Fortemente sensibili al problema
delle esondazioni del Seveso che vede, i concittadini milanesi (e non solo)
ogni anno, subire danni consistenti e traumatici, desideriamo e auspichiamo che
vengano attuate soluzioni definitive, funzionali e lungimiranti, che non
peggiorino la situazione esistente non solo per i milanesi stessi, ma anche per
gli abitanti dei comuni limitrofi.
La decisione a livello politico e
tecnico è stata presa e presto inizieranno i lavori di realizzazione delle
vasche di laminazione, ma il rischio che la soluzione non risolva il
problema delle esondazioni e diventi un
problema futuro per le popolazioni ed i territori coinvolti da questi progetti
è elevato.
Invece di prendere decisioni
sull'onda dell'emergenza, come spesso succede in Italia, si dovrebbe lavorare
con una prospettiva a lungo termine e con uno sguardo d'insieme.
Le “vasche” sono
soluzioni vecchie e obsolete perché
producono effetti collaterali sul territorio
e, come dichiarato dagli stessi fautori, non completamente risolutivi (nel sito
di Regione Lombardia è chiaramente indicato che, anche in presenza di vasche, 6
esondazioni su 17 degli ultimi anni non sarebbero state evitate), mentre il
problema può essere affrontato con
soluzioni alternative.
In realtà
l'obiettivo è quello di ridurre la velocità con cui l'acqua affluisce a valle
perché l'eccesso di quantità dove il fiume intubato crea l'esondazione con
incalcolabili danni.
Dunque più che
ragionare su quello che fa l'acqua a valle si dovrebbe ragionare sul come fare
per rallentarne il flusso a monte. Un territorio esageratamente cementificato,
impedisce l'assorbimento naturale e ingigantisce l'accumulo di quantità d'acqua
nelle fognature e di conseguenza nel fiume.
L'introduzione di
vasche di laminazione previste nei comuni di Lentate sul Seveso, Varedo, Senago
e Paderno Dugnano, con un'aggiunta di un'altra nel Parco Nord a Milano,
chiaramente diminuirà la portata nel fiume, ma l'impatto sarà devastante, in un
ambiente già particolarmente compromesso. L'insediamento delle vasche è
previsto in aree agricole con dimensioni di circa 40 campi di calcio e con una
profondità di circa 30 metri e raccoglierà l'acqua del Seveso fortemente
inquinata.
I liquami e le
scorie inquinate rimarranno sul fondo e l'eventuale asportazione, la pulizia
e la manutenzione saranno problematiche
e costose (con Comuni in gravi difficoltà economiche).
La falda acquifera,
che sta crescendo di livello ogni anno, allagherà l'invaso realizzando uno
stagno putrido e maleodorante e che comporterà un grande cambiamento
dell'ecosistema della zona.
C'è il rischio che
le soluzioni di oggi diventino seri problemi domani se non si ha uno sguardo complessivo d'insieme, con la
possibilità, in così grandi opere, di corruzione e infiltrazioni mafiose.
Nel progetto delle vasche, emergono lacune notevoli, con punte
di pressappochismo davvero preoccupanti.
Le acque del Seveso sono
considerate di pessima qualità e classificate come molto inquinate.
Basta andare a pagina 5 della Relazione Istruttoria della Procedura di Valutazione Impatto
Ambientale (VIA) dove si legge che: “Le portate scaricate o
scaricabili dal CSNO (canale scolmatore) costituiscono una minaccia nei
confronti della qualità delle acque del Ticino”.
Ma allora, se quell’acqua è inquinata per il Ticino perché non
lo è per le vasche?
Da qui si passa a un altro grande problema: le vasche si situano sopra una falda acquifera.
Il progetto preliminare prevede che la vasca raggiunga una
profondità tale che gli ultimi metri sarebbero all’interno della falda stessa,
col risultato che l’acqua di falda verrebbe a contatto con l’acqua del Seveso
ospitata nelle vasche.
Per ovviare a questo problema il progetto prevede che la vasca
sia completamente impermeabilizzata e, con un sistema di canne, sfruttando la
bassa pressione idrostatica, si faccia risalire
acqua pulita di falda nella vasca ma impedisca all’acqua inquinata del di
penetrare nella falda.
Il rischio è enorme nonostante pensino di ridurre la profondità
della vasca stessa, riducendo il volume di laminazione da 970.000 metri cubi a
820.000 metri cubi.
La scelta di scavare un paio di metri in meno è una soluzione
temporanea, perché la falda è in lenta e costante risalita fin dagli anni
novanta, e a tutt’oggi non mostra alcuna intenzione di fermarsi.
Nel mese di dicembre, del resto, fu lo stesso ingegner Paoletti
(colui che ha materialmente progettato le vasche) ad affermare a mezza bocca: “È
meglio non andare a collidere direttamente con la falda”,
considerandolo come una questione non ancora risolta e non facilmente
risolvibile.
Ma non era tutto sicuro? Se davvero bastava scavare meno, perché
tutte queste preoccupazioni?
Evidenti sono le innumerevoli contraddizioni e incongruenze
emerse su specifici argomenti:
-
il mutamento dell'ecosistema (es.
aumento delle zanzare., topi, ecc..)
-
impermeabilizzazione critica,
insufficiente e costosa
-
inquinamento costante
-
manutenzione costosa e incerta
Un ultimo elemento per far capire l'assurdità di questo
costosissimo e inutile progetto lo abbiamo dai dati dell’esondazione del luglio
2014, quella che colpì un po’ tutti i paesi lungo il corso del Seveso e che
determinò addirittura l’allargamento di una parte della Saronno-Monza che
pareva più un fiume che una strada, ebbene si calcolò che la portata di piena
del Seveso fosse di oltre 10 milioni di metri cubi, un volume ben al di sopra
della previsione più pessimistica del progetto vasche di laminazione che si
intendono realizzare a Lentate, Varedo, Senago e Paderno Dugnano valutate per
4,4 milioni di metri cubi d'acqua.
Solo questo basterebbe a dimostrare l'inutilità di un così ampio
scempio del territorio!
Le soluzioni si devono basare, non sulle grandi opere invasive, impattanti,
molto costose col rischio di non essere risolutive, ma sui piccoli e numerosi
interventi distribuiti in ogni Comune per ridurre il rischio alla fonte ed
essere più efficaci:
-
evitare quindi il flusso e la
concentrazione di acqua
-
ridurre la velocità della stessa
-
ripulitura dei tratti intubati ed
eventuale allargamento
-
riassetto del Canale Scolmatore
di Nord Ovest (CSNO)
-
separazione delle acque bianche
dalle biologiche
-
raccolta e riutilizzo delle acque
piovane nei singoli comuni dell'alveo del fiume
-
bonifica puntuale e radicale del
fiume Seveso con depuratori distribuiti
-
pulizia dell'alveo del fiume e
rallentamento delle portate
-
ampliamento delle reti fognarie
La Convenzione
Europea e le leggi europee dicono che non si possono fare opere pubbliche senza
la partecipazione della cittadinanza. In Italia non avviene, quasi mai!
Riprendiamoci il
nostro ruolo e facciamo valere le nostre ragioni, salvaguardiamo il nostro
territorio e la nostra salute!
Con forza e determinazione facciamo sentire la nostra voce:
NON REALIZZATE LE VASCHE DI LAMINAZIONE !
Partito
della Rifondazione Comunista - “Circolo Antonio
Casaletti” Paderno Dugnano
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