutti noi, cittadini e Istituzioni, il razzismo e fascismo che si annida nella nostra vita sociale e politica?"




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