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martedì 28 novembre 2017

FABIO VETTOREL LIBERO

Pubblichiamo l'intervista di Francesca Valente a Fabio Vettorel rilasciato dopo 5 mesi di carcere ad Amburgo per aver manifestato al G20

La camicia azzurra sgualcita perché in carcere di certo non si possono stirare i vestiti. I capelli sistemati alla bell’è meglio, già ricresciuti, per apparire bene, nonostante l’enorme stanchezza. E forse c’è pure qualche capello bianco. Un’esperienza così segna. Qualche chilo in meno perché in carcere mangiava quasi solo «patate scotte senza sale, riso, pane e carne semi commestibile».
Ma una cosa non è cambiata: Fabio Vettorel ha stampato in faccia il sorriso di sempre. Glielo si legge proprio in faccia che «è bello essere libero».
Come hai vissuto questa esperienza?
«È stato più facile per me stare dentro come prigioniero politico rispetto ad un criminale comune. Ma ho ricevuto molta solidarietà, anche perché si è capito che la mia era una situazione diversa dalle altre. Mi hanno scritto, in molti hanno cercato di aiutare i miei genitori, che sono stati fantastici. Ho saputo che a Feltre e Belluno sono state organizzate delle manifestazioni, anche per chiedere il mio rilascio, e iniziative benefit per pagare la difesa legale».
Perché ti hanno arrestato?
«Perché il G20 è fallito a seguito delle proteste, perché è stato superato mediaticamente dalle manifestazioni, perché la nostra presenza ha dato fastidio alla governance, al sindaco. Il ministro dell’economia è stato bloccato dalle proteste. Siamo stati più efficaci».
Perché hai deciso di manifestare?
«È qualcosa mi è venuto dal cuore, ho pensato che per una volta fosse giusto scendere in strada per dire che non siamo 20 persone che decidono le sorti del mondo attorno a un tavolo, siamo liberi e vogliamo decidere per le nostre vite. Le disuguaglianze nel mondo stanno aumentando, i cambiamenti climatici non vengono affrontati da chi comanda, i migranti muoiono nel Mediterraneo senza che la gente se ne preoccupi. Ci sono tanti problemi che mi hanno spinto a uscire di casa, prendermi ferie e venire qui».
Com’era la vita in carcere?
«Sono stato fortunato perché ci sono stato poco: 5 mesi non sono tanti, ci sono detenuti che ci stanno per anni e non serve pensare ai grandi che ci sono già passati, basta pensare ad altri ragazzi come me. Durante il giorno leggevo, scrivevo lettere, parlavo con gli altri detenuti con cui ho sempre avuto un bellissimo rapporto, anzi molti sono stati solidali e continuerò a scrivergli. Non è stato facile perché le guardie non si comportano tutte allo stesso modo e non sai quando uscirai. Ma ce l’ho fatta».
Cosa ricorderai con serenità?
«Per me è stata un’esperienza forte: ho imparato a essere gentile, a cercare di capire e ascoltare tutti. Stavo con persone come me, che però meriterebbero di più. In carcere si conoscono i più deboli, gli oppressi, gli emarginati, quelli con storie di vita inimmaginabili. Sono stato fortunato, ho avuto genitori bellissimi, una crescita bellissima, non mi è mai mancato niente, mentre tanti di loro non hanno avuto questa fortuna. Perché sono nati nella parte sbagliata del mondo, in un posto povero dove non hanno potuto studiare, dove anche se lavoravano non avevano i soldi per mangiare, che hanno sofferto la fame. Che mossi dalla speranza di trovare un avvenire migliore sono venuti in Europa ma non hanno trovato niente, dandosi ai furtarelli o al piccolo spaccio di droga. Questo è orribile».
Hai imparato il tedesco?
«Un po’, quasi tutti lo parlavano e pochi sapevano l’inglese, solo qualche ragazzo africano. Alcune guardie lo sapevano ma preferivano parlare in tedesco».
Cosa hai pensato quando non ti hanno fatto uscire dal carcere?
«Ci sono stati molti momenti brutti e sinceramente non pensavo nemmeno di poter uscire oggi (ieri, ndr): ero pronto a uscire a febbraio. Mi sono reso conto che c’era un motivo per cui ero lì, perché avevo messo in atto la mia resistenza e avrei dovuto resistere, anche se mi avessero fatto restare per più tempo».
Fabio trova un’Amburgo piena di luci e di persone solidali, le stesse che hanno aiutato la madre, che si è trasferita in Germania non senza difficoltà. «Sapere che ha sofferto per me è stata una delle cose più difficili da accettare, ma sono stato fortunato perché mi ha sempre dato una mano. È una roccia, sono fortunato ad avere una madre così».
Quando è uscito dal tribunale finalmente libero, Fabio, la mamma, gli avvocati e gli amici si sono ritrovati a pranzo. Il primo piatto ha il sapore della libertà, della cotoletta di maiale e delle patatine fritte. Tante, come piacciono a Fabio.
Una delle prime cose che la mamma nota di Fabio è il modo di camminare: «È strano, sembra più spaesato che contento!», con nella voce la preoccupazione degli effetti che può aver avuto il carcere sul figlio. Ma Fabio non sembra accorgersene e non smette di dirle «grazie» per avergli «salvato la vita». Continua a ripetersi «sono fuori di prigione», quasi per convincersene. Appena uscito dal tribunale aveva esclamato: «Andiamo a bere una birra da un litro?». Subito accontentato.
E ora la madre non smette di staccargli gli occhi di dosso. Lo chiama «stella», lo tocca e lo bacia, ancora incredula. Lo invita più volte a rilassarsi mentre lui nomina gli amici di Feltre (dal Cadore è arrivato Fiorenzo per abbracciarlo da parte di tutti) e gli solletica l’immaginazione dicendogli «avremo tempo di fare un sacco di cose!». Eh già, ce ne sarà almeno per altri 3 mesi. Nell’attesa di ordinare il pranzo, Fabio inizia a leggere sul telefono della mamma i commenti sotto ad alcuni articoli sul suo caso giudiziario, mentre lei lo intima di lasciar perdere: «Ti fanno male». Ma lui li scorre, e sorride.
Tra le prime cose che vuole assaporare Fabio è il gusto del caffè, perché in carcere non era buono. «Il curdo aveva comprato un pacco grande così per 20 euro», dice disegnando un mucchietto con le mani, «non posso certo dire che fosse buono». Nemmeno la mensa sembrava all’altezza, tanto che «ero arrivato a drogarmi di cucchiaini di zucchero». Questa mattina tornerà al carcere giovanile di Hahnofersand, stavolta senza scorta e senza manette ai polsi, per riprendere le ultime cose.
Jamila Baroni sta cercando un appartamento tutto per loro, perché ora condivide una stanza con un’altra italiana.
In serata anche la telefonata con Maria, la ragazza di Cesio arrestata con lui e poi liberata in attesa del suo processo. Una telefonata piena di risate. Piena di spensieratezza. Ci voleva.

