Etichette

Ultimi post

giovedì 14 maggio 2020

Con la resistenza palestinese, contro l’annessione dei territori occupati





Lo scorso 6 Maggio, il governo israeliano ha approvato un piano per la costruzione di 7 mila nuove unità abitative nell’insediamento di Efrat, nella zona meridionale della Cisgiordania. Si tratta di una ulteriore espansione di uno dei più grandi blocchi coloniali di Israele nel territorio della Palestina occupata, quello di Gush Etzion con una popolazione di oltre 70 mila coloni.

Gli insediamenti e l’espansionismo coloniale sono una flagrante violazione del diritto internazionale: in particolare, della Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza del 23 Dicembre 2017, che ha imposto una sospensione immediata di tutte le illegali attività coloniali in Cisgiordania e a Gerusalemme. Israele continua quindi, impunemente, a violare le risoluzioni delle Nazioni Unite, calpestando diritti, libertà e auto-determinazione del popolo palestinese.
Non meno preoccupante è il quadro politico nella cui cornice l’occupazione israeliana si sta radicalizzando. In Aprile è stato raggiunto un accordo per formare il governo tra il nuovo partito dell’ex capo di stato maggiore, Benny Gantz e il Likud, del primo ministro uscente, Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo, nonostante le pesanti incriminazioni a suo carico, rivestirà ancora la carica di premier, in un nuovo governo di “emergenza nazionale”, fortemente nazionalista e di destra.
L’accordo di governo prevede che Netanyahu proponga al Parlamento l’annessione di ampie parti della Cisgiordania, come previsto dall’assurdo e criminale “Piano del secolo” di Trump. Una truffa respinta dai palestinesi e dalle diplomazie di mezzo mondo, radicalmente contro il diritto internazionale, che addirittura prevede che Israele potrà annettere più del 30% della Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est.
Il “Piano” ha l’obiettivo di eliminare persino la possibilità per i Palestinesi di dare corpo ad un loro Stato. Prevede infatti niente di più che l’istituzione di un mini pseudo-Stato, senza autonomia sostanziale, senza continuità territoriale, senza controllo dei propri confini e completamente dipendente dalla potenza occupante, costituito da un arcipelago di micro-bantustan collegati da ponti e tunnel, rendendo la città di Gerusalemme capitale indivisa di Israele e perfino la Valle del Giordano sotto completo controllo israeliano.
Un’ennesima espropriazione, un’ennesima violazione, un ennesimo abuso, mentre nelle prossime ore sarà a Gerusalemme Mike Pompeo, segretario di stato USA, a dar man forte alla «truffa del secolo» del piano Trump.
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea fa appello ai sinceri democratici ed ai movimenti di solidarietà internazionale a condannare il «Piano Trump» e tutte le iniziative di colonizzazione e di ulteriore occupazione della terra palestinese.
Il PRC-SE si unisce alle Comunità Palestinesi in Italia, esprimendo sostegno alla lotta di resistenza, per la fine immediata dell’occupazione, per la libertà e i diritti del popolo palestinese, per la creazione di uno Stato di Palestina, libero, indipendente, sovrano.
Partito della Rifondazione Comunista –Sinistra Europea
Roma 12-5-2020


giovedì 7 maggio 2020

IL PACCO ALIMENTARE




Avremmo voluto intervenire prima sulla decisione della Giunta  Comunale, che istituiva il “CONTRIBUTO SOSTEGNO ALIMENTARE  - PACCO ALIMENTARE,  ma l’avviso pubblico era del 3 aprile 2020 e la raccolta delle domande partiva il 6 aprile 2020, quindi i tempi erano estremamente ristretti.

Pensiamo però che vi sia ancora spazio e tempo, anche a fronte  dell’esperienza fatta, per fare chiarezza e correggere il tiro e soprattutto garantire a tutti gli aventi diritto il supporto, anche se timido, per la sopravvivenza. Per riassumere, si tratta dello stanziamento di 400 milioni di euro da parte dello Stato destinati ai COMUNI per aiutare le fasce più deboli della cittadinanza.

A Paderno Dugnano sono stati riservati 245.500 euro circa.

La Giunta Comunale ha deliberato il 2 aprile le linee guida per definire le modalità per avere accesso al contributo a  Sostegno Alimentare.

La delibera prevede che il fondo viene suddiviso il 2 parti:

1   1 -    Per “misura contingente” dovuta agli effetti che il COVID 19 ha prodotto sui 
            nuclei famigliari e/o  sui soggetti in merito alle condizioni economiche
    
     2 -   Misura strutturale per tutti coloro che sono già indigenti e che si sono visti 
            aggravare la loro situazione per effetto del CO VID 19.

2   
Ora la prima domanda è : ma gli stanziamenti comunali in essere, prima dei 245.500 euro continuano ad essere corrisposti per quelli che erano già indigenti?

C’è poi il problema degli aventi diritto per la Misura Contingente, ma la fame fa differenza tra chi ha il permesso di soggiorno e chi no?

Tutta la platea dei piu’ deboli va assolutamente considerata negli interventi di aiuto e di solidarieta e ci riferiamo ai lavoratori precari, ai lavoratori in nero, ai senza fissa dimora, ai licenziati, ai migranti. Insomma la fame e’ fame per tutti.


Crediamo che la giunta abbia perso, anche in questa situazione, una grande occasione e cioè non ha voluto praticare percorsi  per rilanciare l’aggregazione dei quartieri e quindi prevedere punti di raccolta delle domande in tutti 7 quartieri.

Invece non sono previsti a Cassina Amata, Calderara, Villaggio Ambrosiano.

Tanti sono gli anziani nel Comune di Paderno Dugnano e  parecchi  di loro non hanno né la disponibilità, né la conoscenza per l’uso dei mezzi informatici, INTERNET o altro.

L’informazione oggi, purtroppo , gira totalmente o quasi sui mezzi elettronici, lo stesso percorso per fare la domanda del PACCO ALIMENTARE è affidato agli strumenti dell’informatica.

