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martedì 28 gennaio 2020

PALAZZO DELLA SANITA’ o Casa della salute ?



Come recuperare una situazione fatiscente, trasformandola in una opportunità utile per i cittadini  e rispondente alle esigenze di tutto il territorio, si tratta di far diventare il palazzo della sanità una “CASA DELLA SALUTE” .

Sulle condizioni di quel palazzo , situato in Via 2 Giugno abbiamo già avuto modo di parlare e la riassumiamo così:
  • Visto da fuori è difficile immaginare che dentro si tratta di sanità.
Quindi è importante concentrare l’attenzione  sulle condizioni della struttura, ristrutturandola o abbatterla e ricostruirla, è però altrettanto importante porre l’attenzione su cosa mettere dentro alla nuova struttura.
I tempi però sono importanti, occorre decidere in fretta di partire con il percorso decisionale.
Oltre alla struttura, che richiederà una attenzione particolare sugli interventi energetici tanto per i costi che per un indirizzo ecologico e sostenibile , occorrerà mettere in campo un lavoro particolare , tutto da costruire, per dare vita alla “Casa della Salute”.
Diciamo subito che non è una nostra invenzione, è prevista da decreti e leggi nazionali così come da leggi regionali tra le quali anche Regione Lombardia.
Leggi che oltre a prevedere ruoli e funzioni della Casa della Salute prevedono anche stanziamento di fondi per strumentazione e per creazione di servizi che riducono le pressioni sui pronto soccorso e gli ambulatori ospedalieri.
Paderno Dugnano è  una città di oltre 46mila abitanti su di una estensione territoriale di oltre 14km2 dove è presente una sola struttura ospedaliera, oltretutto privata seppur convenzionata, quindi un solo pronto soccorso costantemente congestionato.
Inoltre la carenza di medici di Medicina Generale comincia a creare problemi di sovraffollamento su quelli  presenti sul territorio e se non si trovano soluzioni questa situazione è destinata ad esplodere.
La popolazione  di  Paderno Dugnano è sempre più composta da persone anziane, il che comporta un impegno e una attenzione particolare per la loro assistenza.
Le esperienze più diffuse e consolidate della “Casa della Salute” sono in Toscana e in Emilia Romagna dove si stanno sempre più implementando , ma anche in Lombardia , a Milano, si comincia a procedere.
Si tratta di una struttura pubblica dove i cittadini possono rivolgersi durante tutta la giornata e trovare risposte adeguate, con competenza, ai bisogni di salute e di assistenza senza ricorrere ai pronto soccorso ed evitare così intasamenti, file interminabili e disagi per i famigliari.
La Casa della Salute integra in una struttura servizi di assistenza che, tramite la collaborazione di personale competente, sono in grado di offrire risposte ai cittadini nell’arco di tutta la giornata .
Ci lavorano medici di Medicina Generale, Pediatri, Specialisti , Ostetrica, Infermieri in grado di intervenire e costruendo una vera e propria anagrafe sanitaria per ogni cittadino che vi si rivolge.
Vengono integrati ed estesi gli ambulatori , compresi quelli per la prevenzione, si organizzano al meglio i Servizi Amministrativi e di Assistenza Sociale.
Il rapporto di collaborazione tra tutte le professionalità che sono presenti nella Casa della Salute consente di offrire al cittadino un servizio socio-sanitario di qualità che risponde alle esigenze che oggi sono difficili da colmare.
Sui siti web della Regione Emilia Romagna, si possono trovare le esperienze delle Case della Salute con il dettaglio dei servizi che offrono.
Come già detto il lavoro per realizzare questo progetto è notevole, quello che incoraggia è che non dobbiamo inventarci nulla, ma possiamo rapportarci con le esperienze già esistenti, quello che riteniamo irrinunciabile o comunque da non sottovalutare è il rapporto con i cittadini, è indispensabile per la comprensione, per l’importanza del progetto e per la sua realizzazione, per la partecipazione in tutte le fasi del percorso quelle decisionali e quelle di fattibilità.
Ed è anche per questo che va affrontato e risolto il problema dei luoghi di partecipazione a Paderno Dugnano, abbiamo già detto a novembre 2019, una città di oltre 46mila abitanti non può considerarsi democratica se sul territorio molto esteso è disponibile una sola sala pubblica dove poter  organizzare momenti di partecipazione promossi da partiti e o da Associazioni.
Rendere disponibili le sedi degli ex comitati di quartiere non costa praticamente nulla, se non lo si fa ci autorizza a pensare male sull’idea di partecipazione che anche questa giunta professa.

