Ieri una serata per riflettere sull'attuale situazione cubana si è svolta al circolo Fabio Di Celmo -Ass.ne Amicizia Italia Cuba di Monza.
Numerosi gli argomenti trattati, da el bloqueo , a Guantanamo, al prossimo congresso del partito comunista, alla nuova classe dirigente ,al boom turistico ma anche al cambiamento già in atto voluto proprio dalla popolazione.
Un'attenta analisi partita dalla viva testimonianza di Marzio appena tornato da L'Avana associato ad una serie di approfondimenti partiti da Franco Calandri e dal segretario Renato Pomari che hanno illustrato una realtà mai seriamente toccata dalle testate giornalistiche italiane.
Cuba e il suo socialismo, il suo isolamento, la sua resistenza non possono che creare fastidio, cosi' difficilmente si analizzano le attuali leggi in vigore che ancora portano avanti il progetto socialista attuato con l'arrivo di Fidel Castro. Coloro che hanno contribuito al processo rivoluzionario stanno scomparendo a causa del naturale processo di invecchiamento cosi' vengono sostituiti da una nuova classe dirigenziale che dovrà svolgere l'arduo compito di proseguire in questo momento dove i cambiamenti sono ancora ben lontani, poichè dallo scorso anno il "bloqueo"persiste ancora e Guantanamo rimane un punto fermo.
A questo proposito riproponiamo la parte finale dell'articolo di Fidel Castro del 28 marzo 2016 dopo la visita del Presidente Obama
“Sono venuto qui per lasciare indietro le ultime vestigia della guerra
fredda nelle Americhe. Sono venuto qui stendendo la mano di amicizia al
popolo cubano.”
Immediatamente un diluvio di concetti, totalmente innovativi per la
maggioranza di noi: “Ambedue viviamo in un nuovo mondo colonizzato da
europei”. Proseguì il Presidente nordamericano. “Cuba, come gli Stati
Uniti, è stata costituita da schiavi portati dall’Africa; come gli Stati
Uniti, il popolo cubano ha eredità di schiavi e di schiavisti.”
Le popolazioni native non esistono per niente nella mente di Obama. E
non dice neanche che la discriminazione razziale è stata spazzata via
dalla Rivoluzione; che la pensione ed il salario di tutti i cubani
furono decretati da questa prima che il signore Barack Obama compiesse
10 anni. L’odiosa abitudine borghese e razzista di assumere sbirri
affinché i cittadini neri fossero espulsi dai centri di ricreazione è
stata spazzata via dalla Rivoluzione Cubana. Questa passerà alla storia
per la battaglia che ha combattuto in Angola contro l’apartheid,
mettendo fine alla presenza di armi nucleari in un continente di più di
mille milioni di abitanti. Non era questo l’obiettivo della nostra
solidarietà, bensì aiutare i popoli dell’Angola, Mozambico, Guinea
Bissau ed altri dal dominio coloniale fascista del Portogallo.
Nel 1961, appena un anno e tre mesi dopo il Trionfo della
Rivoluzione, una forza mercenaria con cannoni e fanteria blindata,
equipaggiata con aeroplani, è stata allenata ed accompagnata da navi da
guerra e portaerei degli Stati Uniti, attaccando a sorpresa il nostro
paese. Nulla potrà giustificare questo perfido attacco che costò al
nostro paese centinaia di vittime, tra morti e feriti. Della brigata di
assalto pro-yankee da nessuna parte consta che avrebbe potuto evacuare
un solo mercenario. Aeroplani yankee di combattimento sono stati
presentati presso le Nazioni Unite come squadre cubane ribelli.
L’esperienza militare ed il potere di questo paese sono fin troppo
conosciuti. In Africa hanno ugualmente creduto che la Cuba
rivoluzionaria sarebbe stata messa facilmente fuori combattimento.
L’attacco nel Sud dell’Angola da parte delle brigate motorizzate del
Sudafrica razzista ci portò fino alle prossimità di Luanda, la capitale
di questo paese. Lì incominciò una lotta che si prolungò non meno di 15
anni. Non parlerei nemmeno di questo, se non avessi il dovere elementare
di rispondere al discorso di Obama nel Gran Teatro de L’Avana Alicia
Alonso.
