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giovedì 14 aprile 2016

TRIVELLE SI TRIVELLE NO

Pubblichiamo la mappa delle trivelle presenti nei nostri mari entro le 12 miglia.
Ieri 13 aprile 2016  un interessante incontro si è svolto alle ore 21.00 c/o  Oratorio S.Luigi di Dugnano a cui hanno partecipato un membro del Comitato padernese a favore del SI  Loris Brioschi e un cons.regionale del PD Laura Barzaghi .
Riprendiamo cio' che Legaambiente spiega in questo articolo e che ha anche avuto modo di ribattere ieri sera durante il confronto con i sostenitori del NO.
"Il referendum è l’unico rimasto in piedi dei 6 promossi da 10 Regioni Italiane (poi si è “sfilato” l’Abruzzo) perché il governo, con un emendamento alla legge di Stabilità 2016 (che modifica il decreto legislativo 152/2006) ha vietato tutte le nuove attività entro le 12 miglia marine, ma ha mantenuto i titoli già rilasciati prevedendo che essi possano rimanere vigenti “fino a vita utile del giacimento”.
Restano quindi in piedi le richieste di prospezione e trivellazione oltre le 12 miglia – come quella enorme a nord-ovest della Sardegna –  e potrebbero tornare a galla altre richieste avanzate negli anni passati. Probabilmente è per questo che il governo ha voluto  testardamente tenere in piedi una “porta aperta” per le trivellazioni e che il fronte del No al referendum punta all’astensionismo, oscillando tra “il Referendum non serve a nulla perchè si tratta di risorse scarse” e “il Referendum sarà una catastrofe economica ed energetica  per l’Italia”.
Tornando al quesito referendario del 17 aprile, Legambiente spiega che «La legge in materia prevedeva che le concessioni di coltivazione avessero una durata trentennale (prorogabile attraverso apposita richiesta per periodi di ulteriori 5 o 10 anni) e i permessi di ricerca una durata di 6 anni (con massimo due proroghe consentite di 3 anni ciascuna); con questa modifica alla legge di Stabilità i titoli già rilasciati entro le 12 miglia dalla costa (e soltanto questi) non hanno più scadenza. Tutti gli altri titoli rilasciati (quelli cioè oltre le 12 miglia marine), possono avere durata di 30 anni nel caso di concessione di coltivazione e di 6 anni nel caso di permessi di ricerca, in base a un altro emendamento del governo alla legge di Stabilità 2016 (che modifica il comma 5 dell’articolo 38 del Decreto Sblocca Italia)».
Il dossier ambientalista sottolinea che «Queste piattaforme, soggette a referendum, oggi producono il 27% del totale del gas e il 9% del greggio estratti in Italia (il petrolio viene estratto nell’ambito di 4 concessioni dislocate tra Adriatico centrale – di fronte a Marche e Abruzzo – e nel Canale di Sicilia). La loro produzione nel 2015 è stata di 542.881 tonnellate di petrolio e 1,84 miliardi di Smc (Standar metri cubi) di gas. I consumi di petrolio in Italia nel 2014 sono stati di circa 57,3 milioni di tep (ovvero milioni di tonnellate). Quindi l’incidenza della produzione delle piattaforme a mare entro le 12 miglia è stata di meno dell’1% rispetto al fabbisogno nazionale (0,95%). Per il gas, i consumi nel 2014 sono stati di 50,7 milioni di tep corrispondenti a 62 miliardi di Smc; l’incidenza della produzione di gas dalle piattaforme entro le 12 miglia è stata del 3% del fabbisogno nazionale».
L’attuale normativa fa salvi tutti i titoli abilitativi già rilasciati e ancora vigenti, quindi rientrano in questa categoria anche i permessi di ricerca presenti nell’area entro le 12 miglia marine. «Sono nove, per un’estensione di 2.488 kmq – spiega Legambiente – Quattro si trovano nell’alto Adriatico (3 sono attualmente sospesi in attesa di apposito decreto VIA che certifichi la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza; 1 risulta attivo con scadenza nel 2018); altri 2 permessi di ricerca ricadono nell’Adriatico centrale di fronte alle coste abruzzesi e sono momentaneamente sospesi; un permesso di ricerca si trova nella porzione meridionale della Sicilia, tra Pachino e Pozzallo, ed è attualmente sospeso; un altro permesso ricade di fronte la costa di Sibari e la data di scadenza è nel 2020; l’ultimo permesso ricade a largo dell’isola di Pantelleria ed è sospeso per problemi tecnici».
Gli ambientalisti sottolineano che «I dati forniti dall’Ufficio minerario per gli idrocarburi e le georisorse del Ministero delle Sviluppo Economico, e da Assomineraria, stimano riserve certe sotto i fondali italiani che sarebbero sufficienti (nel caso dovessimo contare solo su di esse) a soddisfare il fabbisogno di petrolio per sole 7 settimane e quello di gas per appena 6 mesi»."

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