GLI STRUZZI
“Il mio papà è volato in cielo”. E’
la frase detta ai bambini per cercare di spiegare loro con ingenua incredulità eventi
che persino per noi adulti sono indefinibili.
E mentre sono lì a guardare mio
padre che esala gli ultimi respiri, fino al respiro Estremo, la mia mente
confusa comincia a dirigere il pensiero a me come figlia e bambina. I ricordi,
mentre guardo in faccia a sofferenza e dolore, crescono e si associano. Mi
rendo conto di un grottesco e terribile fil rouge che li accomuna: AMIANTO.
Fin da bambina ne sentivo parlare.
Fin da quando mio padre, operaio e capoturno presso la Centrale Enel di Turbigo,
per protesta riuscì a fermare l’intera centrale per far emergere fortemente il
problema dei lavoratori esposti. E questo in periodo di promozioni lavorative,
cosa che a lui costò addirittura una retrocessione. Mio padre, tuttavia, uomo
di coraggio e orgoglio e per me esempio di correttezza, non lo ha mai
raccontato direttamente. Io l’ho appreso crescendo e da racconti di altri che
hanno sempre parlato di lui nello stesso modo in cui lo vedevo io. Gli stessi
racconti mi portano, nel mio ricordo che incede inesorabile, alla me adolescente,
che vede il proprio padre, orgoglioso del suo operato, iniziare finalmente la
sua meritata pensione. Ed il suo impegno. Ancora più attivo, ancora più
convinto e ancora più forte nella lotta contro le morti sul lavoro e di lavoro,
soprattutto a causa dell’amianto, a partire dalla diretta vicinanza con i
colleghi esposti ed ammalati tramite il supporto personale, sino ad arrivare
alla costituzione di AIEA (Associazione Nazionale Esposti Amianto), che ad oggi
esiste anche grazie a lui e che insieme a lui ha lottato e lotta al fine di avere una legislazione
chiara, precisa e coerente sulle bonifiche e sui risarcimenti alle vittime
anche e soprattutto ex causa (fuori da un processo costituito).
E, nel mio turbine di pensieri,
cresco fino ad essere una ragazzina spensierata che guarda il proprio padre
impegnarsi in riunioni e discussioni insieme ai colleghi di AIEA, prendere
contatti con altre Associazioni come MEDICINA DEMOCRATICA, lottare insieme a
loro fuori dal senato per chiedere che le leggi costituite diventassero
attuative, vestito da scheletro a urlare che l’amianto uccide e a proclamare
con striscioni e cartelli la fine delle morti per profitto.
Sempre più colleghi si ammalano e
periscono. Lui è sempre lì. Con loro fino all’ultimo. Conosce. Apprende cosa
significa. Sa.
Nelle sue profonde convinzioni e
motivazioni, quella che più lo spinge è che TUTTI SAPPIANO, tutti conoscano il
problema, ne prendano atto e si informino perché l’AMIANTO E’ DAPPERTUTTO!
Anche in posti impensati ed impensabili.
“Il mondo deve sapere e deve
comprendere! Non si può mettere la testa sotto la sabbia!”. “SIAMO TUTTI
ESPOSTI!”. Sono sempre state le sue parole. Ecco perché ha da sempre voluto che
nei comuni si costituissero gli SPORTELLI AMIANTO: per informare ogni cittadino,
lavoratore e non, esposto direttamente e non.
Crescendo, ho sempre notato che
solo qualche sporadico caso è emerso agli occhi della cronaca. Come se
l’amianto fosse un problema di pochi o esclusivo di qualche categoria.
Con la sua lotta mio padre ha
sempre voluto dimostrare che NON E’ COSI’!
…E ora che sono donna lo vedo
morire.
Ripiombo nella realtà e ora so.
Questa è la mia eredità. Far
conoscere, trasmettere, informare, combattere.
Ora la sezione AIEA di Turbigo è
titolata a lui: Sezione AIEA “OSCAR MISIN”.
Dopo anni di lotte e dopo tante
vite perse siamo arrivati il 15 Maggio 2013 al processo.
Sconfitto da mesotelioma, il mio
papà è volato in cielo. Ma in fondo ha vinto tutte le battaglie che ha
combattuto!
C.M.
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