194, una legge
inapplicata!
Il 22 maggio 1978 dopo anni di battaglie da parte
delle donne e dopo un referendum che sanciva l’abolizione degli articoli che
punivano con la galera le donne che abortivano, finalmente entrava in vigore
una legge che permetteva alle donne il diritto di scegliere di eseguire
un’interruzione di gravidanza, senza rischiare una condanna penale e senza
rischiarare la vita procurandosi aborti da “mammane” o in altri modi pericolosi
per la propria salute.
Ebbene questa legge “civile” oggi rischia di non essere applicata
negli ospedali pubblici per il numero degli obiettori di coscienza che ormai
arriva a toccare il 100% fra i ginecologi in molti ospedali italiani.
In Lombardia i medici obiettori superano complessivamente il 70% ,
ricordiamo che la regione Lombardia è stata governata per 20 anni da Formigoni
(PDL) il quale ha inserito, nei vari plessi ospedalieri, primari che appartengono
a Comunione e Liberazione e che a loro volta assumevano solo ginecologici
obiettori di coscienza.
La situazione è drammaticamente peggiorata in questi ultimi anni, con
l’impossibilità da parte delle donne di accedere a diritti stabiliti per legge:
“La libera volontà di decidere di essere madre”, “accedere ai servizi di
assistenza, consulenza psicologica, informazione che devono essere forniti dai
consultori”, “corsi di formazione ed informazione per giovani, singoli o
coppie”.
La 194 prevede infatti un discorso di prevenzione, di informazione che
viene disattesa nel momento in cui si chiudono i consultori (che sono stati
ottenuti dalle donne dopo anni di lotte) nei quali, potevano trovare assistenza
gratuita, ascolto attraverso gli
psicologi e informazione in merito alle questioni che riguardavano il sesso e
gli anticoncezionali.
Tutto questo rientra nel disegno “liberista” di gestione economica di
ogni aspetto della nostra vita.
Questo significa che in campo sanitario non si investe più nella
prevenzione, nell’informazione e nella educazione, ma si prestano le cure in
caso di redditività della casa di cura o degli ospedali, che sono ormai
diventate “aziende”, con l’obiettivo primario di produrre utili per gli
azionisti privati.
La prevenzione è un costo che non produce profitto, previene le
malattie e quindi il futuro business delle aziende ospedaliere e delle lobby
farmaceutiche.
Da quando hanno chiuso i consultori non esiste più un punto di riferimento per la donna che
intende abortire, trova solo, nonostante siano luoghi pubblici, le volontarie
dei centri cattolici per la vita, che con pressioni e innescando sensi di colpa
non la fanno neppure arrivare al medico.
Il problema dell’obiezione di coscienza inoltre, influisce gravemente
sulla salute delle donne, i medici che praticano l’interruzione di gravidanza
sono pochi e quindi si corre il rischio di abortire in uno stato di gravidanza
più avanzato con un grave aumento di rischi e complicanze per la salute della
donna.
Per quanto riguarda il nostro territorio l’ospedale (pubblico) Bassini
di Cinisello registra oggi il 100% di
ginecologi obiettori di coscienza e quindi si sottrae, di fatto, all’applicazione
della legge 194/78 demandando gli interventi a soli ginecologi contrattisti,
chiamati anche “medici a gettone”.
Il gettonista, terminata l’operazione, lascia l’ospedale, abbandonando
le pazienti che hanno subito l’ntervento.
Viene meno così la qualità del servizio, intesa come adeguatezza della
relazione medico-paziente.
Le donne sono quindi private del logico punto di riferimento cui
chiedere rassicurazioni sul proprio stato
prima di essere dimesse.
L’obiezione di coscienza viola il diritto alla salute e all'accesso a cure
terapeutiche previsto e garantito dalla Costituzione italiana.
Per questo motivo alcune
associazioni tra cui Medicina Democratica, Mille&unavoce, Associazione
culturale Cre-Azione Donne di Cormano, hanno proposto un incontro per discutere
delle problematiche relative alla 194 e sulle iniziative da intraprendere in
difesa del rispetto della sua applicazione.
Rifondazione Comunista di
Paderno Dugnano ha partecipato all’incontro e collaborerà a tutte le iniziative
che insieme si organizzeranno per chiedere:
-
l’applicazione reale della legge
-
protocollo comune a tutti gli ospedali
-
numero verde unico per avere informazioni
-
eliminazione dell’obiezione di coscienza ( uno specializzando in ginecologia è
consapevole che fra i suoi interventi dovrà eseguire anche le interruzioni di
gravidanza, questa possibilità poteva avere un senso , per i ginecologi che già si erano laureati e
che lavoravano in strutture pubbliche, prima dell’entrata in vigore della 194)
-
organizzare assemblee informative nel
territorio
per chi volesse partecipare
attivamente, il prossimo incontro sarà:
giovedì
18 dicembre ore 17,30
presso la
Casa delle Donne
via
Marsala 8 Milano (MM 2 fermata Moscova).
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