lunedì 27 gennaio 2020

27 gennaio 2020 - GIORNO DELLA MEMORIA







27 gennaio 2020 - GIORNO DELLA MEMORIA


Per non dimenticare gli orrori del secolo scorso e, per lavorare insieme, affinché certi crimini compiuti dalla specie umana, non si ripetano mai più.
Ai nostri posti ci troverete.
#antifa #27gennaio #Memoria #GiornodellaMemoria

Scritta antisemita sulla porta di casa di una partigiana





Dal Manifesto del 24 gennaio 2020


Di Maurizio Pagliassotti
La «casa di un ebreo» che non è tale, ha una piccola cucina in cui dalla stufa a legna proviene un lieve tepore. Soffitto a cassettoni tenuto in piedi da un trave di quercia secolare, muri spessi e un grosso tavolo intorno al quale si è seduta la storia.
Si entra attraverso una piccola porta, si gira a sinistra ed è come fare un passo in un sacrario: «su quelle due poltrone di pelle, ormai consumata, mamma si sedeva con Primo Levi».
SONO LE PAROLE di Aldo Rolfi, figlio della staffetta partigiana e deportata politica Lidia Rolfi. Undici mesi di lager, venduta da una compaesano mentre portava rifornimenti ai partigiani della XI divisione Garibaldi, XV brigata Saluzzo. Sulla porta di casa ieri mattina una anonima mano ha tracciato con una bomboletta spray nera una stella di David sovrastata dalla scritta «Juden hier», locuzione che rimanda direttamente al 9 e 10 novembre, quando nella Germania Nazista si scatenò la Reichkristallnacht.
«PRIMO LEVI telefonava a mamma e le chiedeva se poteva venire a respirare l’aria del campo», scandisce il figlio Aldo mentre il piccolo Ludo, un cane pastore australiano da poco adottato, pietisce carezze saltando intorno al tavolo. «Sedevano lì, dove siete voi, e parlavano per ore».
Mondovì: piccola cittadina che gronda benessere, ieri è finita nel ciclone del tempo. Una via centrale ricca, portici in cui si susseguono boutiques e oreficerie, la parte alta del paese raggiungibile con una spettacolare teleferica: tutto scaraventato dentro una oscura storia di antisemitismo che si mischia ad ignoranza e intolleranza.
EPISODI DEL PASSATO che anticipavano l’esplosione? Un paio di svastiche poco distante dal monumento ai caduti: minimo sindacale di questi tempi. Poi il tran tran di queste colline spettacolari ai piedi del Monviso viene bruscamente interrotto da un articolo scritto da Aldo Rolfi, figlio della partigiana deportata Lidia, morta nel 1996 dopo una vita spesa a diffondere fieramente la voce dell’inferno: mezza pagina pubblicata su un giornale locale, in cui vengono ripresi passi della madre che intrecciano con la lugubre attualità politica.
PAROLE NETTE che hanno fatto inferocire qualcuno, offeso da quei ricordi, dalle parole della deportata e staffetta, parole che resistono e diventano sempre più insopportabili. Tanto basta per armare una mano che nella notte tra giovedì e venerdì entra nella piccola via buia e si accosta ad una piccola porta da cui sono passati i giganti della storia.
«ME L’ASPETTAVO, quella scritta. Non è stata una sorpresa: sono tempi così, in cui l’odio viene sparato come formazione permanente dalle televisioni e non solo. Persino la scuola non riesce a resistere a questa spinta», commenta Aldo Rolfi.
Che prosegue: «In fondo siamo di fronte al compimento di quanto scrisse mia mamma nel 1996, in uno dei suoi ultimi articoli riflessione. Diceva: “La violenza non è morta l’otto maggio del 1945, non è morta all’apertura del lager, la violenza continua. E molto spesso certi tipi di violenza, vedi quello che sta avvenendo oggi in Europa e nel mondo, è molto vicina a quella violenza ideologica e fisica del lager. Quindi vuol dire che certe situazione, anche se diverse, possono comunque ripetersi. E allora è bene che la gente sappia come difendersi o ne sappia capire le prime avvisaglie”».
Parole che oggi, dopo quasi trent’anni, sono finite al centro dell’eco mondiale in prossimità dell’anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa nel 1945. Nei bar dove le televisioni al mattino picchiano come fabbri sui tasti della paura e dell’odio, ci si domanda chi possa essere stato: «Una ragazzata, che però è scappata di mano». Nessuno crede che a Mondovì possa esistere un vero rigurgito nazi fascista, ma molti rimandano, come una ridondanza, al clima che si respira ovunque, sopratutto in virtù delle elezioni regionali di domenica prossima. La scritta viene coperta dai carabinieri nel pomeriggio da un grosso cartone marrone che fa pendant con il colore della porta: Juden Hier e la stella di David finiscono sotto una patina di pudore perché la sera, questa la spiegazione ufficiale, è prevista una fiaccolata di solidarietà. «Io l’avrei lasciata», dice Aldo Rolfi
Ma accanto al cartone marrone che paradossalmente fa spiccare ancor più la portata del gesto, qualche mano lascia altre scritte, vergate su post it gialli: «anche io sono ebrea», seguiti dalla firma. Aldo Rolfi li raccoglie e li porta in cucina, poco distante dal tavolo dove i partigiani cantavano canzoni negli del dopo guerra.

