Nadia Rosa responsabile sez. PRC di Cinisello Balsamo (Mi) ed ex candidata sindaco alle scorse amministrative , ha preparato un bellissimo resoconto sui tanti punti oscuri che non vengono mai affrontati e che riguardano questo argomento.
Le bufale a noi piacciono solo accompagnate da dei pomodorini freschi, condite con un filo d’olio.
Quelle che accendono l’odio verso gli
ultimi, scatenano la guerra tra poveri e confondono le idee su chi sia
il vero responsabile della nostra legittima esasperazione, ci rimangono
irrimediabilmente sullo stomaco. Per questo abbiamo pensato di riunire
qui sotto le “inesattezze” piu’ comuni che, come un virus, si stanno
diffondendo nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre strade.
La crisi, si sa, logora i sentimenti e le
condizioni di vita di tutti noi, e affama di risposte immediate. Ma
attenzione a non perdere di vista il vero responsabile di questa sempre
piu’ precaria e difficile situazione , con la quale ognuno di noi è
quotidianamente costretto a fare i conti.
Il “nemico” è chi butta fumo negli occhi
in modo che, piano piano, i cittadini la smettano di pretendere servizi
che funzionano, un tetto sopra la testa, un lavoro dignitoso, asili e
scuole pubbliche decenti per i nostri bambini, ospedali pubblici
efficienti. Incazziamoci e lottiamo per questo.
1.Immigrato = clandestino: FALSO
Per molti concittadini la parola
immigrato si associa ancora unicamente a coloro che sbarcano nel
meridione, all’elemento oscuro e pericoloso chiamato “clandestino” ai
fatti di cronaca nera. Costa molto a politici e mezzi di informazione
considerare il fatto che ormai dopo trenta anni la presenza migrante in
Italia ha modificato strutturalmente la composizione sociale. Si tratta
di un mutamento interno e non indotto, si tratta di quasi 5 milioni di
persone che vivono, lavorano, soffrono e gioiscono, si sposano e si
riproducono, vanno nelle scuole e cominciano a costituire una base
fondamentale di quella che sarà la futura classe dirigente del Paese. Si
impongono a volte in classe a volte nello sport e a volte nei luoghi di
lavoro, sono fra i primi a sindacalizzarsi (solo la Cgil conta oltre
400 mila iscritti di origine straniera), pagano le tasse, diventano
sempre più spesso imprenditori o magari si ritrovano insieme alle
giovani coppie autoctone ma prive di reddito ad occupare immobili per
risolvere il problema abitativo. Insomma, va riaffermato, l’immaginario
delle barche e dei volti sofferenti è una parte anche marginale e non il
tutto di questa società cambiata, dietro cui non ci sono solo numeri ma
storie di vita terribilmente comparabili con quelle autoctone. La vita
quotidiana di gran parte di questi uomini e di queste donne, tanto
preziosi quando coprono nicchie economiche lasciate vuote, è scandita
dalla assurdità dei tempi di rinnovo dei permessi di soggiorni, (costo
dagli 80 ai 200 euro l’anno a persona) dalle difficoltà ad avere una
residenza, ad una burocratizzazione sistematica della permanenza in
Italia.
2.Gli immigrati sono troppi, costano e non ce li possiamo più permettere: FALSO
Secondo i dati Istat, il rapporto fra
spesa e introiti, derivanti da tasse, consumi e mobilità economica, fa
sì che in periodo di crisi la presenza migrante abbia garantito, per il
2013, un “saldo positivo” sulla bilancia dei pagamenti di circa 1 mld e
500 milioni di euro. Una cifra senza la quale il crollo del Pil nostrano
assumerebbe caratteristiche ancor più catastrofiche. L’invecchiamento
della popolazione italiana fa inoltre si che una parte consistente dei
trattamenti pensionistici erogati a cittadini autoctoni, sussistono
anche grazie alla presenza di lavoratori e lavoratrici migranti che
difficilmente riusciranno ad andare in pensione recuperando i contributi
versati. Con molti Paesi non esiste infatti accordo di reversibilità o
di esportabilità della pensione né di cumulo con quella che si
maturerebbe nel proprio paese di origine. Insomma trattasi di contributi
regalati agli italiani.
