Amianto continua la strage di lavoratori. 4000 mila morti ogni anno, mille morti solo per mesotelioma.
di Michele Michelino
A 23 anni dalla messa al bando dell’amianto, con la legge 257 del 1992,
ci sono in Italia ancora 32 milioni di tonnellate di amianto e le
bonifiche sono tuttora da fare. Chi sperava che dopo l’approvazione
della legge, l’amianto sarebbe stato rimosso dalle nostre vite deve
ricredersi: la decontaminazione dalla fibra è fallita.
A oggi ci
sono oltre 400 norme regionali e nazionali sull’amianto, un labirinto
legislativo che fa comodo a molti che per i propri interessi speculano
sulla vita delle persone.
Istituzioni, padroni, governi, giocano scaricando le responsabilità su altri.
Il profitto viene prima di qualsiasi diritto alla salute e alla
sicurezza e si realizza sulla pelle dei lavoratori e cittadini.
L’amianto è un problema sociale, sanitario, medico, una bomba ecologica
non ancora disinnescata, che prima ha ucciso i lavoratori esposti alla
fibra killer e oggi avvelena la popolazione.
Nonostante la legge
257/1992 che metteva al bando l’amianto lo preveda, a tutt’oggi manca
una mappatura completa dei siti contaminati da amianto e da bonificare e
molto spesso le mappature sono datate o inattendibili. L’articolo 10
della legge 257/1992 stabilisce che le regioni in mancanza di adozione
dei Piani Regionali amianto, possono essere commissariate, ma nonostante
ciò diverse regioni non lo hanno ancora adottato e molte non lo hanno
ancora rinnovato (come Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna, ad
esempio).In Italia come sempre fatta la legge si trova subito l’inganno. La legge
ha bandito l’utilizzo del minerale killer ma non ha obbligato lo
smaltimento, e la polvere d’amianto continua a uccidere almeno 8
italiani al giorno e avvelenarne altre migliaia .
In Italia esistono
tuttora oltre 300 mila edifici, di cui almeno 3000, rappresentano un
grave rischio di contaminazione per tutta la popolazione, uomini, e
donne, bambini e anziani, e più di 2400 sono scuole italiane tuttora
contaminate dall’amianto e come ha riconosciuto la presidente della
Commissione di Inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato Camilla
Fabbri, “di questo passo ci vogliano 85 anni per smaltirlo e eliminarlo
dalle nostre vite”
Tutti conosciamo la storia di Casale Monferrato
grazie alle lotte condotte dagli ex lavoratori dell’Eternit e dai
cittadini, ma lo sviluppo industriale, il “progresso” di questo paese si
fonda sul sangue di decine di migliaia di proletari e i cittadini,
spesso dimenticati.
La stessa Unione Europea nel quadro strategico
per la sicurezza sul lavoro dal 2007 al 2011 afferma che anche se in
Europa si assiste a una diminuzione degli infortuni del 28%, i morti per
amianto sono in continuo aumento.
Il mesotelioma, il tipico tumore
maligno continua a colpire e uccidere senza pietà, in tutto il paese,
dal nord al sud, ma l’amianto provoca anche molti altri tumori maligni
di cui si parla poco nei mass-media.
Secondo recenti dichiarazioni del presidente di INAIL, Massimo De Felicei lavoratori vittime dell’asbesto decedute assicurate all’INAIL sono
state 17.428 e oltre 21mila i casi di mesotelioma tra il 1993 e il 2014.
I numeri ci dicono che l’amianto continua a uccidere oggi come nel
passato e purtroppo senza bonifiche dei siti industriali e del
territorio la lista dei morti e malati continuerà a crescere ancora per
molti anni. Tutti sono a rischio, nessuno è esente dal pericolo.
La Scala di Milano
Anche nel tempio della musica, il Teatro della Scala di Milano (dove
abbiamo manifestato in occasione della prima) l’amianto ha fatto delle
vittime, e per le morti sospette per amianto alla Scala sono indagati
quattro ex sindaci di Milano, Carlo Tognoli, Gian Paolo Pillitteri,
Giampiero Borghini e Marco Formentini. Indagato anche l'ex
sovrintendente Carlo Fontana indagati, con altre persone, per omicidio colposo e lesioni colpose per
sette decessi e altri casi di malattia dovuti all'amianto presente al
Teatro alla Scala.
In questo le denunce dei lavoratori e comitati sono servite.
La procura contesta agli indagati di non essersi adoperati per
rimuovere in passato l'amianto dai manufatti nei vari locali,
soprattutto tecnici, ma anche dal famoso lampadario all'interno del
teatro. Per l'accusa non sarebbe stato fatto il censimento dell'amianto
previsto dalla legge del 1992, e il minerale avrebbe provocando la morte
dei lavoratori. Tra le persone morte per esposizione alla sostanza
cancerogena dagli anni ‘70-80, ci sono un siparista, un macchinista, un
vigile del fuoco, un falegname, un addetto al trasporto delle scene e
anche una cantante lirica. Questo dramma è solo uno dei tanti.
Anni
di omertà e complicità da parte di tutte le istituzioni hanno finora
garantito l’impunità a padroni e manager colpevoli di aver mandato
consapevolmente a morte migliaia di lavoratori nelle fabbriche pur di
realizzare i massimi profitti. In questi anni molti processi sono stati
esempi d’ingiustizia per le vittime e i loro famigliari assolvendo i padroni
nel merito o per prescrizione. In ogni caso la mobilitazione dei
lavoratori e delle vittime organizzate in comitati è servita per portare
sul banco degli accusati i padroni e manager assassini di tanti operai.
Anche se la giustizia per le vittime dell’amianto non arriva quasi mai e
quando arriva è tardiva come dimostra il processo Eternit di Casale
Monferrato, le vittime, i comitati e le associazioni continuano a
lottare: oggi in Italia sono in corso più di 50 processi per amianto.
articolo pubblicato dalla rivista “nuova
unità”, gennaio 2016
Nessun commento:
Posta un commento