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mercoledì 30 dicembre 2015

L'ANPI SIAMO ANCHE NOI

Pubblichiamo quanto accaduto a Roma per la presentazione del libro "Sionismo il vero nemico degli ebrei".L'autore della prefazione Diego Siragusa attraverso il suo blog racconta il triste episodio.

"La sezione ANPI di Roma “Don P. Pappagallo” organizza nella propria sede per il 7 Dicembre la presentazione del libro di Alan Hart “ Sionismo, il vero nemico degli ebrei”. Trattasi del primo dei tre volumi che costituiscono l’opera completa di Hart sul tema. E’ prevista la partecipazione del traduttore e autore della prefazione, Diego Siragusa, e di tre ebrei: Giorgio Gomel,del gruppo Martin Buber ed Ebrei per la pace;  Marco Ramazzotti Stockel, della rete ECO ( Ebrei contro l’occupazione) e Nando Tagliacozzo. La Comunità ebraica accusa subito il libro di antisemitismo. Prima della iniziativa si ritirano Gomel e Tagliacozzo, che pure avevano dato la loro disponibilità, tanto da essere indicati nelle locandine (è lecito il sospetto di pressioni nei loro confronti, in assenza di loro giustificazioni). Conferma la presenza Ramazzotti Stockel. Interviene nella vicenda Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI provinciale di Milano, scrivendo a Roberto Jarach, vice Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, ed esprimendo solidarietà alle Comunità ebraiche e critiche all’ANPI Provinciale di Roma. Interviene a sostegno di Cenati anche il curatore di ANPIlibri, Cavallarin, che manifesta la propria solidarietà al Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Gattegna. L’accusa rivolta al libro è, come detto, quella di antisemitismo ma Cavallarin ricorda anche un intervento di Smuraglia su ANPINews in cui questi afferma che “l’ANPI è contrario anche a manifestazioni di antisionismo”. Interviene, infine, il Presidente Smuraglia a sancire definitivamente la presa di posizione dell’ANPI.A questo punto l’ANPI Provinciale di Roma, in accordo con la sezione Pappagallo, cancella l’iniziativa. La presentazione avviene ugualmente in altra sede, il salone della Comunità di base di S. Paolo, presenti Siragusa e Ramazzotti. Per ulteriori dettagli e per formarsi una opinione propria si può consultare il sito di Invicta Palestina che riporta per esteso tutti gli interventi e una interessante recensione del libro di Susanna Sinigaglia, sostanzialmente favorevole al libro,  immune da ombre di antisemitismo. Il giorno successivo il libro è presentato alla Fiera del libro di Roma; gli organizzatori della Fiera ricevono pressioni perché la presentazione ia annullata ma non cedono, anzi, inviano propri osservatori che, al termine, riferiscono che non vi è stata traccia di antisemitismo né nelle relazioni né nel corso del dibattito.

Sono molti gli ebrei intervenuti in questa vicenda e l’ANPI dovrebbe innanzitutto chiedere conto a loro: non tanto ai due che hanno subito le pressioni, quanto all’editore Zambon, ebreo; a Sinigaglia, ebrea; a Ramazzotti, ebreo. Forse qualcosa avrebbe da chiedere anche all’ebreo Gomel: come mai non è considerato “fratello”, insieme a Moni Ovadia, dalla Comunità ebraica ( vedi striscione pubblicato su Invicta Palestina)? Il documento programmatico accenna alla Palestina in un rapido passaggio: "…la situazione della Palestina, di cui si parla meno, è lì ancora grave come un macigno". Nulla oltre questa constatazione. In altro punto il documento ammette che in tema di diritti umani “ l’azione dell’ANPI è più contenuta”. Sorge un dubbio : se fosse meno contenuta che cosa avrebbe da dire l’ANPI sulla quotidiana violazione dei diritti umani ( e del diritto internazionale in genere) da parte di Israele ? Come potrebbe farlo senza correre il rischio di essere tacciata di antisemitismo?
La sinistra legge i libri e, se del caso, li critica. Erano i fascisti e i nazisti a bruciarli. Saremmo curiosi di sapere chi tra gli intervenuti nella vicenda romana ha letto il libro o quantomeno le 13 pagine di prefazione ( è stato affermato addirittura che l’antisemitismo emerge già dal titolo !!).