L’informazione  è importante e i mezzi per renderla disponibile a tutti devono coinvolgere tutti.

Qui nasce il problema, che sta tutto nella decisione della Giunta, ed è relativo al problema della solidarietà sociale.

Noi abbiamo assoluto rispetto della  CARITAS, spesso ci troviamo ad operare sulle stesse barricate, ma il mondo della solidarietà non si suddivide tra professionisti dei servizi sociali , CARITAS e parrocchie e il resto del mondo sindacale e dell’associazionismo.

Non è stato fatto nessun tentativo di coinvolgimento del resto dell’associazionismo e del mondo sindacale e poi non ci si può lamentare che non abbiamo incontrato tutti gli aventi diritto agli interventi di solidarietà.
Anche perché la solidarietà vive e funziona se la riempiamo di contenuti tutti i giorni .

Ora , dovrebbe essere partita la seconda fase  del CONTRIBUTO SOSTEGNO ALIMENTARE, che prevede l’erogazione di buoni spesa  da utilizzare in vari esercizi commerciali.

Crediamo che alcune domande sull’esperienza dei PACCHI ALIMENTARI meritino risposte, non siamo così esigenti come leggiamo nella interrogazione presentata dal consigliere comunale Gianluca Bogani, cioè non ci interessa conoscere la taglia degli indumenti indossati dai lavoratori che hanno lavorato al confezionamento dei pacchi piuttosto che del nome e cognome delle galline che hanno prodotto le uova per la pasta.

Però alcune domande servono per capire l’esito della prima fase:

1 - Quante domande sono pervenute?

2 - Se vi sono state domande respinte, quante e con  quali motivazioni.

3 - A quanto corrisponde in termini economici l’intervento fatto.

4 - Quali nuclei famigliari sono stati interessati dal PACCO ALIMETARE e cioè
      quanti con:

      1 o 2 persone 
      3 o 4 persone
      oltre 4 persone

5 -  Quale azienda o ente è stato incaricato di occuparsi di tutto il percorso 
      relativo alla formazione del PACCO  ALIMETARE .

Ora siamo nella seconda fase dell’intervento di sostegno alimentare, quella che viene gestita con l’erogazione di BUONI  SPESA con le stesse modalità per gli aventi diritto. 

     Secondo noi bisognerebbe correggere il tiro nell’indirizzo delle critiche che 
     riguardano la prima fase, quella del PACCO ALIMETARE.

     La prima correzione riguarda il coinvolgimento, superando la selezione delle
     deleghe che è stata fatta.
   
Non solo parrocchie e Caritas, ma allargamento all’associazionismo compreso quello sindacale ed estensione dei riferimenti in tutti i 7 quartieri.

Va esteso il fronte degli aventi diritto, la fame è fame con o senza il permesso di soggiorno. 

L’informazione va resa disponibile per tutti, con o senza  strumenti informatici.

A Paderno Dugnano abbiamo già avuto modo di porre il problema della partecipazione, è un problema serio, non solo in una fase come questa, ma sempre.

Sono state smantellate tutte le strutture che rendevano praticabile la partecipazione.

In una situazione dove tutti sono convinti che lo stare insieme sia una condizione indispensabile per reggere al meglio la battaglia, o la guerra, che stiamo combattendo non è consentito selezionare deleghe o riferimenti che servono a gestire interventi di aiuto alla popolazione, a tutta le popolazione.

Così si contribuisce a creare un sistema virtuoso di coinvolgimento della popolazione, utile oggi, ma molto di più per il futuro , per il domani, se è vero , come tutti sostengono , che si deve cambiare e che nulla potrà essere più come prima.

Attenzione che tra chi professa il cambiamento c’è anche chi vuole ridurre gli spazi democratici, noi già oggi dobbiamo batterci per evitare che ciò avvenga. 



              


Andrà tutto bene”? Improbabile

di Maurizio Marchi


Mentre appare sempre più palese che non ci sia nulla che stia andando bene, a discapito degli slogan propagandistici, Maurizio Marchi di Medicina Democratica immagina due possibili scenari a confronto nel post crisi


Coronavirus: si sprecano le frasi fatte, frutto di specialisti della comunicazione molto “governativi”, non solo in Italia, come l’“Andrà tutto bene” affisso su balconi e scuole, con il classico arcobaleno disegnato fin dai bambini.
Ma anche il “nulla sarà più come prima”, più probabile, ma bisognerà vedere in quale direzione si orienterà “il cambiamento”. Se si dovesse giudicare da alcune avvisaglie (fabbriche d’armi aperte, resistenze di Germania e Olanda ad allargare la borsa, scudo penale per dirigenti sanitari leghisti, ecc) non c’è da stare molto allegri… Il massimo dell’ipocrisia di sistema si raggiunge però quando si afferma “La salute prima di tutto”, quando è evidente alla parte più consapevole della popolazione che la salute è stata da sempre la cenerentola dopo sua maestà il PIL, la produttività sul lavoro, i tagli alla sanità.
Ma andiamo con ordine. Guido Viale in un suo recente intervento [1] scrive:

C’è infine un settore di cui nessuno parla, che fa in qualche modo da barriera tra i molti – lavoratori e non – che vivono alla base della piramide economica e i pochi che ne reggono le fila. Ed è forse, dopo il turismo, il settore più sviluppato e articolato del mondo: quello del marketing e della pubblicità, vera arma di distrazione di massa per promuovere l’accettazione del mondo com’è. È il vero universo della cultura contemporanea, quella che plasma lo spirito di un’epoca e a cui è facile ricondurre una molteplicità di ruoli “creativi”: grafici e copywriter, ma anche artisti e scrittori che ne influenzano lo stile, divulgatori e persuasori che lo diffondono, sociologi e stilisti, attori e indossatrici, e uomini-macchina delle rilevazioni demoscopiche (sempre più concentrate nelle centrali del capitalismo della sorveglianza). La conversione ecologica ha bisogno anche di loro, ma non nei loro ruoli attuali. E il crollo del loro settore potrebbe liberare una massa compressa di creatività diffusa capace di cambiare l’immagine del mondo”.
È il settore che ha coniato, a pro del potere, lo slogan consolatorio “Andrà tutto bene”. Mentre sta andando tutto male, per essere sintetici: disoccupazione dilagante, diseguaglianze abissali, inquinamentoguerre, milioni di profughixenofobiacambiamenti climatici e non per ultimo inadeguatezza sanitaria, ecc.
Riguardo al “nulla sarà più come prima” si possono fare due scenari, contrapposti. Il primo forse utopistico per il potere consolidato, in realtà l’unico realistico:

1. Scenario riformatore
  1. Rivedere in profondità il sistema economico-monetario, a guida statunitense, fondato a Bretton Woods nel luglio 1944, con il dollaro al centro dell’economia mondiale. Molte cose sono cambiate da allora: il dollaro è ormai quasi carta straccia, perché non ha più alle spalle un’economia solida, ma anzi un cumulo di debito interno e verso l’estero [2]. Debito che non verrà mai ripagato, e che si regge sulla propaganda e sulla superiorità militare. Il dollaro potrebbe essere sostituito, negli scambi globali, da una moneta virtuale sovranazionale, garantita dall’ONU e in particolare dalle economie di tutti i suoi stati membri. Va da sé che analoga radicale riforma dovrebbe investire il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, organismi partoriti a Bretton Woods, affinchè si mettano al servizio dello sviluppo sostenibile. La nuova moneta potrebbe chiamarsi significativamente “solidarietà”.
  2. Rimettere il debito sovrano degli stati più indebitati, a partire da quelli del terzo mondo, ma anche ad esempio dell’Italia e degli stessi Stati Uniti, ad almeno un terzo del livello attuale. È una delle premesse indispensabili per un mondo di pace e solidale.
  3. Riconvertire rapidamente l’industria delle armi, al servizio invece della diagnostica, della ricerca, del risparmio energetico, della conversione ecologica dell’economia; azzerare la spesa militare, cominciando con la messa al bando delle armi nucleari.
  4. Abolire i paradisi fiscali, a partire dall’Europa, uniformando un fisco equo e fortemente progressivo, per reperire risorse per lo sviluppo sostenibile e per i primari bisogni dei più poveri.
  5. Lotta senza quartiere ai cambiamenti climatici, prendendo anche atto della fine tendenziale delle risorse fossili (gas e petrolio), ed avviando una grande riconversione dell’energia e dell’industria verso l’idrogeno, ottenuto dall’acqua di mare con energie rinnovabili (sole e vento). Si creerebbero tra l’altro milioni di nuovi posti di lavoro qualificati, in ogni angolo del pianeta, a impatto zero.
  6. Limitare fortemente la produzione e i consumi di carne (bovina, suina, aviaria), fortissime fonti di diffusione di virus, di produzione climalterante di ammoniaca e di malattie negli umani, non solo obesità. Prendere atto che la produzione massiccia di carni richiede quantità elevatissime di superfici agricole, disboscando aree-polmone e aumentando vertiginosamente l’impiego di diserbanti e pesticidi.
  7. Sradicare povertà, fame e malattie curabili dai paesi più fragili, sfruttati per secoli dal colonialismo europeo, innanzitutto in Africa. Al proposito si legga il libro di Paola Caforio e del sottoscritto “Quanto l’Europa deve restituire all’Africa” [3].
  8. Investire ingenti risorse sulla sanità e sull’istruzione, mettendole al primo posto di un nuovo welfare, non solo nel nord-occidente.
  9. Riformare in profondità il sistema informativo, liberandolo dalle leggi di mercato, e dando molto più spazio al pensiero critico, anziché al pensiero unico dominante
  10. Rimuovere tutti gli embarghi, a partire da quelli a Cuba e all’Iran, a proseguire con quello alla Russia.
  11. Sciogliere la NATO, ormai inutile e con una funzione provocatrice.

2. Scenario autoritario e conservatore dello status quo
È sicuramente lo scenario più probabile, visti i rapporti di forza attuali, ma anche il più pericoloso e senza prospettive. Nessuna delle istanze riformatrici viste sopra verrebbe adottata, nonostante sia stato evidenziato dalla crisi virale in cui siamo immersi che è il mercato capitalistico ad aver causato ciò che stiamo vivendo. La tendenza perciò è alla guerra, non solo dei dazi, ma anche guerreggiata, asimmetrica e/o nucleare. Molti segnali ci indicano questo scenario cupo.
  1. Gli USA non sono affatto disponibili a mettere in discussione la loro supremazia delle cannoniere e dei missili, con cui impongono ancora Bretton Woods ed il privilegio del dollaro. I loro maggiordomi europei d’altronde non perdono occasione per dichiararsi filo-atlantici, anche se civettano con la Cina (Via della Seta, Italia e Germania) per bassi fini di mercato.
  2. L’Europa, anziché emergere come potenza politica lungimirante e unita, sprofonda nei propri egoismi nazionali, con l’Olanda a fare da testa di ariete nel mantenere i suoi privilegi fiscali. L’Europa, gigante economico e nano politico, probabilmente non sopravviverà al Coronavirus, e sprofonderà nella sua mediocrità e nei suoi egoismi, nel quadro filo-atlantico.
  3. La compressione o la censura delle voci critiche: in Italia il governo ha creato una Commissione contro le fake news, cioè contro le voci libere e critiche. Ritorniamo cioè allo slogan “Andrà tutto bene”, da non mettere in discussione, mentre sempre più cittadini stanno vedendo che sta andando tutto male.
  4. La ripartenza o fase 2 si prepara con un’altra Commissione, presieduta da Vittorio Colao, già AD di Vodafone: dopo gli “arresti domiciliari” per 60 milioni di italiani, la ripartenza si attuerà con il 5G e con la schiavitù delle APP, che tramite gli smartphone renderanno i cittadini sorvegliati sempre, anche dopo la fase della ripartenza. Si prefigura, in altre parole, uno stato di polizia.
  5. Già nella fase attuale, gli unici ambienti che sono rimasti aperti sono (alcuni) ambienti di lavoro e i supermercati: in altre parole siamo ridotti a lavoratori e/o a consumatori, ciò che il sistema vuole che siamo: ma siamo anche o soprattutto persone. Questo aspetto probabilmente si accentuerà nella fase 2.
  6. Il ruolo della scienza e dei vaccini: come stiamo già vedendo, ci sarà un ruolo accentuato della “scienza” legata al potere. La “scienza” delega tutto alla scoperta del vaccino: ci sono una quarantina di aziende che sperimentano il vaccino, quindi si accentueranno il potere di queste aziende e i loro profitti.
  7. Una volta sconfitto il virus, tutto tornerà come prima: modello di sviluppo climalterante e inquinante, consumi di carne esorbitanti, disboscamenti, pesticidi, produzioni d’armi al galoppo, ecc … ma nel frattempo saranno zittite le voci libere e critiche.
  8. Insomma, un grande disordine sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente.