venerdì 24 gennaio 2020

LETTERA APERTA ALLE ORGANIZZAZIONI CULTURALI E POLITICHE DI PADERNO DUGNANO

Cari tutti

c’è stato un tempo in cui le bandiere della pace sventolavano dai balconi del nostro comune. Era il tempo in cui molti speravano di impedire la guerra in Iraq. Poi quelle bandiere si sono scolorite, sporcate, strappate e, una dopo l’altra, sono sparite. 

C’è stato un tempo in cui molte donne e uomini di ogni età hanno trovato il coraggio di prendere posizione, di esporsi in prima persona, di compiere chiare mobilitazioni di pace. Poi è venuto il tempo amaro del dolore, della rabbia, della frustrazione e, infine, della rassegnazione. 

Da allora l’impegno per la pace nel mondo è stato progressivamente rimosso sia dalla politica che dall’informazione. E persino dall’agenda di tanti partiti, gruppi e organizzazioni. Succede così che preoccuparsi di quello che succede in Afghanistan e in Palestina, in Yemen e in Iran, in Siria e in Libia, in Iraq e in Rojava (Kurdistan), ed in altri luoghi del mondo, preoccuparsi dei morti per fame e per indifferenza, di quelli che finiscono i loro giorni attraversando deserti o nel Mar Mediterraneo è tornato ad essere un affare di pochi. 

Ecco perché bisogna ritirar fuori le bandiere della pace. Per dare un colpo allo scetticismo e alla rassegnazione che hanno cementificato molte coscienze. 

Non sarà facile convincere oggi gli italiani a ritirar fuori le bandiere della pace. Servirà un grande sforzo. Eppure dobbiamo provarci, tutti insieme. Mettendo a frutto le risorse e le competenze di cui siamo ricchi. Dietro a questa sfida c’è un progetto tanto ambizioso quanto irrinunciabile: realizzare finalmente l’Italia che i nostri padri hanno immaginato e dipinto nella Costituzione. L’Italia che ripudia la guerra, che lotta contro la povertà, taglia le spese militari, investe sull’educazione, rispetta i diritti umani e si prende cura della Terra in cui viviamo. Il problema non è stabilire se ce la faremo ma quello che decideremo di fare. Insieme. 

Il prossimo 25 gennaio è stata promossa una giornata di mobilitazione internazionale, indetta dal movimento pacifista USA, contro la guerra di Trump all’Iran per riaffermare il rifiuto alle guerre, per ribadire la vocazione di pace e la solidarietà con le popolazioni in lotta per i propri diritti e le comunità vittime di guerre, violenze, ingiustizie, repressioni, occupazioni. 

