"La costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti
da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si
muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il
combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà
di mantenere queste promesse, la propria responsabilità." Questo piccolo estratto del discorso che Piero Calamandrei pronuncio' il 26 gennaio 1955 dovrebbe far riflettere coloro che in questi giorni, anzi proprio il giorno 11 marzo 2015 hanno dato il via alle tanto agognate riforme partendo proprio dalla modifica della nostra Costituzione.La modifica riguarderà ben 41 articoli decretando la fine del bicameralismo perfetto e le variazioni al Titolo V sulle Autonomie Locali.
Tutto questo porterà a una riduzione degli spazi democratici incidendo cosi' sulla sovranità popolare che verrà diminuita con il conseguente aumento del potere esecutivo. Stefano Rodotà, emerito di diritto civile ha commentato cosi'"Questa riforma è un cambiamento radicale del sistema politico istituzionale:cambia la forma di governo e viene toccata la forma di Stato".
Facciamo un esempio su cio' che accadrà al Senato: i senatori verranno eletti in via indiretta dai consigli regionali ( non piu' dai cittadini) e conserverà poteri paritari solo nel campo delle leggi costituzionali ed elettorali.Palazzo Madama avrà molti meno poteri e verrà superato il bicameralismo:
innanzitutto non potrà più votare la fiducia ai governi in carica,
mentre la sua funzione principale sarà quella di "funzione di raccordo
tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica", che poi
sarebbero regioni e comuni. Potere di voto vero e proprio invece il
Senato lo conserverà solo riforme costituzionali, leggi costituzionali,
leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali,
diritto di famiglia, matrimonio e salute e ratifiche dei trattati
internazionali. Il Senato avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. Potrà esprimere, non dovrà,
su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti e sarà costretto a
farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30
giorni, la legge tornerà alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per
decidere se accogliere o meno i suggerimenti. Più complessa la
situazione per quanto riguarda le leggi che riguardano i poteri delle
regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori
poteri. In questo caso, per respingere le modifiche la Camera dovrà
esprimersi con la maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato
potrà votare anche la legge di bilancio, le proposte di modifica vanno
consegnate entro 15 giorni e comunque l'ultima parola spetta alla
Camera.
Non vi sono dubbi che il sangue versato da coloro che durante la
Resistenza hanno creduto in valori quali la democrazia e la libertà ,
sia passato in secondo piano e che le esigenze attuali siano
completamente diverse proprio da chi si definisce "democratico".
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