3.Ai “clandestini” vengono
erogati dai 900 ai 1200 euro al mese, sottratti al bilancio dello Stato,
per non fare nulla in un eterno assistenzialismo: FALSO
Qui si tratta di una sommatoria di bugie:
a) nei centri di accoglienza non vanno
“clandestini” ma richiedenti asilo che attendono l’esito di una risposta
da parte delle commissioni preposte. L’80% e più delle persone che
sbarcano arrivano da Paesi in cui si sta combattendo quella che anche il
Vaticano ha definito Terza Guerra Mondiale, dalla Siria all’Eritrea,
dall’Iraq alla Somalia.
b) i 35 euro di costo cadauno giornaliero
per ogni persona accolta vengono erogati agli enti gestori di ogni
singolo centro che debbono provvedere al nutrimento, all’accoglienza,
all’assistenza sanitaria e legale, agli interventi di mediazione
culturale. Alle persone accolte nei centri arrivano, non sempre 2,50
euro al giorno, per le spese di necessità. In molti centri questo
cosiddetto pocket money è distribuito in modo da poterne usufruire solo
all’interno dei centri stessi. Che ci sia un vasto sistema di
speculazioni in questa modalità di gestione emergenziale di un fenomeno
oramai strutturale, è cosa certa. Che ne beneficino i profughi, spesso
costretti in condizioni inaccettabili per qualsiasi essere umano è
totalmente menzognero, tanto è che non appena possibile, chi è così
caldamente accudito in simili strutture, spesso provvisorie, sovente in
disfacimento, con personale non formato per tali compiti, fugge di gran
lena verso gli altri Paesi europei.
c) gran parte dei fondi impegnati per
tale accoglienza provengono dalla tanto vituperata Comunità Europea. E
lì c’è un altro dato interessante: l’Italia risulta essere il primo
Paese per somme elargite dalla Comunità (470 milioni nel 2013) e
l’ottavo per il numero di persone accolte effettivamente. Qualcosa non
funziona tanto che sono giunte puntualmente minacce per ridurre le
risorse che giungono all’Italia evidentemente mal utilizzate. d) A chi
poi afferma che le operazioni di soccorso in mare sono servite ad
aumentare il numero di profughi in Italia andrebbe fatto presente che
tali misure, come Mare Nostrum, peraltro insufficienti rispetto
all’urgenza di alcune popolazioni, hanno esclusivamente diminuito il
numero dei morti in mare. Chi fugge da alcuni contesti, in una fase come
quella che è in atto, non parte perché certo di arrivare ma solo perché
coltiva la remota speranza di farcela, con ogni mezzo.
4.Le persone “irregolarmente presenti” sono cresciute dell’800% : FALSO
Sarebbe facile fermarsi al fatto che la
legge ancora in vigore in materia è nota come Bossi-Fini, non proprio
fautori della libera circolazione ma la realtà è ancora totalmente
rimossa. Intanto specifichiamo che, dei circa 135 mila profughi giunti
in Italia, solo il 30% è rimasto nel Bel Paese, che evidentemente così
gradevole non risulta. Gran parte dei cosiddetti “clandestini” presenti
in massa sono o le persone che hanno chiesto asilo ma che attendono
ancora i tempi dell’esame della loro domanda, quelli che non vogliono
fare simile richiesta in questo Paese avaro, o le persone che, avendo
perso il lavoro, stanno perdendo anche il diritto a restare in Italia.
5.Le nostre città sono meno sicure a causa della presenza di migranti: FALSO
Senza far finta di non vedere le
criticità che ci sono soprattutto in alcuni quartieri popolari dove
l’assenza di prospettiva favorisce anche circuiti criminali, autoctoni e
stranieri, guai a provare a verificare dimensioni e cause della
questione. Se mediaticamente trovano sempre più spazio i reati commessi
presumibilmente da cittadini stranieri è altrettanto vero che è
necessario che tali situazioni vengano affrontate per quelle che sono,
questioni sociali in cui, accanto al reato da perseguire (il reato è
commesso da una persona non da una comunità) si tratta di garantire ai
territori maggior intervento delle amministrazioni, servizi, risorse di
cui debbono essere beneficiari autoctoni e non. Se alcune sacche di
microcriminalità crescono all’interno delle comunità straniere va svolto
un intervento che non può tradursi nella caccia indiscriminata allo
straniero. Diritti e servizi sarebbero un investimento che invece le
politiche liberiste sottraggono alle fasce più vulnerabili,
indipendentemente dalla nazionalità.