domenica 26 novembre 2017

CORI GOSPEL PER COSTRUIRE UNA SCUOLA A POOL-CONGO

Il frutto di tanti contatti con la Comunità Congolese del nostro territorio sarà quest'iniziativa con 2 cori Gospel per una raccolta fondi ,destinata alla costruzione di una scuola gestita da sacerdoti, nella zona di Pool in Congo.  La guerra civile è ancora oggi una guerra di etnie dove i bambini risultano le vittime principali.
 I circoli Prc di Paderno, Pero e Rho  hanno creato un momento di solidarietà ed integrazione con un popolo che ha vissuto momenti tragici e che ancora fa fatica a ritrovare quella strada democratica dove l'individuo possa pensare ad un futuro di pace e tranquillità.
Le prepotenti e terribili immagini che pubblichiamo sono atte a sensibilizzare chi legge ,ma soprattutto a far conoscere la realtà in cui purtroppo, tanti bambini  sono costretti a fare i conti e di cui  non ci si preoccupa ,se non quando alcuni riescono a giungere ,( non sempre  vivi )sulle nostre coste. Diritti, uguaglianza, integrazione, noi cittadini del mondo abbiamo la capacità di oltrepassare le frontiere e giungere dove guerra, morte, fame non devono prevalere.
Un appello alla pace, all'integrazione, all'uguaglianza, alla solidarietà come principi fondamentali per l'inizio di un nuovo cammino in una società dove la diversità sia motivo di scambio multiculturale, di apprendimento arricchendo quell'educazione alla tolleranza di cui il nostro quotidiano ha estremamente bisogno.
"Gli uni stanno nell'ombra gli altri stanno nella luce. Si vedono coloro che stanno nella luce e coloro che stanno nell'ombra non si vedono" B. Brecht
 I circoli Prc di Paderno, Pero e Rho.




venerdì 24 novembre 2017

PEDALA E SALVA IL PARCO DI VIA GORIZIA

Domenica l'iniziativa per ribadire la sopravvivenza del parco cittadino di Via Gorizia contro la costruzione di nr. 3 palazzine.