martedì 28 aprile 2020

28 APRILE GIORNATA MONDIALE VITTIME AMIANTO E EMERGENZA COVID



Pubblichiamo il comunicato stampa dell'Associazione Italiana Esposti Amianto nella Giornata Mondiale dedicata alle Vittime dell'Amianto




“Non  possiamo più attendere e facciamo appello ai ministri Roberto Speranza e Sergio Costa: affinchè si agisca al più presto su una doppia emergenza Covid 19, finora gravemente “oscurata” : la salute degli ex lavoratori esposti amianto  e le bonifiche da amianto per le scuole, per cui sono stati stanziati 385 milioni di euro lo scorso 14 gennaio e di cui non sappiamo nulla. Riteniamo sia arrivato il momento, se non ora quando?”,  ha dichiarato Maura Crudeli, presidente nazionale  AIEA, al termine dei lavori del Direttivo Nazionale, convocato  oggi in seduta telematica straordinaria   in occasione della Giornata Mondiale Vittime dell’Amianto, che coincide  con la Giornata  Mondiale   della Salute  e Sicurezza nei Luogi di Lavoro. Sono state annullate tutte le iniziative previste, ma la battaglia per la tutela dei lavoratori esposti amianto e   per il riconoscimento dei loro diritti è più forte che mai, proprio in un momento così difficile e drammatico per tutti.
 AIEA  con un lettera inviata al ministro Speranza, chiede l’attivazione di un protocollo speciale di sorveglianza specifico e urgente per i lavoratori ex esposti amianto, perchè presentano una più alta possibilità di ammalarsi. “La maggior parte di queste persone soffre di interstiziopatie polmonari, di asbestosi e placche pleuriche, che aumentano il rischio di mortalità in caso di contatto con il  Covid 19.- ha sottolineato Sabina Contu, segretaria nazionale e avvocata- Hanno già pagato abbastanza contraendo gravi patologie sui luoghi di lavoro, per mancanza di tutela, come previsto dalla normativa e dalla legge 257 del ’92. Per questi lavoratori è necessario prolungare il lockdown, anche a tutela della salute di tutti. Evitare e prevenire l’infezione da Covid 19 in questi soggetti particolarmente fragili e di vitale importanza”.
Oggi vengono commemorate in tutto il mondo le vittime dell’amianto: secondo l’OMS muoiono ogni anno nel mondo 107.000 persone, oltre 4.000 in Italia, 125 milioni sono le persone affette da patologie asbesto correlate: sono morti che “non  fanno rumore”, uccisi dal mesotelioma, la più grave delle patologie da amianto, sempre mortale. E  30 milioni circa sono  le tonnellate di amianto ancora presenti in Italia, nelle scuole, negli ospedali, negli edifici pubblici, nell’ambiente.
“E’ un pericolo immanente- ha aggiunto Maura Crudeli- ma oggi poniamo l’esigenza ineludibile di intervenire per la sua rimozione a partire dalle scuole, ci sono i soldi, che cosa si aspetta? Le scuole sono chiuse da mesi e lo resteranno certamente fino a settembre, ci sono tutte le condizioni per avviarne la rimozione: occorre garantire un’ambiente libero da questo minerale, presente come cemento-amianto in mille forme, coperture, tetti, manufatti vari, pavimentazione: c’è la salute dei nostri figli da salvaguardare e di tanti lavoratori della scuola”.
“Esprimiamo- ha inoltre detto Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie dei AIEA e Medicina Democratica-  il nostro più profondo cordoglio e  vicinanza ai familiari dei medici,  deceduti per l’epidemia del coronavirus Covid-19, 152 ad oggi, un numero spaventoso, che continua a crescere. Si tratta di vittime del lavoro, una strage, dovuta alle mancanze di tutele, di strumenti essenziali e necessari per fronteggiare questa tremenda epidemia. Ci auguriamo che vengano attivate norme che ristorino almeno i familiari di quelle categorie per cui non erano previste,come per i medici di base”.

lunedì 27 aprile 2020

Un saluto a pugno chiuso COMPAGNO GILDO NEGRI








Esprimiamo tutto il dolore dei compagni del circolo PRC A. Casaletti di Paderno Dugnano  per la perdita del nostro  partigiano Gildo Negri con le parole di Enzo Mambretti compagno e amico di Gildo di lunga data.



Un saluto a pugno chiuso COMPAGNO GILDO NEGRI


Non posso dire quando ti ho conosciuto , per me ci sei sempre stato , mio padre ti chiamava Antonio Gramsci non tanto per i capelli o gli occhialini che allora portavi ma per la rettitudine che ti ha sempre contraddistinto .

Ti ho conosciuto meglio quando per la prima volta sono stato eletto in consiglio comunale , era il 1975 io alle prime esperienze politiche e tu capogruppo di un P.C.I.  con 17 consiglieri e il Compagno Stefano Strada Sindaco , forte mai domo su ogni questione a costo di studiare e leggere  tutta la notte sugli argomenti da affrontare il giorno dopo , non sto mitizzando ma semplicemente riportando ciò che ho vissuto al tuo fianco.

