La primavera prossima si andrà al voto in molte importanti città.
Occasione imperdibile per la costruzione di un’alternativa politica,
morale e sociale al governo del Partito Nazione: in quasi tutte le
realtà si sta lavorando in questa direzione.
Chi parla di
“eccezioni locali” sta sbagliando: non esistono un Pd nazionale
“cattivo” e un Pd locale “buono” con cui invece si possono stringere
alleanze. Si tratta ovunque dello stesso Pd e delle stesse politiche.
Precarietà, nuove povertà, marginalità sociale, dramma abitativo: gli
effetti di Jobs act, “buona” scuola, finanza fantasiosa (dopo quella
creativa di Tremonti) si manifestano dolorosamente e con chiarezza
proprio a livello locale, ed è con l’impatto delle politiche nazionali
che i nuovi sindaci si troveranno a fare i conti.
A Milano si
avvia alla conclusione la stagione della giunta arancione. L’”anomalia”
sta per essere normalizzata. Gli ultimi mesi di giunta Pisapia
costituiscono con ogni evidenza l’antipasto di questa normalizzazione,
dalle primarie “di coalizione” che sono una faccenda tutta interna al
Pd, alla recente vicenda degli scali ferroviari, che smonta
definitivamente la retorica della partecipazione: una gestione dirigista
che non garantisce nemmenoil coinvolgimento del Consiglio Comunale e l’ordinario esercizio di democrazia.
Da sempre Milano è il laboratorio politico del Paese. Qui sono
cominciati molti processi di valenza generale, nel bene e nel male. Ed è
da Milano che si può partire per costruire una solida alternativa al
Partito Nazione. Per una città più moderna e più giusta.
La
partecipatissima assemblea di martedi 15 alla Camera del Lavoro di
Milano ha manifestato una forte domanda in questa direzione. Si tratta
di costruire risposte autenticamente partecipate, a cominciare da
un’attenta analisi -luci e ombre- degli ultimi 5 anni di giunta,
mettendo in rete realtà che non si parlano o hanno smesso di parlarsi e
superando la certezza di essere sufficienti a noi stessi.
Nuovi
legami solidificati da un programma di governo fatto di proposte e
soluzioni in grado di parlare a tutta la Milano possibile, con una
coalizione ampia e plurale, dalle forze di sinistra, ambientaliste,
laiche, libertarie e riformiste al civismo democratico e dei beni
comuni.
La politica già vivente delle moltissime associazioni, dei comitati,
delle buone pratiche nate spontaneamente dalle donne e dagli uomini che
vivono quotidianamente la città, deve aspirare a diventare programma di
governo alternativo a quello del partito Expo, versione milanese e
smart del partito Nazione.
Contro la logica illusoria dell’uomo
solo al comando o degli scioglimenti palingenetici, questo nuovo inizio
non può che assumere la forma del dialogo e della coalizione tra
soggetti che, pur nelle loro differenze, sappiano lavorare insieme per
favorire la costruzione di un processo unitario, offrendosi come
facilitatori e catalizzatori e non come titolari della proposta: la
sinistra è fuori di se!
E’ il tempo giusto per restituire vero
protagonismo politico a quel grande e composito movimento – dai
referendum sulla cosa pubblica, sull’acqua, sul nucleare e su
problematiche cittadine, al movimento delle donne, i militanti per i
diritti civili, le associazioni ambientaliste, le lotte del e per il
lavoro, per l’abitare, per gli spazi sociali, per una scuola davvero
buona, per i diritti di cittadinanza dei migranti- che con un vero e
proprio moto “di liberazione” nel 2011 diede avvio all’alternativa
milanese, e che non ha mai smesso di esistere nonostante la progressiva
disillusione, dal restringimento degli spazi di partecipazione
all’irruzione normalizzatrice del Pd renziano.
Quegli umori, quei
desideri, quelle aspirazioni politiche restano vive, e attendono di
prendere corpo in una proposta di governo davvero nuova, nclusiva e più giusta. Questo è quello di cui abbiamo bisogno, e questo quello che dobbiamo realizzare. Tutte e tutti insieme.
Pippo Civati
Paolo Ferrero
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