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sabato 7 marzo 2020

8 marzo: Giornata internazionale della donna



È passato più di un secolo dalla celebrazione della prima Giornata Internazionale della Donna.
I semi di questa ricorrenza erano già stati gettati a New York nel 1908, quando quindicimila operaie tessili avevano invaso le strade per chiedere giorni lavorativi più brevi, un salario migliore e il diritto di voto. L’anno seguente, il Partito Socialista americano dichiarò l’ultima domenica di febbraio la giornata dedicata alle manifestazioni in favore del suffragio femminile.
Nel 1910, l’idea di fare di questa celebrazione una ricorrenza internazionale fu rilanciata dalla socialista tedesca Clara Zetkin nel corso della Conferenza Internazionale delle donne lavoratrici a Copenhagen, e nel 1911 – 109 anni fa – si celebrò la prima Giornata Internazionale della Donna in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. La scelta dell’8 marzo come data si sarebbe affermata con il tempo.
Le disuguaglianze storiche e strutturali che hanno permesso all’oppressione e alla discriminazione di prosperare sono venute alla luce come mai prima.  In fabbrica, nelle strade, ovunque le donne chiedono un cambiamento duraturo e tolleranza zero per violenza sessuale, molestie e discriminazioni di ogni tipo. Raggiungere l’uguaglianza di genere e dare più forza alle donne è l’impresa incompiuta del nostro tempo e la più grande sfida dei diritti umani nel nostro mondo.
Oltre un miliardo di donne non ha protezione legale contro la violenza sessuale domestica; nel prossimo decennio milioni di ragazze subiranno mutilazioni genitali; e la rappresentanza delle donne nei Parlamenti si attesta a meno di un quarto ed è persino più in basso nei consigli di amministrazione. «Laddove esistono leggi, sono spesso ignorate e le donne che perseguono un risarcimento legale vengono messe in dubbio, denigrate e licenziate».
La disparità di genere e la discriminazione contro le donne ci danneggiano tutti. L’uguaglianza di genere non è un favore alle donne, ma una questione di diritti umani nell’interesse di tutti. Investire nelle donne fa crescere comunità, aziende e Paesi. La discriminazione nei loro confronti è dannosa per tutti».
Il compito di demolire stereotipi di genere e pregiudizi inconsapevoli, di allargare lo sguardo alle varie condizioni femminili, di valorizzare il lavoro delle donne e migliorarne l’esercizio dei diritti non spetta alle donne soltanto, ma a tutti. Ciascuno con le proprie azioni, con un continuo esercizio nelle conversazioni, nei comportamenti e nel modo di ragionare può avere un impatto positivo sulla società e aiutare a costruire un mondo basato sull’equità di genere. Siamo ancora molto lontani dal poterci fermare.
L’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e le politiche per la crescita e la partecipazione delle donne (empowerment), che ha lanciato la campagna Generation Equality: l’obiettivo è una mobilitazione globale per porre fine alla violenza di genere e chiedere a gran voce giustizia economica e rispetto dei diritti, l’autonomia nelle scelte sessuali e riproduttive e la giustizia climatica (poiché sono le donne che pagano più spesso, e in prima persona, le conseguenze dei cambiamenti climatici). La partecipazione femminile piena in tutti i settori del vivere comune sembrerebbe un’ovvietà, ed è essenziale per lo sviluppo di società più sane, solide e inclusive.
La cultura della povertà, dell’abuso e dello sfruttamento di genere deve finire con una nuova generazione di uguaglianza duratura.
I compagni di Rifondazione Comunista

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