Cresce in Italia e nel mondo la campagna internazionale #CambiaGiro contro la partenza in Israele del Giro d’Italia 2018!


Oltre 120 associazioni e gruppi in rappresentanza della società civile, del volontariato, della difesa dei diritti civili, per lo sviluppo sostenibile in 20 paesi hanno sottoscritto l’appello internazionale lanciato dal “Coordinamento europeo di comitati e associazioni per la Palestina” (ECCP) di spostare la “Grande partenza” del Giro d’Italia 2018 da Israele.
In Italia, le adesioni sono oltre 40, tra cui FIOM-CGIL, USB, Pax Christi e Rete Ebrei contro l’occupazionePer aderire: http://bit.ly/2ySJV9g
Tra gli aderenti anche il noto intellettuale ebreo americano Noam Chomsky, che ha dichiarato  recentemente “Sono contrario a ogni evento in Israele usato per scopi nazionalistici o per altre iniziative di propaganda per coprire la sua occupazione e per negare i diritti umani dei palestinesi.”
In Italia, hanno aderito, tra gli altri, l’intellettuale ebreo Moni Ovadia e glieuroparlamentari Eleonora Forenza, Sergio Cofferati e Curzio Maltese.
Organizzazioni della società civile palestinese hanno scritto al Papa per chiedergli di rifiutare l’invito di Netanyahu a dare il via alla corsa rosa in Israele.
La campagna è stata riportata da  Rainews24Il Fatto QuotidianoAssociated PressAnsa e da diversi siti del ciclismo.  

Nei giorni precedenti la presentazione del 29 novembre a Milano delle tappe del Giro 2018, in tante città italiane si terranno manifestazioni su due ruote di controinformazione e di protesta: 
Con una scelta a dir poco infelice, il Giro d'Italia organizza a Milano la presentazione ufficiale della corsa proprio il 29 novembre, giornata ONU di Solidarietà con il Popolo Palestinese.

Tante città italiane hanno risposto organizzando per il 25-26 novembre manifestazioni su due ruote di controinformazione e di protesta:
» 25 novembre Genova: Cambia Giro
» 25 novembre Udine: Cambia Giro - Corteo in bicicletta
Partecipa alle iniziative e invia una lettera alla società RCS, che organizza il Giro.
E' ora di pedalare per i diritti dei palestinesi!
Dalla dichiarazione del Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC): “iniziare la corsa da qualunque luogo sotto il controllo di Israele servirà da timbro di approvazione per l'oppressione israeliana dei palestinesi. Il Giro d'Italia avrebbe pensato di iniziare una corsa nell'apartheid in Sud Africa negli anni '80?”
Tutte le informazioni sulla campagna #CambiaGiro su bdsitalia.org/cambiagiro 


giovedì 23 novembre 2017

Città Metropolitana fa marcia indietro sul ricorso al Consiglio di Stato

Ha impiegano un mese il sindaco di Milano Giuseppe Sala per fare un passo indietro in merito alla questione del ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR che aveva deciso di bloccare l'attività di Nuova Tecnologia e Ambiente (nuova Eureco) su richiesta dei cittadini di Paderno Dugnano, dell'Amministrazione Comunale , del Comitato e di Medicina Democratica la quale era ricorsa in adjuvandum.
Difatti la data della sua firma sul ricorso,  risale al 24 ottobre 2017.
Siamo ovviamente contenti di questo ripensamento ma se non ci fossero state  le proteste dei cittadini, e i comunicati stampa del sindaco di Paderno , del Comitato Eureco e di Medicina Democratica come sarebbe finita questa storia?

Pubblichiamo di seguito ,condividendo il contenuto,  il comunicato stampa odierno del Comitato a Sostegno dei Famigliari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco e di Medicina Democratica.
       