Poi ho conosciuto la tua storia , stavamo raccogliendo testimonianze di chi  nel primo dopoguerra ha ricostruito la sezione del Partito Comunista Italiano a Paderno Dugnano , quindi non poteva mancare la tua testimonianza con quelle di Giovanni Paleari , Carlo Scurati , Rivolta Luciano , Rimoldi (Scireu) , Giuseppe Varisco , Stefano Strada , per ricostruire la storia di quegli anni in ambito locale .

 Sei nato in Romania nel 1930 la tua famiglia vi era emigrata per i lavori di bonifica del delta del Danubio e fu costretta poi a rientrare in Italia nel 1938 ,  partecipi alla lotta Partigiana in Polesine fino alla LIBERAZIONE , nel 1955 emigri a Paderno Dugnano (Calderara) andandotene di notte perché i debiti a bottega erano elevati , fame e miseria erano la triste realtà di molti polesani , ma comunque una volta iniziato a lavorare con i primi salari tornasti a ripianare a tutti coloro che vi avevano fatto credito .

Il 4 gennaio 1956 entri in consiglio comunale e ininterrottamente vi rimani fino al maggio 1990 con vari incarichi : nel 1963 come assessore alla Pubblica Istruzione , dal 1975 al 1979 come capogruppo e dal 1979 al 1980 come assessore ai trasporti e al decentramento e dal giugno 1980 a maggio 1985 Assessore all’urbanistica , edilizia privata e commercio .

Paderno Dugnano ti deve molto , deve molto ai Compagni che in quella stagione tentarono di modificare il modo di vivere la città , da Stefano Strada a Cerasi Munir Maurice da Troncato Leonardo a Govoni Tonino , fu di quegli anni l’acquisizione di villa Gargantini per farne la biblioteca polifunzionale , la realizzazione della piscina dello stadio e del parco che li ospita , poi l’idea geniale partorita da te Stefano e Cerasi “la cava nord” , a questo proposito devo dire che rimasi molto male alla cerimonia di inaugurazione della targa in ricordo di chi ha voluto fortemente quest’opera di risanamento territoriale , perché l’allora Sindaco Alparone non spese una parola ne per te ne per Cerasi che pur eravate stati , assieme a Strada , gli artefici di questa opera a costo praticamente zero per la comunità .

Ricordo che ti avvicinai e  dissi :” ma questo conosce come sono andate le cose e chi ci ha speso tante energie su quel progetto ? la tua risposta fu :”l’importante che ci sia e i cittadini ne possano godere” ecco un lato del tuo carattere , essere assolutamente modesto .

Gildo abbiamo navigato assieme da quando mi sono iscritto al Partito Comunista Italiano , tu sei sempre stato il faro anche nei momenti di grande difficoltà , la tua fermezza nel sostenere le tue idee sempre con la massima pacatezza mi hanno affascinato , poi qualcuno penso bene di chiudere quella esperienza e noi demmo vita alla Rifondazione Comunista sempre assieme , ma successe che per una nuova scissione le nostre strade si sono divise abbiamo militato in due Partiti diversi, io sono rimasto in Rifondazione Comunista e tu nei Comunisti Italiani questo in ogni caso non ha mai scalfito minimamente la stima e l’affetto che continuo a provare per un grande uomo che mi ha onorato della sua amicizia.

Questo maledetto virus ti ha portato via io penso anche per responsabilità di chi ha scelto di fare delle RSA un luogo di contagio crescente impedendo persino ai Medici e al personale di usare presidi idonei per non essere contagiati (vedi il caso del Pio Albergo Trivulzio). Noi continueremo la lotta contro queste nefandezze lo dobbiamo a te e a tutti coloro che hanno perso la vita in queste strutture.

Onore al COMPAGNO GILDO NEGRI i COMUNISTI ti ricorderanno sempre come un esempio da seguire .

Enzo Mambretti

sabato 25 aprile 2020

25 aprile Libertà, pace e giustizia sociale



Il 31 dicembre 1983, nel suo discorso di fine anno, Sandro Pertini si rivolse ai giovani, esortandoli a battersi per la pace, la libertà e la giustizia sociale. Ideali che lo hanno accompagnato fin da ragazzo a scegliere da che parte stare, a essere partigiano in un periodo drammatico per la storia del nostro Paese. Che ci siano sempre presenti le sue parole, indispensabili per affrontare la crisi economica e sociale che stiamo vivendo.
Lo faremo con coraggio, da comunisti e comuniste, come sempre.
“Battetevi sempre per la libertà, la pace, la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.”
Messaggio di fine anno - 1983
W il 25 aprile
W i partigiani e le partigiane di ieri e di oggi
#25aprilesolidale #oraesempreresistenza









giovedì 23 aprile 2020

Prima la salute non il profitto. Documento approvato dalla Direzione nazionale PRC-SE





Documento approvato dalla direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea riunita il 14 e 15 aprile.


Prima la salute non il profitto. 

La crisi del coronavirus impone rottura con politiche neoliberiste. Indispensabile intervento BCE.