La giornata di mobilitazione in Italia è promossa da molte realtà associative, sindacali e studentesche, comitati e gruppi locali con iniziative diffuse sui territori. Inoltre c’è l’indicazione di esporre la bandiera della pace nelle sedi, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle abitazioni. 

A livello locale, speriamo fortemente che tutti organizzino azioni di pace (noi volantineremo al mercato di Palazzolo M. venerdì 24 gennaio). 

Con questa lettera non vogliamo, adesso, fissare ne sedi ne date di riunioni, ma avere risposte da tutti dell’importanza di questo problema, sul fatto che occorra umilmente rimettersi al lavoro, creare un coordinamento sul territorio, creare iniziative, creare coscienza trovando occasioni e idee unitarie. 

Rimanendo in attesa delle vostre risposte vi salutiamo cordialmente. 

 SINISTRA ALTERNATIVA

mercoledì 22 gennaio 2020

NO ALLA GUERRA!








MILANO CONTRO LA GUERRA


Sabato 25 gennaio 2020

Giornata di mobilitazione internazionale per la pace Spegniamo la guerra, accendiamo la Pace! Contro le guerre e le dittature a fianco dei popoli in lotta per i propri diritti.

“La guerra è un male assoluto e va ‘ripudiata’, come recita la nostra Costituzione all’Art. 11: essa non deve più essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia”.


Il blitz del presidente Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani, il vicecapo di una milizia irachena ed altri sei militari iraniani, è un crimine di guerra compiuto in violazione della sovranità dell’Iraq. Insieme alla ritorsione iraniana si è abbattuto anche sui giovani iracheni che da tre mesi lottano contro il sistema settario instaurato dall’occupazione Usa e contro le ingerenze iraniane, in un paese teatro di guerre per procura ed embarghi da decenni.
Irak, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano i giocatori, si scambiano i ruoli, ma la partita è la stessa. Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. La sola alternativa consentita al momento è il mantenimento dei regimi teocratici o militari – comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani – con i quali si fanno affari, chiudendo occhi e orecchie su repressione, torture e corruzione.
La guerra non produce solo distruzione, ma cancella anche dall’agenda politica la questione sociale, oramai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade.

Non possiamo stare a guardare.


Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto più preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo. Le vittime innocenti dell’aereo civile abbattuto “per errore” da un missile, dimostrano una volta di più che la guerra è un flagello per tutti, nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti.
Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco, al Cairo, a Gerusalemme, a Gaza.
Quel che sta avvenendo nel Golfo Persico, aggiungendosi alle sanguinose guerre e alle crescenti tensioni in corso, mette in luce la drammatica attualità e il vero realismo dei ripetuti ma inascoltati appelli di Papa Francesco per l’avvio di un processo di disarmo internazionale equilibrato.


L’UE, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che – con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – miri ad interrompere la spirale di tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell’insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l’Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori.
Fermare la spirale di violenze è responsabilità anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti:
• opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente;
• negare l’uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato ONU;
• bloccare l’acquisto degli F35;
• fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani come sancito dalla L. 185/90;
• ritirare i nostri soldati dall’Iraq e dall’Afghanistan, richiedendo una missione di peace- keeping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace;
• adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione UNIFIL in Libano;
• aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia;
• sostenere in sede europea la necessità di mantenere vivo l’accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell’embargo
• porre all’interno dell’Unione europea la questione dei rapporti USA-UE nella NATO.

Per tutto questo invitiamo a aderire ed a partecipare alla giornata di mobilitazione internazionale di sabato 25 gennaio 2020, promossa dal movimento pacifista statunitense contro la guerra, che per noi sarà una grande mobilitazione contro tutte le guerre e tutte le dittature, a fianco dei popoli che si battono per il proprio futuro.

