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lunedì 15 dicembre 2014

194, una legge inapplicata



194, una legge inapplicata!

Il 22 maggio 1978 dopo anni di battaglie da parte delle donne e dopo un referendum che sanciva l’abolizione degli articoli che punivano con la galera le donne che abortivano, finalmente entrava in vigore una legge che permetteva alle donne il diritto di scegliere di eseguire un’interruzione di gravidanza, senza rischiare una condanna penale e senza rischiarare la vita procurandosi aborti da “mammane” o in altri modi pericolosi per la propria salute.
Ebbene questa legge “civile” oggi rischia di non essere applicata negli ospedali pubblici per il numero degli obiettori di coscienza che ormai arriva a toccare il 100% fra i ginecologi in molti ospedali italiani.
In Lombardia i medici obiettori superano complessivamente il 70% , ricordiamo che la regione Lombardia è stata governata per 20 anni da Formigoni (PDL) il quale ha inserito, nei vari plessi ospedalieri, primari che appartengono a Comunione e Liberazione e che a loro volta assumevano solo ginecologici obiettori di coscienza.
La situazione è drammaticamente peggiorata in questi ultimi anni, con l’impossibilità da parte delle donne di accedere a diritti stabiliti per legge: “La libera volontà di decidere di essere madre”, “accedere ai servizi di assistenza, consulenza psicologica, informazione che devono essere forniti dai consultori”, “corsi di formazione ed informazione per giovani, singoli o coppie”.
La 194 prevede infatti un discorso di prevenzione, di informazione che viene disattesa nel momento in cui si chiudono i consultori (che sono stati ottenuti dalle donne dopo anni di lotte) nei quali, potevano trovare assistenza gratuita,  ascolto attraverso gli psicologi e informazione in merito alle questioni che riguardavano il sesso e gli anticoncezionali.
Tutto questo rientra nel disegno “liberista” di gestione economica di ogni aspetto della nostra vita.
Questo significa che in campo sanitario non si investe più nella prevenzione, nell’informazione e nella educazione, ma si prestano le cure in caso di redditività della casa di cura o degli ospedali, che sono ormai diventate “aziende”, con l’obiettivo primario di produrre utili per gli azionisti privati.
La prevenzione è un costo che non produce profitto, previene le malattie e quindi il futuro business delle aziende ospedaliere e delle lobby farmaceutiche.
Da quando hanno chiuso i consultori non esiste  più un punto di riferimento per la donna che intende abortire, trova solo, nonostante siano luoghi pubblici, le volontarie dei centri cattolici per la vita, che con pressioni e innescando sensi di colpa non la fanno neppure arrivare al medico.
Il problema dell’obiezione di coscienza inoltre, influisce gravemente sulla salute delle donne, i medici che praticano l’interruzione di gravidanza sono pochi e quindi si corre il rischio di abortire in uno stato di gravidanza più avanzato con un grave aumento di rischi e complicanze per la salute della donna.
Per quanto riguarda il nostro territorio l’ospedale (pubblico) Bassini di Cinisello registra oggi il 100% di ginecologi obiettori di coscienza e quindi si sottrae, di fatto, all’applicazione della legge 194/78 demandando gli interventi a soli ginecologi contrattisti, chiamati anche “medici a gettone”.
Il gettonista, terminata l’operazione, lascia l’ospedale, abbandonando le pazienti che hanno subito l’ntervento.
Viene meno così la qualità del servizio, intesa come adeguatezza della relazione medico-paziente.
Le donne sono quindi private del logico punto di riferimento cui chiedere rassicurazioni sul proprio stato
prima di essere dimesse.
L’obiezione di coscienza viola il diritto alla salute e all'accesso a cure terapeutiche previsto e garantito dalla Costituzione italiana.

Per questo motivo alcune associazioni tra cui Medicina Democratica, Mille&unavoce, Associazione culturale Cre-Azione Donne di Cormano, hanno proposto un incontro per discutere delle problematiche relative alla 194 e sulle iniziative da intraprendere in difesa del rispetto della sua applicazione.

Rifondazione Comunista di Paderno Dugnano ha partecipato all’incontro e collaborerà a tutte le iniziative che insieme si organizzeranno per chiedere:

-          l’applicazione reale della legge
-          protocollo comune a tutti gli ospedali
-          numero verde unico per avere informazioni
-          eliminazione dell’obiezione di coscienza ( uno specializzando in ginecologia è consapevole che fra i suoi interventi dovrà eseguire anche le interruzioni di gravidanza, questa possibilità poteva avere un senso ,  per i ginecologi che già si erano laureati e che lavoravano in strutture pubbliche, prima dell’entrata in vigore della 194)
-          organizzare assemblee informative nel territorio

per chi volesse partecipare attivamente, il prossimo incontro sarà:

giovedì 18 dicembre ore 17,30
presso la Casa delle Donne
via Marsala 8 Milano (MM 2 fermata Moscova).






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