La pandemia del coronavirus ha posto l’intero pianeta e il nostro paese in una situazione drammatica dal punto di vista umanitario e avrà un impatto devastante sul piano sociale e economico.
In questa crisi diventa concreta la possibilità di mettere in discussione l’egemonia delle classi dirigenti espressione del finanzcapitalismo e di incidere sul senso comune.
La genesi della pandemia e l’incapacità di una efficace risposta su scala globale hanno radice nella maniera con cui il capitalismo ha accelerato l’aggressione nel corso degli ultimi decenni degli ecosistemi e delle società umane.
Milioni di persone hanno riscoperto la centralità della sanità pubblica, l’importanza dell’intervento pubblico, le conseguenze negative di due decenni di tagli e si apre lo spazio per una critica di massa del capitalismo neoliberista che ha gestito la crisi del 2008 facendone ricadere i costi sulle classi popolari.
Dopo anni di pensiero unico e culto dell’impresa privata e del mercato di fronte al contagio è stata la sanità pubblica la trincea di difesa della sopravvivenza di tutte/i ed è stata la classe lavoratrice a affrontare il contagio – in particolare gli operatori della sanità e dei servizi essenziali a cui va il nostro ringraziamento più sentito.
Dopo anni di atlantismo acritico i medici cubani testimoniano il valore dell’internazionalismo mentre l’amministrazione Trump dà dimostrazione della crisi del modello nordamericano che aveva ispirato la globalizzazione neoliberista. Lo spreco di migliaia di miliardi in armi di distruzione di massa rende ancor più vergognoso il fatto che mascherine e respiratori siano risultati merce rara e la pianificazione rispetto al rischio pandemico quasi inesistente.
Il palese fallimento della regionalizzazione della sanità rafforza la  possibilità di fermare ogni tentativo di proseguire sulla strada dell’autonomia differenziata, costruendo un diverso modello sociale ed economico che guardi anche al Sud e al Mediterraneo.
Le lotte contro le privatizzazioni, per la centralità del pubblico, della ricerca, della scuola, dell’università, della cultura e la difesa dei beni comuni possono incontrare un terreno assai più fertile. E può essere posta con più forza in campo l’esigenza di cancellare stravolgimenti della Costituzione come il pareggio di bilancio e il Titolo V o a livello europeo di rimettere in discussione i Trattati a partire da Maastricht e le basi stesse di questa Unione Europea. 
È maturata nel Paese soprattutto la richiesta di bloccare ed invertire radicalmente le politiche di privatizzazione e mercificazione della sanità.
L’emergenza ha reso evidente l’insostenibilità del modello sociale liberista. Le difficoltà nell’assistenza e nella prevenzione nelle regioni più ricche d’Italia è conseguenza di anni di tagli alla sanità pubblica e di incentivazione della privatizzazione e della mercificazione della salute.
La contraddizione tra l’ossessivo appello rivolto alla popolazione al rispetto delle misure restrittive per prevenire la diffusione del contagio e la noncuranza protrattasi per settimane rispetto alla condizione di milioni di lavoratrici e lavoratori ha dimostrato quanto rimanga centrale nella nostra società la contraddizione capitale-lavoro.
Le ostentate donazioni di super-ricchi sono delle elemosine che offendono se confrontate alla realtà dell’evasione, della detassazione, dei paradisi fiscali. E’ oggi più che mai centrale la nostra storica rivendicazione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze dopo tre decenni di politiche che hanno aumentato le disuguaglianza.
Le misure assunte dal governo italiano e dall’Unione Europea per fronteggiare la pandemia del coronavirus sono state inadeguate e sovente tardive, sia sul piano sanitario e ancor di più sul piano economico.
La continua rissa tra maggioranza e opposizione di destra tende a occultare le comuni responsabilità e la continuità delle loro politiche. Mentre la Regione Lombardia e il governo si rimpallano la mancata istituzione della zona rossa a Bergamo rivendichiamo con amarezza di averla chiesta inascoltati dall’inizio e denunciamo che la responsabilità è degli entrambi gli schieramenti. E con altrettanta amarezza ricordiamo di aver denunciato la necessità di intervenire la strage di anziani nelle rsa e nelle case di riposo. Sosteniamo la necessità di commissariare le fallimentari gestioni delle regioni Lombardia e Piemonte ma non dimentichiamo che la politica sanitaria dei tagli e delle privatizzazioni è stata a livello nazionale bipartisan.
Il mezzogiorno d’Italia sta vivendo, con la sua composizione di lavoro nero, precario, marginale, non garantito, momenti di crescente drammaticità. Le lunghe fila degli abitanti dei quartieri periferici, in attesa davanti ai caf per la compilazione delle domande di riconoscimento del bonus di 600 euro, o davanti ai centri di distribuzione dei pacchi alimentari, lo stanno a dimostrare.
Non bisogna illudersi che la crisi che stiamo attraversando produca di per sé uno sviluppo positivo dal punto di vista sociale e culturale. Il virus non farà la rivoluzione al posto nostro. Come abbiamo già visto nell’ultimo decennio può anche determinare un’ulteriore spinta a destra, regressiva, intollerante e autoritaria se non si costruisce un’alternativa. E comunque le classi dominanti non si faranno da parte e già sono all’opera imporre di nuovo – come dopo il 2008 – una narrazione egemonica e scelte politiche neoliberiste.
Lo dimostra l’oscena offensiva da parte di Confindustria e dei suoi mille sostenitori nella politica e nel giornalismo per la riapertura delle imprese mentre la realtà è che – a causa delle maglie troppo larghe del decreto – metà delle imprese nel nostro paese non hanno mai chiuso. Persino nelle zone dove più alto è il numero di vittime.
Sarebbe un errore pensare che il capitalismo neoliberista e la governance europea si autoriformino senza conflitto sociale e senza una consapevolezza diffusa nell’opinione pubblica. Lo stanno dimostrando il comportamento di Confindustria in Italia e quello dei governi europei e della Commissione.
E’ evidente che le classi dirigenti non vogliono cambiare né i trattati né l’impostazione di fondo delle loro politiche.
Lo stesso no del Presidente del Consiglio e di parte del governo italiano al MES non si accompagna a una proposta coerente e convive con posizioni molto forti di continuità con il passato e di fedeltà all’ideologia e alla pratica della governance europea soprattutto da parte del PD.