Non cercherò neanche di dare dettagli, solo enfatizzare che lì si
scrisse una pagina rispettabile della lotta per la liberazione
dell’essere umano. In un certo modo, io desideravo che la condotta di
Obama fosse corretta. La sua origine umile e la sua intelligenza
naturale sono evidenti. Mandela era prigioniero a vita e si era
trasformato in un gigante della lotta per la dignità umana. Un giorno ho
avuto per le mani una copia del libro in cui si narra parte della vita
di Mandela ed oh, sorpresa!: il prologo era di Barack Obama. Lo scorsi
rapidamente. Era incredibile la dimensione delle minuscole lettere di
Mandela precisando dati. Vale la pena avere conosciuto uomini come lui.
Sull’episodio del Sudafrica devo segnalare un’altra esperienza. Io ero realmente interessato a conoscere più dettagli sulla forma in cui i sudafricani avevano
acquistato le armi nucleari. Avevo solo l’informazione molto precisa
che non erano più di 10 o di 12 bombe. Una fonte sicura era il
professore e ricercatore Piero Gleijeses, che aveva redatto il testo di
“Missioni in conflitto: L’Avana, Washington ed Africa 1959-1976”; un
lavoro eccellente. Io sapevo che lui era la fonte più sicura su quanto
era successo e così glielo dissi; mi rispose che lui non aveva mai
parlato del tema, perché nel testo aveva risposto alle domande del
compagno Jorge Risquet, che era stato ambasciatore e collaboratore
cubano in Angola, un suo grande amico. Localizzai Risquet; già in altre
importanti occupazioni, stava finendo un corso del quale gli mancavano
varie settimane. Questo compito coincise con un viaggio abbastanza
recente di Piero al nostro paese; avevo detto a lui che Risquet aveva
già una certa età e la sua salute non era ottima. Pochi giorni dopo è
accaduto quello che io temevo. Risquet peggiorò e scomparse. Quando
Piero arrivò non c’era più niente da fare eccetto promesse, ma io ero
già riuscito ad avere l’informazione che si riferiva con quell’arma e
sull’aiuto che il Sudafrica razzista aveva ricevuto da Reagan e da
Israele.
Non so che cosa dirà adesso Obama su questa storia. Ignoro che cosa
sapesse o meno, benché sia molto difficile che non sapesse assolutamente
nulla. Il mio modesto suggerimento è che rifletta e non tenti ora di
elaborare teorie sulla politica cubana.
C’è una questione importante: Obama pronunciò un discorso nel quale
utilizza le parole più sciroppate per esprimere: “È già ora di
dimenticare il passato, lasciamo indietro il passato, guardiamo al
futuro, guardiamolo insieme, un futuro di speranza. E non sarà facile,
ci sono delle sfide, ed a queste le daremo tempo; ma la mia permanenza
qui mi dà più speranze su quello che possiamo fare insieme come amici,
come famiglia, come vicini, insieme.”
Si suppone che ognuno di noi correva il rischio di un infarto
ascoltando queste parole del Presidente degli Stati Uniti. Dopo un
bloqueo spietato che è durato già quasi 60 anni, e quelli che sono morti
negli attacchi mercenari contro barche e porti cubani, un aeroplano di
linea strapieno di passeggeri fatto esplodere in pieno volo, invasioni
mercenarie, multipli atti di violenza e di forza?
Nessuno si faccia l’illusione che il popolo di questo nobile ed
abnegato paese rinunzierà alla gloria ed ai diritti, ed alla ricchezza
spirituale che ha guadagnato con lo sviluppo dell’educazione, della
scienza e della cultura.
Faccio notare inoltre che siamo capaci di produrre gli alimenti e le
ricchezze materiali di cui abbiamo bisogno con lo sforzo e
l’intelligenza del nostro popolo. Non necessitiamo che l’impero ci
regali nulla. I nostri sforzi saranno legali e pacifici, perché è il
nostro impegno con la pace e con la fraternità di tutti gli esseri umani
che viviamo in questo pianeta.
Fidel Castro Ruz
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