6.I migranti che arrivano in Italia sono terroristi islamici: FALSO
A parte il “futile” particolare che la
maggior parte delle persone che giungono in Italia professa la religione
cattolica bisogna fare un altro salto di riflessione. Andrebbe
quantomeno specificato che chi fugge dai Paesi in cui si vagheggia il
califfato è di solito preso fra gli attacchi integralisti, quelli dei
regimi finora imperanti e i bombardamenti umanitari occidentali. Altro
che terroristi infiltrati. Più complesso è il tema di coloro che, nati e
cresciuti in Occidente si sentono chiamati ad una Guerra Santa. Finora
hanno agito recandosi a combattere nei Paesi di origine o in quelli in
cui è più forte il conflitto. Per impedire che avvengano tragedie come
quelle intercorse dal 2001 al 2005 forse sarebbe molto più efficace
garantire la libertà di culto (non strepitare alla minaccia di apertura
di una moschea), supportare i tanti e le tante che si stanno ribellando
dall’interno del mondo musulmano (la maggioranza) e che rifiutano ogni
ipotesi di religione intesa come guerra.
7.C’è concorrenzialità sul piano occupazionale con i lavoratori e le lavoratrici stranieri: VERO MA…
C’è un mercato del lavoro al ribasso di
cui sono responsabili tutte le innumerevoli riforme a cui questo è stato
sottoposto negli anni, al precariato galoppante (altro che
flessibilità) alle mille forme di deroga al contratto nazionale. Ma, se
invece di colpire chi è costretto a lavorare con minori tutele e salari
più bassi, pena il rischio di divenire irregolari (clandestini) si
andasse a colpire chi lucra illegalmente su tale condizione, forse le
cose cambierebbero. Così come cambierebbero, in meglio e anche per gli
autoctoni, le modalità di vita e di lavoro di chi è costretto nel
sommerso. Ma, nonostante leggi formulate e mai applicate integralmente,
chi è al nero si deve ancora nascondere. In caso di controlli da parte
degli insufficienti ispettorati del lavoro, a rischiare è il lavoratore o
la lavoratrice. Il padrone (è improprio parlare di datore di lavoro) è
colpito solo in caso di “grave sfruttamento” o “riduzione in schiavitù”,
quanto è grave lo sfruttamento e quanto è reale la schiavitù lo
stabilirà un giorno un giudice, nel frattempo espulsioni per chi è stato
sfruttato e non è in regola, nessun problema per chi commette simili
odiosi reati.Chi arriva in questo periodo, soprattutto sulle coste italiane, in fuga
dalla guerra, è portatore di malattie letali e di pandemie vere e
proprie come l’ebola ma anche di più diffuse patologie
trasmissibili.FALSOOgni persona che arriva è da sempre sottoposta ad
attenta visita medica. Ad affermarlo è l’Organizzazione Mondiale per la
Sanità a praticarlo sono organizzazioni umanitarie internazionali come
Croce Rossa, Medici Senza Frontiere ed altre presenti nei luoghi di
sbarco col proprio personale. Scarsi finora i rilevamenti di malattie
veicolabili come la Tbc, più facili le infezioni cutanee, facilmente
curabili e che difficilmente si trasmettono fuori dai centri di
accoglienza. Inesistente la minaccia ebola. Finora le uniche persone
giunte nel mondo occidentale che hanno contratto tale morbo erano
operatori sanitari giunti per via aerea e per essere curati. Chi ha
contratto tale virus, rapidissimo nei tempi di incubazione, non ha
neanche il tempo e l’energia per mettersi in viaggio in percorsi che
durano mesi e mesi. Si aggiunga che nei 3 Paesi dell’Africa Occidentale
in cui si sta sviluppando l’epidemia le frontiere sono chiuse e non è
possibile salire su un aeroplano, anche se in possesso del visto, se
prima non si sono effettuati esami che dimostrino l’assenza di
patologie. Anche in assenza di malattia conclamata, una semplice
alterazione della temperatura porta a impedire la partenza. Quindi meno
paure da diffondere e più investimenti per curare laddove pur non
esistendo un vaccino certamente efficace è possibile guarire se si
interviene tempestivamente. Msf che opera in questi paesi è riuscita,
con il proprio intervento a far crollare la percentuale dei decessi
dall’80% al 50% e si conta di poter migliorare ancora i risultati.
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