Se la destra cavalca polemiche regressive e fakenews spetta alla sinistra anticapitalista e antiliberista dentro la crisi portare avanti un punto di vista di classe, di genere, democratico e solidale.
Rivendichiamo di aver lanciato subito la parola d’ordine della chiusura di tutte le attività lavorative non essenziali e di aver denunciato la strage in corso nelle zone più industrializzate del paese a causa della subalternità della politica – del governo come della destra – al padronato.
Il sostegno agli scioperi e la denuncia della violazione delle precauzioni indispensabili per evitare il contagio nei luoghi di lavoro è impegno su cui dobbiamo insistere in tutto il territorio nazionale e riguarda anche le attività ritenute essenziali che sono le uniche che dovrebbero rimanere aperte.
Il nostro antifascismo non è solo uno sguardo riconoscente sulla nostra storia ma un impegno per l’attuazione di una Costituzione che per noi non può fermarsi davanti alle porte di aziende, fabbriche, rsa, carceri e cpr. Invece di alimentare guerre tra poveri rivendichiamo il valore dei principi costituzionali e politiche conseguenti.
Per questo ci siamo battuti e ci battiamo perché sia garantita a tutte/i la possibilità di proteggersi dal contagio. E mai come oggi va respinta la barbarie securitaria e razzista della Lega e l’ignavia del governo verso i detenuti nelle carceri o gli immigrati che si trovano nei cpr e nei cosiddetti centri di accoglienza. Chiediamo provvedimenti immediati per la riduzione della popolazione carceraria,  l’accertamento della verità sui morti nelle rivolte e le dimissioni del ministro Bonafede. 
Ci battiamo, dunque, per la regolarizzazione delle centinaia di migliaia di uomini e donne migranti presenti sul territorio nazionale e che in virtù delle leggi vigenti, non solo dei decreti Salvini, sono oggi non solo in condizione di non poter lavorare ma persino di avere accesso completo al SSN e alle forme di sostegno al reddito. Ci battiamo per l’apertura dei porti e perché sia garantito il soccorso in mare – a maggior ragione oggi con il riesplodere del conflitto in Libia – con la stessa determinazione con cui contrastiamo la campagna di Confindustria per la riapertura delle fabbriche.
Ci battiamo per la garanzia di un reddito di quarantena a tutte le persone colpite da questa crisi e per energiche misure a sostegno di tutti i settori sociali, del lavoro dipendente e autonomo. Dentro questa crisi emergono i limiti dello stesso reddito di cittadinanza attualmente in vigore che va riformato come richiesto da un ampio schieramento di associazioni e realtà di movimento e sindacali che condividono come noi la campagna per l’estensione del reddito e la eliminazione delle condizionalità anche oltre l’emergenza.
Ci battiamo perché nella scuola – finito l’insegnamento “a distanza” di cui non tutte/i hanno potuto usufruire – ci sia una drastica riduzione degli alunni per classe, anche per garantire il necessario distanziamento ponendo fine alla lunghissima stagione dei tagli mascherati da “riforme” con assunzione di personale docente e ATA e reperimento di spazi per l’edilizia scolastica.
Dobbiamo contribuire a far crescere la consapevolezza che passata la bufera non si dovrà affatto ritornare alla “normalità”, ma bisognerà mettere mano ad un grandioso piano per il lavoro, sostenuto da un poderoso impiego di risorse, finanziato, guidato, controllato dalla mano pubblica attraverso una radicale riforma della missione della Cassa depositi e prestiti.
Noi puntiamo ad attraversare questa crisi cercando di costruire un blocco sociale di classe, popolare e democratico, che contrasti il tentativo già in atto di farne ricadere il peso per l’ennesima volta sulle classi popolari e di restaurare, in condizioni peggiorate, la cosiddetta “normalità”, ovvero l’egemonia del capitalismo neoliberista.
La crisi evidenzia l’esigenza di una politica di riduzione delle disuguaglianze, di finanziamento adeguato del welfare e di tassazione progressiva secondo il dettato costituzionale. E più in generale ripropone l’urgenza e la necessità di un’alternativa di società. Non è un caso che tornino di nuovo a circolare nel dibattito internazionale e persino sui media mainstream parole come comunismo e socialismo.
La partita più importante oggi è aperta su scala europea.
Sul piano economico per affrontare efficacemente l’emergenza è necessario che l’Unione Europea adotti misure adeguate e una svolta reale. Non possono che essere rigettate come insufficienti le proposte messe in campo nel confronto tra i governi.
La sospensione del patto di stabilità dimostra quanto i parametri e i vincoli che hanno svolto un ruolo antisociale devastante nei paesi europei, soprattutto del sud, non sono sostenibili ed erano frutto solo di decisioni politiche volte a imporre le politiche neoliberiste. Ormai anche i portavoce dell’austerity ammettono che in una situazione come questa il contenimento della spesa pubblica rappresenta l’opposto di quel serve per affrontare la pandemia e la crisi economica. Però continua a pendere come una minaccia il MES e il rischio di prestiti che divengano un cappio al collo per l’economia e la società italiana. E che il conto dello sforamento venga presentato dalle classi dominanti dopo la pandemia in termini di nuovi sacrifici, tagli e privatizzazioni.
Lo stesso intervento della BCE è per ora insufficiente per evitare la speculazione sui titoli di stato e l’azzeramento dello spread in maniera definitiva.
Per questo abbiamo avanzato come centrale la rivendicazione che la Banca Centrale Europea assuma il ruolo che colpevolmente le classi dirigente europee hanno finora negato.
Non basta il no indispensabile al MES, è indispensabile che la BCE finanzi un piano europeo per affrontare l’emergenza, in grado di rilanciare l’occupazione e garantire la riconversione ambientale e sociale delle produzioni e dell’economia. 1000 miliardi di finanziamento annuo a tasso zero, con scadenza a 100 anni per attuare – magari attraverso la BEI – un Piano di riconversione ambientale delle produzioni e dell’economia (comprese le garanzie di ammortizzatori sociali e reddito) e un piano sanitario europeo che potenzi la sanità pubblica costruendo un diritto europeo alla prevenzione e alla salute.
Il divieto di vendita dei titoli allo scoperto deve essere reso strutturale. In una situazione di forte speculazione sui mercati è necessario che le autorità pubbliche intervengano per bloccare le contrattazioni ogni volta questi manifestino un carattere speculativo e attuino un forte controllo del movimento internazionale dei capitali.