La vicenda del libro di Hart ripropone, all’evidenza, l’annosa questione della autonomia dell’ANPI, in particolare dalla Comunità ebraica. Ma anche dal PD. Che c’entra il PD ? c’entra. Si pensi solo al vergognoso discorso di Renzi alla Knesset nel quale non ha fatto alcun riferimento, neppure con frasi di circostanza, al popolo palestinese. Per non dire dell’abbraccio affettuoso con Netanyahu che guida il governo più di destra della storia di Israele ( non bastava una stretta di mano?). Nel Giugno 2014, inoltre, si è verificato a Milano un caso analogo a quello di Roma. A chiedere inutilmente l’annullamento della presentazione del libro di Livia Rokach ( sempre con l’accusa di antisemitismo) è questa volta un esponente della Comunità ebraica milanese che è anche consigliere comunale del PD, Ruggero Gabbai.  Così come consiglieri comunali del Pd di Livorno sono i signori Caruso, Martelli e Ciampini  i quali, già firmatari di una mozione (approvata) per realizzare un gemellaggio tra Livorno e Gaza city finalizzato alla solidarietà umanitaria con un popolo allo stremo, hanno poi presentato, su sollecitazione della locale Comunità ebraica, una nuova mozione per bloccare l’avvio del gemellaggio in questione. Se fosse una pièce teatrale  si potrebbe sorridere, invece è quanto accade in seguito a pressioni sempre più diffuse che fanno leva sulla pretestuosa quanto infamante accusa di antisemitismo. La stessa che è stata usata anche a Trieste e che ha indotto il sindaco a ritirare il patrocinio comunale da un importante convegno su richiesta dell’ambasciatore israeliano ( ritiro avvenuto a cinque giorni dall’evento, programmato ed organizzato da mesi con la stessa Amministrazione comunale). 

Altre situazioni  simili si sono verificate in diversi casi analoghi e questo è inquietante perché rende chiaro che le pressioni esercitate inducono a bavagli o, peggio, ad autocensure, che certamente non possono convivere con la cultura, la finalità e lo spirito dell’Anpi.
Prendendo spunto da queste vicende ci chiediamo:  la politica della dirigenza ANPI è veramente espressione dell’opinione degli iscritti? In quanti vi si riconoscono? Parliamo usando il termine generale “politica” perché facciamo riferimento non solo al tema del sionismo ma anche ad altri temi su cui l’ANPI è male schierato o bene schierato ma solo a parole. Un popolo lotta da quasi 70 anni contro una continua espropriazione e una brutale occupazione militaree l’ANPI sta con l’occupante? Assimilare l’antisionismo all’antisemitismo e fingere di credere alla soluzione “due popoli due Stati” vuol dire schierarsi con l’occupante. Il popolo della Valsusa lotta da oltre 20 anni contro un’opera costosa, inutile e dannosa e l’ANPI nazionale sta con i costruttori e i repressori ? Il documento dice che l’ANPI non può partecipare a tutte le battaglie. Certo, ma può prendere posizione sulle lotte più importanti, esprimere solidarietà ed appoggiare quelle sezioni che, più direttamente coinvolte per ragioni territoriali, partecipano attivamente alla lotta.
Il documento riconosce che l’ideologia nazista torna a farsi strada in modo prepotente ( è di questi giorni la notizia che in Ungheria il governo sta per dedicare un monumento a un ministro filonazista, responsabile della deportazione degli ebrei ungheresi ! ). Fascisti e nazisti scendono sempre più frequentemente in strada anche qui da noi (vedi il recente convegno degli Hammerskin a Rogoredo) e tutto quello che sa fare l’ANPI è chiedere alle “Autorità” che vietino le manifestazioni, invece di mobilitare i propri iscritti.

L’ANPI ha molte tessere ma pochi militanti. Questo è un tema ricorrente nei congressi ma non si vedono cambi di rotta perché manca una autocritica profonda che restituisca autonomia di pensiero e di azione all’ Associazione. A questo aspetto è collegato anche il problema dei giovani, nota dolente toccata nel documento. Si dice che occorre rafforzare il rapporto coi giovani. Ma i giovani politicamente sensibili ed attivi a sinistra si muovono sulla Palestina ( con quel che ne consegue in tema di diritti umani e diritto internazionale violati); su No Tav ( con quel che ne consegue in tema di democrazia dal basso e crisi di rappresentanza); su antifascismo militante, che non vuol dire contrapposizione violenta ma neppure mera richiesta a questori e prefetti, spesso silenti quando non conniventi. Senza un chiaro impegno dell’ANPI su questi temi come si può pensare di raggiungere i giovani e di coinvolgerli sui temi storicamente propri dell’ANPI? Non si tratta di “ farsi tirare la giacchetta” ma, al contrario, di tirare la giacchetta a chi si muove ma fuori dall’ANPI."

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