BLACK FRIDAY NIENTE ACQUISTI I LAVORATORI LOTTANO!!!

Domani sarà il Black Friday , un'altra delle tante usanze commerciali d' oltreoceano che ormai imperversano anche nel nostro quotidiano.
A fronte di tutto questo propagandare megasconti ,proprio domani i lavoratori della logistica sciopereranno contro condizioni lavorative di  totale sfruttamento.
L'invito è quello di supportare questa loro lotta evitando qualsiasi acquisto proprio durante la giornata del 24 novembre 2017.

"lavoratrici e lavoratori Amazon scioperano anche per noi. Se una grande azienda accumula profitti ma sfrutta e paga poco, scioperando i lavoratori rivendicano non solo i propri diritti ma anche un modello sociale più giusto per tutti. Niente acquisti su  Amazon finché l' azienda non cede. Sosteniamo chi lotta."
Maurizio Acerbo   - 

COMITATO SCUOLA PUBBLICA DI PADERNO ATTIVISMO E REALTA'



ASSEMBLEA DEL COMITATO PER LA SCUOLA PUBBLICA PADERNO
DUGNANO DEL 20.11.2017

Il Comitato si è riunito in data 20/11/2017 presso il Circolo Casaletti di Calderara a Paderno Dugnano, affrontando una serie di temi assieme all'Insegnante limbiatese dell'I.c.s. Verga Rosetta D'Agati, da oltre 30 anni alla secondaria di primo grado.

Nella citta'metropolitana di Milano la crisi dell'istruzione pubblica e'la logica conseguenza della congiuntura economica e della recessione attuale del sistema neoliberista. 
La politica del profitto ha reso l'istruzione una merce, come denuncia la Professoressa D'Agati: il concetto di cultura e di emancipazione popolare sono diventati un'idea scomoda;ecco perche'i governi e i poteri forti lavorano per l'egemonia di un'idea di scuola asservita al mercato, nella quale l'obbligo dell'alternanza scuola-lavoro ne e'la manifestazione piu'rappresentativa.
"Ma non solo gli studenti sono le vittime e gli svantaggiati dalle riforme impopolari che smantellano il diritto allo studio, noi insegnanti- continua Rosetta- assistiamo alla dequalificazione del nostro lavoro: i Dirigenti scolastici si occupano esclusivamente di attivita'extra, le scuole sono dei "progettifici", le introduzioni di bonus merito e di parametri retributivi discrezionali ci hanno messo gli uni contro gli altri, tutto cio'a discapito della didattica e della lezione frontale.
Il comune di Limbiate, come il comune di Paderno Dugnano e'carente per scarsita'di risorse e per scelte di risparmio nella manutenzione degli edifici scolastici: anche li'gli insegnanti sono costretti a gestire situazioni di emergenza ad esempio trasferendosi da un'aula all'altra, compromettendo anche le lezioni e l'avanzamento del programma. Il risparmio viene fatto sulla pelle della Scuola.
In tutto cio'purtroppo spesso nelle nostre Scuole il grande assente e'l'organizzazione sindacale: con le nostre lotte abbiamo ottenuto il diritto allo studio per tutti a prescindere dalla propria estrazione economica o sociale e a prescindere dalla razza, sesso o religione, abbiamo ottenuto un trattamento economico adeguato e tutte le mensilita'per i docenti: adesso ci dicono che dobbiamo andare in pensione a 67 anni con 800 euro al mese e quindi nell'impossibilita'di mantenerci e sopravvivere.
I genitori dovrebbero ribellarsi a iniziative come l'alternanza scuola-lavoro, il decadimento edilizio degli edifici scolastici, l'insicurezza e i finanziamenti alle Scuole private" conclude la Professoressa D'Agati.
Noi sottoscriviamo le parole di Rosetta DAgati, il Comitato per la Scuola Pubblica si impegna a  partecipare all costruzione di un movimento di lavoratrici e lavoratori della scuola, cittadini, studenti,sull'esempio dell'attivismo gia' protagonista pochi anni fa della difesa della scuola pubblica a Paderno Dugnano.
Solo una costante pressione dal basso che coinvolga insegnanti , studenti ed altri lavoratori ha la possibilita'di riaccendere la reazione e la lotta anche ai vertici sindacali.