La rivendicazione dell’intervento della BCE può diventare punto unificante di tutta la Sinistra Europea e del Gue/Ngl e di tutte le soggettività politiche, sindacali, sociali e culturali che a livello europeo si battono per la difesa delle classi lavoratrici e contro il neoliberismo.
In questa fase così drammatica mantenere un’attitudine militante e che il partito dia il massimo contributo nell’intervento politico, culturale e sociale. I limiti imposti dalla situazione, anzi ci impongono un salto di qualità nella capacità di comunicare e costruire campagne.
Come sinistra antiliberista e anticapitalista dobbiamo in tutti i modi lavorare per dare centralità alle questioni concrete evitando che lo scontro tra governo e opposizione di destra monopolizzi l’attenzione a scapito del confronto sui nodi centrali e i problemi reali. Ringraziamo tutte le compagne e i compagni che in queste settimane si sono impegnate/i in attività di informazione, denuncia, inchiesta, elaborazione, mutualismo, negli sportelli sociali, nel lavoro sindacale, negli enti locali, nelle reti di movimento e nell’associazionismo.
Invitiamo alla convocazione di attivi e riunioni telematiche degli organismi regionali, provinciali e territoriali perché proprio dentro questa situazione eccezionale c’è bisogno dell’intelligenza e dell’impegno di tutte/i nel costruire reti di solidarietà, pratiche sociali, sviluppare intervento politico, fare inchiesta e denuncia. per essere all’altezza della situazione che viviamo e contribuire a cambiare anche il nostro partito. Altrettanto è importante il coinvolgimento costante della DN e la convocazione in tempi stretti del Comitato Politico Nazionale (ovviamente per via informatica) e allargare e creare nuovi gruppi di lavoro.
Questa emergenza impone un salto di qualità, un cambiamento di passo a tutta la sinistra anticapitalista, alla sua capacità di prendere l’iniziativa, di abbandonare atteggiamenti autoreferenziali e di unire le forze sociali e politiche su obiettivi comuni.
Lavoriamo con convinzione per determinare la più larga collaborazione con tutte le realtà politiche e sociali per allargare la mobilitazione – nelle forme possibili nelle attuali condizioni – sulle emergenze sociali aperte e per proporre alternative concrete dentro la crisi.
In queste settimane, collaborando con tante realtà sindacali e di movimento, abbiamo costruito una piattaforma di proposte su cui è doveroso incalzare il governo e il parlamento come abbiamo già fatto nelle scorse settimane.
E’ indispensabile sviluppare tutte le forme di interazione, di dialogo, di confronto, di proposta; evitare che l’emergenza si trasformi in una stasi del pensiero, in una colonizzazione dell’immaginario sociale, in un ripiegamento della vita nella sfera puramente privata; affermare il valore della solidarietà e lo spirito di comunità come antidoti contro la paura, l’individualismo, la solitudine.
La pandemia ha evidenziato le tante contraddizioni di una società sottomessa alla logica dell’accumulazione capitalistica e di una costruzione europea progettata per imporre lo smantellamento del modello sociale conquistato con lotte secolari dalle classi lavoratrici.
Negli ormai prossimi 25 aprile e Primo Maggio raccogliamo l’appello dell’Anpi a cantare Bella Ciao dai balconi e sventoliamo accanto ai tricolori le nostre bandiere rosse e quelle arcobaleno della pace.
Rilanciamo in nostro impegno nella solidarietà concreta a Cuba e contro il blocco criminale da parte degli Stati Uniti che colpisce l’isola e il Venezuela bolivariano anche durante la pandemia.
La direzione nazionale dà mandato alla segreteria di proseguire il lavoro di costruzione di relazioni unitarie e di convergenza su campagne con tutte le soggettività disponibili su obiettivi condivisi  di pari passo con le iniziative del partito.
Dall’inizio della crisi siamo stati molto impegnati sul terreno dell’emergenza e, nonostante prime risposte da parte del governo come il blocco dei licenziamenti, ci sono molte questioni su cui va proseguito l’intervento e la convergenza con altre soggettività innanzitutto sul piano della sanità e del contrasto del contagio, a partire da tra gli altri:
-   requisizione delle cliniche private, commissariamento delle regioni Lombardia e       Piemonte, tutela dei degenti in case di riposo e rsa;
-   difesa del diritto alla salute di lavoratrici e lavoratori attraverso il fermo delle attività non essenziali, e condizioni di sicurezza per chi lavora;
-  estensione del reddito di cittadinanza e garanzia subito di un reddito di quarantena;
-  sostegno agli enti locali e sospensione del patto di stabilità interno;
-  diritto alla casa, blocco degli sfratti, sospensione e contributo per gli affitti;
-  amnistia e/o provvedimenti per ridurre sovraffollamento carcerario;
-  regolarizzazione migranti e riapertura porti;
-  sostegno alla campagna della rete pro choice, per l’autodeterminazione delle donne, applicazione della 194 e possibilità di accesso all’aborto farmacologico senza degenza ospedaliera.
La partita decisiva è quella della risposta all’emergenza economica e alla crisi. Quelli che sono improvvisamente diventati sostenitori dello “sforamento” e della crescita del debito pubblico per sostenere le imprese rimangono pericolosi sostenitori di quelle regole che poi tornerebbero a imporre tagli e sacrifici.
Per questo la Direzione Nazionale impegna tutto il partito nella campagna USARE I SOLDI DELLA BCE con la relativa petizione europea e nel rilancio della nostra piattaforma incentrata su patrimoniale sulle grandi ricchezze, imposizione fiscale fortemente progressiva, tassazione rendite finanziarie e multinazionali, taglio delle spese militari a partire dagli F35, stop alle grandi opere inutili come il tav in Val di Susa, lotta all’evasione fiscale e ai paradisi fiscali.

Prima la salute non i profitti, è una parola d’ordine che ha valore ben oltre l’emergenza. E’ il “prima le persone” che abbiamo mille volte ripetuto contro il capitalismo neoliberista.  La crisi creata dalla pandemia conferma la necessità di una rottura e di una svolta. Occorre impedire, quando finirà il contenimento, che il ritorno alla “normalità” coincida con la semplice restaurazione, in condizioni peraltro peggiori, dello sfruttamento delle classi lavoratrici e del saccheggio dei beni comuni e dell’ambiente