AIUTO DEL COMUNE DI PADERNO ALLE SCUOLE: È UNA QUESTIONE DI VOLONTÀ POLITICA.

da Sinistra Alternativa - Paderno Dugnano

UonpiaI FONDI PER I LIBRI GRATUITI NELLE SCUOLE DI PADERNO CI SAREBBERO, SE NON SI VOGLIONO ARRICCHIRE LE CASE EDITRICI

Il comodato d’uso gratuito dei libri di testo è una pratica di prestito dei libri senza oneri per chi li utilizza o comunque con un risparmio minimo di un terzo della spesa per gli studenti e i genitori
È stato praticato
Per diversi anni nella nostra città alle scuole secondarie Gramsci di via La Malfa, oggi, considerato che dopo la modifica della misura “bonus libri” operata dalla giunta Casati il contributo è stato richiesto da meno cittadini rispetto all’anno precedente, questo sistema potrebbe essere avviato, se si volessero sostenere quanti mandano i figli nelle nostre scuole.
Le diverse associazioni dei genitori che sono presenti in quasi tutte le scuole di Paderno potrebbero/dovrebbero decidere di impiegare il proprio attivo di bilancio ricavato da donazioni e adesioni proposte dalle stesse scuole per un intervento che ne giustifichi gli scopi di promozione sociale che dichiarano.
Sinistra alternativa scrive una lettera aperta ai consiglieri comunali e alla politica cittadina sulle condizioni delle scuole.
https://drive.google.com/file/d/1IVBqrASZjgZDCzaYGsTslZ4DDg0Yekqp/view?usp=drivesdk

Le richieste di Bonus Libri in calo


BONUS LIBRI FINO A VENTIMILA EURO CON L’ISEE O COMODATO D’USO GRATUITO DEI LIBRI PER LA SCUOLA?
L’intervento della Giunta Casati può essere molto più giusto di com’è.
Per discutere di libri di testo non dimentichiamo di discutere di scuola: cosa avviene ogni inizio di anno scolastico?
Quali sono i motivi per cui la spesa procapite per l’acquisto dei libri può superare la notevole cifra di duecento euro a famiglia?
Di questo si parla per una classe prima media, non di pagare “il giusto”.
Il bilancio del Comitato dei genitori che si è formato alla scuola mazzini di Incirano chiude, da quello che si legge pubblicamente, il 2019 in discreto attivo.
Ad esempio questo comitato include l’attività di 2 scuole in un Istituto che ne conta 5 fra cui una sola scuola secondaria.
Per una valutazione più chiara andrebbe visto anche il bilancio proprio della scuola e tenuto conto del fatto che esiste almeno un’ altra Associazione dei genitori entro lo stesso istituto.
Prendendo l’istituto Allende ovviamente a puro titolo di esempio.
Una delle più consistenti voci di questi bilanci è costituita da feste più in questo caso il sostegno allo sportello psico-pedagogico, utile e che io stessa ho utilizzato, ma altri aiuti alle famiglie non lo sarebbero meno. Anzi forse sarebbero più “sentiti”.
Anche solo una parte delle entrate dei comitati dei genitori più altro che si potrebbe cercare (come la partecipazione ai bandi anche privati)possono già essere una base da cui, anche con l’intervento dell’amministrazione comunale, si inizi a portare avanti un progetto, anche pilota, per offrire alle famiglie un sistema di comodato gratuito dei libri di testo. Il video che mostra chiaramente la possibilità di farlo.

mercoledì 8 gennaio 2020

TENSIONE NELLE SCUOLE DI PADERNO: ORA BASTA.


Pubblichiamo un post del Comitato per la scuola pubblica Paderno Dugnano:




VOGLIAMO UNA SCUOLA DEMOCRATICA ED EDUCATIVA:
NO AL BULLISMO NELLE SCUOLE DI PADERNO DUGNANO!



È un ambiente sempre più nevrotico e invivibile quello delle Scuole della nostra città e delle realtà composte da associazioni, gruppi definiti “spontanei” di genitori, in realtà presenti nel contesto da anni, spesso espressione di pochi in stretto contatto con gli organi decisionali.
Complici tutte le frustrazioni personali conseguenza di una città che a dispetto di promesse elettorali non si è certo ancora trasformata in un luogo a misura d’uomo.
È un incubo la viabilità, il trovare parcheggio, incalzati dalla fretta e da pretese ogni giorno maggiori da parte delle realtà scolastiche (di versamenti economici, di presenza spacciata per coinvolgimento…in realtà per le proprie carenze dovute ai tagli ministeriali si sta scaricando tutto sui cittadini “volontari”, di mostrarsi come la massa impone pena l’esclusione sociale).
Un cocktail pericoloso che è esploso in una rissa tra madri di fronte alle Mazzini di Incirano, nell’indifferenza di molti e il silenzio politico e delle cosiddette agenzie educative.
Anzi, quanti esprimono un opinione su questo e altri avvenimenti vengono travolti da commenti sui social e scatenano la furia dei gruppi WhatsApp nelle scuole..
C’è ancora molto da fare per far comprendere i rischi di questi strumenti e di queste situazioni malgrado questo esempio degli effetti della pressione sociale sia esploso tra i genitori pochi giorni fa.
Organizzarci, discuterne e proporre nuove iniziative contro il bullismo scolstico per migliorare la qualità della vita delle scuole di Paderno Dugnano è ciò che vogliamo fare, subito.
Sinistra Alternativa paderno Dugnano
Csp. Comitato per la scuola pubblica paderno dugnano.

domenica 5 gennaio 2020

No alla guerra di Trump. L’Italia neghi l’uso delle basi militari




Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Mentre Salvini si congratula con Trump per l’attacco terroristico ingiustificabile sul piano del diritto internazionale, chi si riconosce nei principi della Costituzione ha il dovere di mobilitarsi perché prevalgano le ragioni della pace.
La condanna della folle iniziativa dell’amministrazione USA non può che essere senza se e senza ma. L’assassino del generale Soleimani può scatenare una guerra con l’Iran ed investire l’intero Medio Oriente incluso il Mediterraneo. L’attacco Usa, in disprezzo della sovranità dell’Iraq, colpisce anche le speranze e le lotte del popolo iracheno che in questi mesi è sceso in piazza per rivendicare la fine di una politica fondata sulle divisioni settarie e uno sviluppo democratico e misure sociali pagando un duro prezzo di sangue.
L’appartenenza dell’Italia alla NATO e la presenza nel nostro paese di basi militari statunitensi e dell’alleanza atlantica accresce i timori di un coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto.
L’Italia e gli altri governi dell’Unione Europea non sono tenuti a seguire Trump in questa escalation militare che ha suscitato un coro di proteste anche negli Stati Uniti.
Chiediamo che il nostro governo e l’Unione Europea si attivino in un ruolo di pace, frenando le spinte belliciste della Casa Bianca ed agendo con gli atti attori internazionali per l’avvio di un dialogo con l’Iran cominciando con la rimessa in discussione delle sanzioni comminate unilateralmente dagli Usa. Occorre evitare qualsiasi coinvolgimento dell’Italia in uno scenario di guerra. Esigiamo per questo che si ritirino le truppe incautamente inviate in Iraq e si assuma un’iniziativa diplomatica forte verso tutti i soggetti coinvolti.
Sul piano politico e etico va evitato di essere di nuovo complici di guerre e azioni di terrorismo internazionale. Come ha giustamente evidenziato oggi l’editoriale di Tommaso Di Francesco sul Manifesto è doveroso che il governo italiano dichiari l’indisponibilità delle basi militari che si trovano sul territorio italiano – da Aviano a Sigonella – per le operazioni che gli USA stanno conducente in Medio Oriente. Nessun sostegno diretto o indiretto alla guerra di Trump.
In Friuli abbiamo lanciato un’assemblea per venerdì 10 gennaio dal titolo Il Friuli non è una rampa di lancio che si terrà a Pordenone il prossimo 10 gennaio. Anche a livello nazionale è indispensabile che partiti, sindacati, associazioni e movimenti si uniscano su questa elementare richiesta al governo italiano. Ci rivolgiamo all’ANPI, all’Arci, alla Cgil, all’associazionismo pacifista, a tutta la sinistra, al mondo cattolico e a tutte le persone e le soggettività che si riconoscono nell’articolo 11 della Costituzione nata dalla Resistenza.
L’Italia dica no alla guerra.